Terremoto Centro Italia, le vittime salgono a 291.

Terremoto Centro Italia, le vittime salgono a 291. Mattarella: “Non vi abbandoneremo”. Il vescovo: “Signore, che si fa?” – Cronaca ora per ora e foto

Iniziate alle 11:30 le esequie di 35 dei 49 marchigiani morti. Il prelato: “Stare insieme è la scialuppa di salvataggio nel mare in tempesta”. Nel giorno di lutto nazionale il capo dello Stato ha visitato Amatrice, dove si contano 224 morti, e Accumoli. Alla piccola Giorgia, salvata dopo 16 ore tra le macerie, ha regalato una bambola. Il sindaco Pirozzi: “Lei potrebbe essere ricordato come il presidente della ricostruzione a tempo di record”

“E adesso, Signore, che si fa?”. Così il vescovo di Ascoli, Giovanni D’Ercole, durante i funerali di Statodi 35 delle 49 vittime marchigiane del terremoto del 24 agosto che si sono tenuti nella palestra del capoluogo. Ma durante l’omelia ci sono state anche parole di speranza: “Sotto le macerie c’è qualcosa che ci dice che le nostre campane torneranno a suonare”. Poi il prelato ha invitato a “stare insieme”, perché “siamo una sola famiglia” e è questa la “scialuppa di salvataggio nel mare in tempesta”. Alle esequie ha partecipato il capo dello Stato Sergio Mattarella, che in mattinata ha visitato Amatrice e Accumoli, e agli sfollati ha assicurato:”Non vi lasceremo soli. Non vi preoccupate, faremo tutto il possibile per starvi vicino”. Il presidente della Repubblica ha anche visitato i feriti del terremoto nell’ospedale Mazzoni,  regalando una bambola alla piccola Giorgia, la bambina estratta viva dalle macerie dopo 16 ore, che oggi fa il compleanno.

Presenti ai funerali anche il premier Matteo Renzi con la moglie Agnese, visibilmente commossa, i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, e il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio. I funerali religiosi delle vittime di Amatrice e Accumoli si svolgeranno martedì alle 18. A Roma e Pomezia si sono già tenuti alcuni riti privati.

Nel giorno del lutto nazionale, il bilancio provvisorio dei morti è intanto salito a 291. Nella notte sono stati estratti tre nuovi corpi dalle macerie dell’hotel Roma di Amatrice. Per ora risultano essere 230, in tutto, le persone rimaste uccise nel paese del Reatino. Restano 11 le vittime ad Accumuli e 49 ad Arquata. Sono poi 388 i feriti ricoverati in ospedale. Nelle zone colpite continua lo sciame sismico: dalla mezzanotte le nuove scosse sono state 92, che portano il totale a 1.332. La più forte, di magnitudo 4.0, è stata registrata in provincia di Ascoli Piceno, non lontano da Arquata del Tronto, alle 4:50. La Protezione civile ha dichiarato comunque finita la fase di prima emergenza. Ora inizia l’attività direcupero dei beni della popolazione sfollata e nelle prossime settimane verrà preparato il dossier per chiedere l’accesso al Fondo di solidarietà dell’Unione Europea.Il presidente della Repubblica è arrivato prima delle 9 in elicottero ad Amatrice dove ha visitato la zona rossa, fermandosi davanti alla chiesta di Sant’Agostino insieme al sindaco Sergio Pirozzi e al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Il capo dello Stato è andato poi per Accumoli, prima di recarsi ad Ascoli Piceno per i funerali. E’ passato anche davanti alla scuola crollata nonostante fosse stata ristrutturata solo nel 2012, in teoria con criteri antisismici, e ha stretto la mano ad alcuni soccorritori della Croce Rossa complimentandosi con loro per l’instancabile lavoro di questi giorni. Mattarella ha poi proseguito verso il Centro Operativo di coordinamento della Protezione civile.

Renzi, invece, ha visitato la palestra comunale di Ascoli Piceno, mentre dalla folla assiepata all’esterno della palestra si è levata una voce: “Presidente ci hai portato qualche bonus?”. Poi un breve coro di “Buu” che si è interrotto non appena l’auto del Premier ha lasciato il luogo delle esequie.

