Ultras Juve arrestati per estorsione e violenza. “Dateci i biglietti o cori razzisti”
L’indagine partita da una denuncia della società. Misure cautelari per 12 capi della curva che avrebbero ricattato il club per gestire il bagarinaggio dello Stadium. A rischio partita con il Verona
Torino, 16 settembre 2019 – Arrestati i capi ultras della Juventus, durante un blitz della polizia nell’ambito di un’operazione denominata ‘Last Banner’. Avrebbero messo in piedi una “capillare strategia criminale” per ricattare la società bianconera dopo che questa aveva deciso di interrompere una serie di privilegi concessi ai gruppi ultras. Nell’inchiesta, scaturita da una denuncia della società bianconera e coordinata dalla Procura di Torino, il gip ha emesso dodici misure cautelari. I destinatari sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata. Gli indagati sono in totale 37: tutti colpiti da provvedimento Daspo fino a un massimo di 10 anni.
E, intanto, scatta l’allerta per il prossimo match di campionato tra gli attuali campioni d’Italia e il Verona. “Quella di sabato era una partita già attenzionata. Sono due tifoserie con ideologie differenti. Ora aumentano i rischi perché sono prevedibili reazioni”, dice infatti il questore di Torino Giuseppe De Matteis in vista di Juventus-Verona, che si disputerà sabato prossimo all’Allianz Stadium.
Gli ultras arrestati
Coinvolti i leader e i principali referenti dei gruppi del tifo organizzato juventino dei “Drughi”, di “Tradizione-Antichi Valori“, dei “Viking“, del “Nucleo 1985” e di “Quelli.. di via Filadelfia” . In corso anche 39 perquisizioni in diverse città italiane. In azione la Digos di Alessandria, Asti, Como, Savona, Milano, Genova, Pescara, La Spezia, L’Aquila, Firenze, Mantova, Monza, Bergamo e Biella, nei riguardi dei 37 fra i principali referenti dei gruppi ultras in questione (ed anche del “N.A.B. – Nucleo Armato Bianconero”), che risultano indagati.
LE MISURE CAUTELARI – In manette sono finiti Geraldo Mocciola detto Dino, leader dei Drughi, Salvatore Cava, Domenico Scarano, Umberto Toia, leader di Tradizione, Luca Pavarino, Sergio Genre. Per Fabio Trincchero, Giuseppe Franzo, Christian Fasoli, Roberto Drago sono stati disposti i domiciliari. Misura cautelare dell’obbligo di dimora invece per Massimo Toia e Massimo Corrado Vitale.
Le indagini
Le indagini dei poliziotti della Digos, durate oltre un anno, sono scaturite da una denuncia sporta dalla Juventus che ha consentito al Gruppo Criminalità Organizzata della Procura di Torino di acquisire “incontrovertibili elementi probatori” in merito ad una “precisa strategia estorsiva” attuata dai leader dei principali gruppi ultras bianconeri nei confronti della società calcistica. L’interruzione, alla fine del campionato 2017/18, di alcuni privilegi concessi ai gruppi ultras ha infatti determinato, spiegano gli investigatori, sin da subito, una “reazione” dei leader storici che, hanno definito una “capillare strategia criminale” per “ripristinare” quei vantaggi soppressi ed affermare nuovamente la posizione “di forza” nei riguardi della società bianconera. Gli inquirenti hanno accertato la capillare attività dei “Drughi” per recuperare centinaia di biglietti di accesso allo stadio per le partite casalinghe della Juve, avvalendosi di biglietterie compiacenti sparse su tutto il territorio nazionale. Secondo l’accusa, i