Angelo Vassallo, Pollica (e l’Italia) ricordano il ‘sindaco pescatore’

Angelo Vassallo, Pollica (e l’Italia) ricordano il ‘sindaco pescatore’

Angelo Vassallo, Pollica (e l’Italia) ricordano il ‘sindaco pescatore’

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Il prossimo 5 settembre saranno trascorsi sei anni dall’omicidio diAngelo Vassallo il “sindaco pescatore”. Sei anni ancora senza colpevoli e/o mandanti. Se si trattasse di un omicidio con altre motivazioni, per ragioni private, come pure alcune voci malignamente in paese sussurrano, sempre più flebilmente, sarebbe già stato trovato. L’avrebbero fatto scoprire coloro (non mancano) che hanno fastidio per i riflettori sempre accesi sul Cilento, dove vorrebbero costruire un’economia ad uso e consumodell’economia mafiosa con molti colletti bianchi, affari a gogò, l’impasto in cui tra traffici illeciti e abusivismo edilizio si “lavano” grandi somme di denaro.

Il Cilento di Angelo è invece un’altra cosa, un luogo in cui la tutela dell’ambiente ha creato uno spicchio di economia diversa da tutto il resto della regione e perfino del meridione. Turismo all’insegna della qualità (tanti vip e professionisti hanno la casa qui in mezzo alle colline), aria buona, mare pulito, dieta mediterranea nell’accezione più semplice e autentica. Vassallo aveva lavorato tutta la vita per realizzare questo sogno: riuscì, poche settimane prima di essere ucciso, a far ottenere alla sua Pollica, il riconoscimento dall’Unesco, di luogo patrimonio dell’umanità per la dieta mediterranea. Un fatto enorme, inaudito per la Campania, terra dei fuochi! Forse in questa contraddizione si sarebbe dovuto indagare di più, ma non è ancora troppo tardi, gli omicidi non si prescrivono.

In questi anni il nome di Angelo Vassallo ha però fatto molta strada, non è finito nel dimenticatoio come pure poteva accadere per l’inconcludenza delle indagini e per una predisposizione alla passività del popolo cilentano, poco propenso a convivere con situazioni eclatanti. Diciamo che la figura di Angelo sembra perfinosproporzionata per un luogo tanto piccolo, dove tutti più o meno si conoscono e dove il tempo è talmente lento che sembra scorrere all’indietro, Vassallo grande sindaco, ma figura ingombranteanche oggi che non c’è più. All’insegna del “guardare avanti” c’è chi pensa che è meglio a questo punto metterci una pietra sopra e lasciare la figura del “sindaco pescatore” all’oblio dei ricordimalinconicamente lontani.

Invece in tutt’ Italia la storia e la vita di Angelo hanno continuato in questi anni a suscitare emozione e indignazione: anche per l’opera meritoria della Fondazione omonima, costituita dai due fratelli Dario e Massimo, che ha promosso manifestazioni, idee concorso, eventi teatrali in tutta Italia, coinvolgendo istituzioni, tanti comuni, associazioni, cittadini e soprattutto giovani. Non si contano le piazze, i giardini, dedicati ad Angelo Vassallo, senza considerare che tutta questa notorietà porta anche notevoli flussi diturismo eticamente sensibile in Cilento, per conoscere i luoghi di Angelo.

Un anno dopo il delitto, si celebrò il gemellaggio tra i comuni di Pollica e di Bologna che ha prodotto numerose iniziative, suscitando partecipazione attiva di molteplici associazioni e numerosi cittadini. Ogni anno nell’anniversario dell’omicidio, si tiene a Pollica un evento in ricordo di Angelo, promosso e organizzato da bolognesi e cilentani insieme. Così l’anno scorso un gruppo di giovani studenti della provincia di Bologna aderenti all’associazione Libera di Don Ciotti: Pietro, Valeria, Deborah, Christian, Chiara, Giulia, Lorenzo, Martina, Cristina e Lucia, guidati dall’insegnante Maria Cristina Marchesini, hanno realizzato una performance, recitando in piazza diversi brani letterari ed eseguendo brani musicali, riferibili ai temi della libertà, della democrazia e del rispetto dell’ambiente, ispirandosi alla figura e all’opera di Vassallo che avevano studiato e approfondito.

Quest’anno alcuni di loro torneranno portando con sé altri amici perché ricordare non è solo memoria, ma è richiamare nel cuore chi ci ha insegnato uno stile di vita che supera ogni confine. L’esperienza vissuta li ha ancor più motivati, proponendo un nuovo evento intitolato appunto “Vivi, Pollica! Per ricordare Angelo Vassallo” con ulteriori argomenti e idee, per sottolineare che il loro impegno a ricordare il sindaco pescatore non lo hanno dismesso. E’ una cosa molto bella, dal punto di vista civico e umano che dei ragazzi, lontani centinaia di chilometri dal Cilento, sentano il bisogno di restare in contatto, di essere presenti, di non mancare un appuntamento con la memoria che considerano importante. Anche così si costruisce un Paese diverso contro l’ignominia di chi vorrebbe che le cose buone vengano lasciate nel cestino della storia.

Terremoto: basta con l’edilizia fai da te, coi muratori della domenica e gli speculatori senza scrupoli

Terremoto: basta con l’edilizia fai da te, coi muratori della domenica e gli speculatori senza scrupoli

Le comunità colpite dal sisma hanno diritto a risorgere. Rimborsi fiscali e contributi diretti per chi vuole riedificare con criteri veramente antisismci

Gli effetti del sisma ad Amatrice (Ansa)
Gli effetti del sisma ad Amatrice (Ansa)
di Stefano Cazora

Nei casi di immani tragedie come il sisma che ha colpito alcuni piccoli centri del Lazio e delle Marche ci si chiede sempre se la ricostruzione debba avvenire nello stessa area che rimane ad altissimo rischio sismico o se invece si potrebbe pensare di favorire il trasferimento dell’intera comunità in altre zone meno pericolose. Oltretutto in questo caso non si tratta di aree fortemente popolate, né di centri produttivi nevralgici. In questo come in tutti gli eventi precedenti la scelta è stata sempre quella di ricostruire nella stesso luogo, anche se cronache storiche riportano ad esempio che a seguito del terremoto gemello avvenuto ad Amatrice nel 1639 molti abitanti fuggirono verso Roma e Ascoli. E non potrebbe essere diversamente perché, una casa non è solo un manufatto edile e un paese non è solo un insieme di case. Come la casa è innanzitutto il luogo della famiglia e degli affetti, così il paese lo è della comunità. Non è possibile replicare il senso della dimora e del luogo attraverso una traslazione urbanistica.

Il senso del luogo

Un vasto dedalo di campi coltivati, siepi, boschi e colline ricoperte di vite e ulivo. Così si presenta la maggior parte del territorio italiano. In particolare l’Appennino che fa da cerniera al nostro Stivale. Il paesaggio che vediamo è in gran parte artificiale, modellato dall’uomo che l’ha reso così straordinario. Basti pensare alle crete senesi o ai terrazzamenti liguri. Noi non abbiamo la wilderness che ancora connota gli Stati Uniti o la Patagonia, ma un mosaico articolato e ricco di biodiversità naturale e di scorci irripetibili. E’ il paese dai mille campanili e dell’agrobiodiversità. Se in Italia si discute ancora sull’opportunità di collocare una nuova opera nel territorio non è solo per litigiosità, ma anche per quell’attenzione al bello che, dal Medioevo a oggi, passando per il Rinascimento, è un nostro tratto distintivo. Ed è motivo di orgoglio.

La scelta

I sacerdoti greci e gli auguri romani come i druidi celti erano determinanti nella scelta del luogo di edificazione di una città o villaggio, cosa sacra perché sacro era considerato l’abitare. Con la fondazione rituale infatti l’energia propria di un determinato luogo era chiamata a collaborare con gli abitanti di quell’insediamento. Un incontro tra forze naturali, energie umane e spirituali. Addirittura si pensava che l’esercizio del pensiero non fosse indipendente dallo spazio in cui si abitava e che determinasse gli atteggiamenti stessi dell’essere umano.

Il senso della dimora

L’oikos greco, quel senso della manifestazione dell’essere nella dimora, poneva il senso del limite comunitario del vivere associato in simbiosi con le risorse naturali del luogo. Abitare voleva dire permettere all’anima dei luoghi di manifestarsi in chi risiedeva in un determinato posto. Ma l’equilibrio fra natura e cultura si rompe quando si altera il rapporto fra artificiale e naturale. A guardia e garanzia di questa alchemica relazione ultradimensionale era messo il Genius Loci. È così che ogni luogo si guadagna un’anima attraverso un lento processo si accumulazione di affetti che viene operata dalle diverse generazioni di uomini che li hanno abitati.

Le colpe di speculatori senza scrupoli

Ma quale divinità o spirito potrà mai abitare i crescenti insediamenti abusivi, dequalificati, instabili o abbandonati all’incuria del tempo che connotano il nostro paesaggio e in alcuni casi lo sfregiano irrimediabilmente con aberranti agglomerati che crescono rapidi spesso all’ombra di antichi borghi dalla storia millenaria? Auguri e sciamani sono stati sostituiti da speculatori senza scrupoli che non vogliono la composizione fra essere e divenire, fra cultura e natura ma, cercando esclusivamente il profitto ad ogni costo, accrescono invece questo dualismo. A rimetterci sono sempre i nuovi abitanti di luoghi desacralizzati, posti anche alla mercé delle forze di una natura che sarebbe oggi più controllabile di un tempo e di un diffuso disagio comunitario che non colpisce solo le grandi città.

La proposta

Perché non cominciamo a dare forti sgravi e rimborsi fiscali a chi costruisce in bioedilizia antisismica e ad alta efficienza energetica? Dovremmo favorire le demolizioni e riedificazioni virtuose. Oggi e’ tecnicamente fattibile rispettando anche la tradizione architettonica dei luoghi. Basta con l’edilizia fai da te, con i muratori della domenica che lo fanno come secondo o terzo mestiere. Perché non pensare a rimborsi fiscali fino al 50% ed oltre ed anche Iva zero nei centri storici ad alto rischio sismico per chi vuole demolire e ricostruire con questi sistemi e a contributi diretti per chi non dispone di redditi adeguati? Qualcosa come già accade per chi ristruttura una casa. I terremoti che hanno colpito nei tempi recenti l’Italia non sarebbero così rovinosi se l’onda sismica trovasse sul suo cammino case di questo tipo. Così si costruisce già, soprattutto per alta l’efficienza termica, in molte parti del Nord che non presentano particolari rischi sismici.

Ripensare i progetti

In aree così rischiose non si può lasciare la progettazione e realizzazione di immobili in mano a tecnici ed imprese edili poco specializzati nelle costruzioni antisismiche. Non sempre i costosissimi adeguamenti statici, se fatti bene, sono garanzia di tenuta. I cosiddetti prefabbricati, che in alcuni casi hanno costi superiori ad una casa tradizionale, sono studiati per resistere anche a terremoti di forte intensità non sono una soluzione di serie B. Si tratta di componenti realizzati in serie e adattati alle esigenze del caso che vengono progettati, realizzati ed assemblati da personale altamente specializzato. Gioverebbe ai privati, sarebbe un risparmio per lo Stato che non dovrebbe pensare a gestire tragiche emergenze, infinite e costose ricostruzioni quasi sempre eternamente incompiute e soprattutto non piangeremmo tanti morti, feriti e sfollati.

E’ morto Gene Wilder, addio al Dottor Frankeinstein: aveva 83 anni

E’ morto Gene Wilder, addio al Dottor Frankeinstein: aveva 83 anni

L’attore e sceneggiatore americano, uno dei più amati di tutti i tempi, è morto nella sua casa di Stamford, in Connecticut

Redazione Tiscali

Il mondo del cinema piange Gene Wilder. L’attore e sceneggiatore americano, uno dei più amati di tutti i tempi, è morto all’età di 83 anni nella sua casa di Stamford, in Connecticut. A dare il triste annuncio è stato il nipote, Jordan Walker-Pearlman, che ha fatto sapere che Wilder è morto a causa di alcune complicanze dovute all’Alzheimer, di cui era malato dal 1989.

Nominato due volte al premio Oscar

L’attore comico, nominato due volte al premio Oscar, era noto in tutto il mondo per aver interpretato gli iconici ruoli del Dottor Frankeinstein in “Frankenstein Junior” e di Willy Wonka nel film del 1971 “Willy Wonka e la frabbrica di cioccolato”. Jerome Silberman – questo il suo vero nome – nasce l’11 giugno 1933 a Milwaukee, in Wisconsin, da una famiglia di ebrei russi immigrati. Terminati gli studi universitari negli Stati Uniti, Wilder decide di trasferirsi in Inghilterra, dove frequenta la Bristol Old Vic Theatre School, avvicinandosi per la prima volta al mondo dello spettacolo.

ll soggiorno nel Regno Unito

Durante il soggiorno nel Regno Unito, frequenta anche una scuola di scherma, disciplina che gli tornerà utile al rientro in patria dove, per mantenersi, terrà proprio lezioni di scherma. Poi inizia a recitare nei teatri off-Broadway, entrando inoltre a far parte dell’Actor’s Studio. L’esordio sul grande schermo arriva nel 1967, con il film “Gangster Story” di Arthur Penn. La svolta per la sua carriera però coincide con l’inizio del sodalizio – che diverrà poi storico – con il geniale Mel Brooks. Prima arriva la candidatura all’Academy Awards come Miglior attore non protagonista per il ruolo di Leo Bloom in “Per favore, non toccate la vecchietta”, poi il successo con la parodia “Frankenstein Junior” (1974), dove veste i panni del Dottor Frederick Frankenstein.

Il successo di Frankenstein Junior

La pellicola si aggiudica il premio Oscar per la Miglior sceneggiatura, che lo stesso Wilder stila a quattro mani con Brooks. Fra i suoi più grandi successi ci sono anche “La signora in rosso”, con Kelly LeBrock, “Non guardarmi: non ti sento” (1989) e “Non dirmelo&hellip non ci credo” (1991). Il 20 maggio 1989 una tragedia segna la vita di Wilder: la sua terza moglie, Gilda Radner, muore di tumore. L’attore fonda così il Gilda’s Club, per aiutare la ricerca contro il cancro. Un decennio dopo, lo stesso Wilmer è costretto a ritirarsi dalle scene a causa di un linfoma che lo costringe a sottoporsi a frequenti sedute di chemioterapia. Poi il lento declino dell’Alzheimer.

Vatileaks: la sentenza diventa esecutiva, arrestato Monsignor Vallejo Balda

Vatileaks: la sentenza diventa esecutiva, arrestato Monsignor Vallejo Balda

Il prelato spagnolo ora detenuto in cella Gendarmeria vaticana

 
Gli autori di “Via Crucis” e “Avarizia”insieme agli altri imputati: monsignor Lucio Vallejo Balda, Francesca Immacolata Chaouqui, Nicola Maio
Redazione Tiscali

La sentenza pronunciata il 7 luglio scorso dal Tribunale vaticano al termine del processo ‘Vatileaks 2’ per la fuga delle carte segrete della Santa Sede è diventata esecutiva. Lunedì scorso, 22 agosto, trascorsi i 45 giorni previsti perché la condanna passasse in giudicato, l’imputato spagnolo monsignor Lucio Vallejo Balda, condannato nel processo a 18 mesi di reclusione, è stato quindi arrestato, ed è ora detenuto in Vaticano nella cella della caserma della Gendarmeria. Lo ha riferito la Sala stampa vaticana, interpellata sull’argomento.

Monsignor Vallejo Balda condannato a 18 mesi

Il 7 luglio scorso, al termine di un processo durato 21 udienze nell’arco di sette mesi e mezzo, il Tribunale vaticano aveva condannato, rispettivamente a diciotto e dieci mesi di reclusione – i due presunti “corvi”, mons. Lucio Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui, entrambi ex componenti della Commissione Cosea sulle finanze vaticane. Per la Chaouqui, anch’essa arrestata il 31 ottobre scorso e subito liberata, che durante il processo è diventata mamma, partecipando poi alle ultime udienze portandosi dietro il figlio neonato, la pena è stata sospesa per cinque anni. Assolto con formula piena, invece, il loro ex collaboratore nella Cosea Nicola Maio.

Assolti Nuzzi e Fittipaldi

Prosciolti infine per “difetto di giurisdizione” del Tribunale d’Oltretevere – dichiaratosi non competente a giudicare fatti avvenuti fuori dal territorio vaticano – i due giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, autori dei bestseller ‘Via Crucis’ e ‘Avarizia’, che secondo le accuse avrebbero avuto i documenti riservati.

In cella Monsignor Vallejo

Nessuno degli imputati ha proposto appello contro la sentenza. Così ha fatto anche l’Ufficio del promotore di giustizia. Trascorsi 45 giorni, quindi, la sentenza è passata in giudicato, diventando esecutiva. Mons. Vallejo, già segretario della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, arrestato il primo novembre dello scorso anno nell’ambito dell’inchiesta e negli ultimi tempi in stato di semilibertà in Vaticano, è stato allora nuovamente arrestato ai fini della pena residua ancora da scontare. Le motivazioni della sentenza saranno depositate più avanti.

La sentenza

Il processo – il secondo in Vaticano per la diffusione di documenti riservati, dopo quello che coinvolse il maggiordomo papale Paolo Gabriele, ma il primo in assoluto che vedeva come imputati dei cronisti – ha avuto un’eco mondiale, anche per il rischio che nello Stato del Papa si attaccasse in qualche modo il diritto-dovere dell’informazione. Il Tribunale presieduto da Giuseppe Dalla Torre, nella sua sentenza pronunciata “in nome di Sua Santità papa Francesco”, ha rilevato però espressamente “la sussistenza, radicata e garantita dal diritto divino, della libertà di manifestazione del pensiero e della libertà di stampa nell’ordinamento giuridico vaticano”.

In parte la pena è  già scontata

In carcere in Vaticano, a pagare per la diffusione dei documenti sulle attività finanziarie d’Oltretevere, finiti sulla stampa e nei libri, resta ora il prelato spagnolo 55/enne, arrivato in Vaticano nel 2011 con aspettative di rapida carriera. In parte la sua pena è comunque già scontata. Nei mesi del processo, per mons. Vallejo si era parlato di un possibile trasferimento nel convento spagnolo di Montserrat.

‘Ndrangheta, 14 arresti a Cosenza

‘Ndrangheta, 14 arresti a Cosenza: “30mila euro per usura da conto del calciatore Modesto”

‘Ndrangheta, 14 arresti a Cosenza: “30mila euro per usura da conto del calciatore Modesto”

Mafie
Quattordici persone in carcere con le accuse di estorsione e di aver prestato soldi a strozzo. Un collaboratore di giustizia ha consegnato alla procura guidata da Gratteri il libro mastro dei prestiti e raccontato il presunto ruolo del giocatore ex Palermo e Parma, ora svincolato, che lo scorso anno ha contribuito alla promozione del Crotone in serie A

Più informazioni su: ‘ndranghetaCosenzaSerie AUsura
Dal conto corrente del calciatore Francesco Modesto era partito il bonifico con il quale la ‘ndrangheta di Cosenza ha finanziato un imprenditore finito sotto usura. Il nome del giocatore di serie A e B (ex Palermo, Reggina, Genoa, Bologna, Parma e Crotone) è stato fatto ai magistrati della Direzione distrettuale di Catanzarodal pentito Roberto Violetta Calabrese che ai pm ha consegnato il “libro mastro” dove la cosca Lanzino-Cicero annotava tutti i prestiti a usura e le estorsioni. Nel blitz scattato all’alba i carabinieri del Ros hanno arrestato non solo il calciatore professionista, oggi svincolato, ma altre 13 persone ritenute emanazione delle famiglie mafiose di Cosenza, i Lanzino-Cicero e i Rango-Zingari. Tra questi anche il suocero di Modesto, Luisiano Castiglia, detto “Mimmo”.

Secondo gli inquirenti, gli indagati applicavano tassi usurai del 30% mensile a prestiti che effettuavano con i capitali della ‘ndrangheta, ma anche del calciatore Modesto. Nel raccontare, infatti, un episodio risalente al 2007-2008 e relativo a un prestito di 30mila euro concesso a un imprenditore, il pentito Violetta Calabrese ha dichiarato: “La somma indicata venne prelevata da un conto corrente acceso presso la banca popolare di Bari, filiale di Rende, intestato a Francesco Modesto, genero di Mimmo Castiglia. Tale prestito venne elargito con interessi del 10% e la durata fu di 13 mesi. La somma mi fu consegnata da Luca Castiglia, figlio di Mimmo e quindi cognato di Modesto, il quale aveva una procura per operare sui conti dello stesso Modesto”. I carabinieri del Ros, coordinati dal procuratore Nicola Gratteri e dal sostitutoPierpaolo Bruni, hanno riscontrato che il 12 novembre 2007 dal conto del calciatore venne effettivamente disposto un prelievo in contanti di 30mila euro.

Nonostante il suocero abbia tentato di non far mai comparire il nome di Modesto, il pentito Violetta Calabrese, all’epoca usuraio della cosca, appuntava tutto in un “libro mastro”. A fianco ai soldi prestati a strozzo, il collaboratore scriveva chi erano i finanziatori. Ecco, quindi, che la sigla del calciatore, “Mod” compare in molti finanziamenti usurari riconducibili al suocero Mimmo Castiglia e al cognato.

“Quando ho annotato gli apporti di capitale di Francesco Modesto, – dice Violetta Calabrese – Mimmo Castiglia si è fortemente adirato in quando non voleva che si sapesse che il genero guadagnava con le usure. Proprio in ragione delle annotazioni concernenti Francesco Modesto ho iniziato ad avere forti problemi con Mimmo Castiglia che pretendeva gli dessi questa computeristica per cancellare ogni traccia degli apporti di capitale provenienti dal genero. Sono certo che Francesco Modesto era consapevole che il denaro consegnato al suocero veniva impiegato in attività criminali e comunque usurarie. In un’occasione ho personalmente assistito alla richiesta di denaro a tasso usurario che Santino Falbo ha fatto a me e a Mimmo Castiglia in presenza di Francesco Modesto”.

Con questa inchiesta, i carabinieri del Ros hanno fatto luce anche su un tentato omicidio ai danni del fratello e del padre del pentito che gestiscono un’attività commerciale a Lamezia. Roberto Violetta Calabrese aveva iniziato da tre giorni a collaborare con i magistrati della Dda di Catanzaro. La ‘ndrangheta lo aveva saputo e dopo un avvertimento andato a vuoto, un sicario (oggi arrestato) ha sparato alcuni colpi di pistola ad altezza d’uomo sfiorando la testa di Sandro Violetta Calabrese.

Quanto costano i terremoti?

Quanto costano i terremoti? In 44 anni spesi 122 miliardi. E spunta l’ipotesi della polizza obbligatoria sugli immobili

Il sisma più costoso è quello dell’Irpinia, con costi spalmati dal 1980 fino al 2023. Il dibattito si allarga alle assicurazioni, ma il nodo è la prevenzione

Quanto costano i terremoti? In 44 anni spesi 122 miliardi. E spunta l'ipotesi della polizza obbligatoria sugli immobili

Quanto costano i terremoti all’Italia? Non poco a ben vedere. Gli eventi sismici nella Penisola che avvengono in media ogni cinque anni portando con sé devastazione e morte, sommano costi umani, sociali e materiali da cifre a nove zeri. E lo Stato, con la crescita perenne dle suo deficit, se li deve accollare interamente. Le ricostruzioni costano in media tre milardi di euro all’anno, dal Belice del 1968 fino a quello dell’Emilia di cinque anni fa. Dal terremoto in Sicilia fino all’evento sismico dell’Emilia del 2012, i miliardi spesi sono 122 in 44 anni. Cifre imponenti che rappresentano una voce tristemente fissa nei bilanci dello Stato che – seguito dalla Grecia – rappresenta il paese più sismico d’Europa.

In Irpinia il sisma più costoso

A snocciolare queste cifre sono gli esperti di Mediobanca securities che citano uno studio dell’ordine nazionale degli ingengneri, secondo cui l’evento sismico più costoto è stato quello dell’Irpinia del 1980, i cui interventi sono stati spalmati fino al 2023 per un totale di 52 miliardi. In ordine di spesa, per il Friuli (1976) sono stati spesi 18,5 miliardi. Per l’Emilia la previsione di spesa è invece di 13,3 miliardi ed è di 13,7 miliardi la spesa stimata per il sisma che ha colpito l’Aquila nel 2009.

Mediobanca: soluzione polizze assicurative – Secondo Mediobanca la soluzione sarebbero le polizze assicurative contro le catastrofi naturali che in governo Monti, ma anche i successivi, cercò inutilmente di rendere obbligatori. Il Parlamento: non ha mai condiviso questa esigenza. Mediobanca ricorda i vari tentativi, dal governo Monti in poi, di introdurre una polizza assicurativa obbligatoria contro le catastrofi (l’Italia nell’ultimo secolo ha avuto un terremoto di magnitudo superiore al 5,5 Richter ogni tre anni), che però sono sempre stati bocciati dal Parlamento.

Prezzi, vantaggi e svantaggi

Tenendo conto del numero degli immobili italiani, circa 130 milioni, un’eventuale polizza obbligatoria potrebbe costare 100 euro all’anno o giù di lì. L’agenzia di rating Fitch ha stimato perdite assicurative per 100-200 milioni di euro per il terremoto nel Centro Italia. Le conseguenze sarebbero positive ai fini della ricostruzione e del risarcimento delle persone colpite dalla calamità naturale? Non è chiaro: come noto i risarcimenti danni delle le compagnie assicurative non sono automatici.

Polizza o prevenzione?

Quel che è certo è che lo Stato a questo punto sarebbe esonerato dall’accollarsi il costo della ricostruzione totale o parziale delle case: i cittadini dovrebbero verdersela cioè con le compagnie assicurative. Mentre la percezione della polizza obbligatoria – l’unica in Italia è quella dell’Rc auto – sarebbe inevitabilmente di un’ulteriore tassa sulla casa, visto che sarebbe commisurata all’ampiezza dell’abitazione. A fianco a questa soluzione, costellata da dubbi, c’è una certezza: l’unica strada veramente sicura è quella della prevenzione, attraverso la messa in sicurezza del territorio e l’investimento incentivato nell’adeguamento delle abitazioni nelle zone a rischio all’antisismicità.

Nella cattedrale di Monreale, dove si deve indossare il “burkini cattolico”

Nella cattedrale di Monreale, dove si deve indossare il “burkini cattolico”

Si tratta di uno strano pastrano che viene consigliato di acquistare quando si hanno addosso abiti troppo succinti o scollati

Il burkini cattolico e la cattedrale di Monreale
Il “burkini cattolico” e la cattedrale di Monreale
Redazione Tiscali

Si è molto parlato in quest’ultimo periodo della discutibile decisione adottata in Francia di proibire l’uso del cosiddetto burkini nelle spiagge alle donne islamiche. In Italia invece ci sarebbe un luogo dove una sorta di vestito ufficiale verrebbe praticamente quasi imposto a pagamento. Succederebbe – secondo quanto si legge oggi sul Fatto Quotidiano – nella magnifica cattedrale di Monreale, in Sicilia.

 

Lo strano pastrano

Il “burkini cattolico”, com’è stato definito dal giornalista del Fatto, consiste in uno strano pastrano leggero, che lascia comunque intravedere tutto ciò che il visitatore indossa. L’obbligo di acquistarlo scatta allorché si indossano abiti non consoni, come gonne succinte o magliette scollate, per esempio, e non si corrisponda al prototipo dell’uomo o della donna rispettosi e “timorati di Dio”.

L’idea pare sia dell’Ente per le Opere di religione dell’arcidiocesi, ente che gestisce le visite all’importante e rinomato edificio di culto. Da notare che si tratterebbe di una disposizione caratteristica di quel luogo sacro, perché “nella vicina Cefalù (altra bellissima cattedrale siciliana, ndr) la regola non si applica”. Massimo rispetto comunque per le scelte fatte in un luogo come una chiesa.

Il regolamento

A Monreale però esiste un regolamento rintracciabile sul sito www.monrealeduomo.it che dispone: “Per garantire il rispetto e il silenzio all’interno del luogo sacro, potranno essere ammesse solo persone vestite decentemente”.

(Il regolamento del Duomo di Monreale)

In pratica quindi non c’è un esplicito riferimento all’utilizzo del “burkini cattolico”. E lo stesso vescovo Michele Pennisi – stando sempre al Fatto Quotidiano – precisa che “non sono state l’archidiocesi e la parrocchia ad aver fatto tale scelta, ma un ente che ha avuto questo incarico dalla fabbriceria. In ogni caso il Duomo è un luogo di preghiera che richiede rispetto ed è giusto che ci si presenti vestiti in maniera decente. Spesso arrivano vestiti con abiti succinti. Piuttosto di vietare loro l’ingresso si è preferito fornire un indumento che non disturbi nessuno”.

Semmai il problema – come fa notare Alex Corlazzoli sul Fatto – è che in quella Chiesa “il rispetto costa un euro”. Una cosa sulla quale anche il monsignore nutre qualche riserva, aggiunge il giornalista. Certo “è una cifra quasi simbolica, ma in quasi tutte le chiese o moschee il velo per coprirsi viene fornito gratuitamente”.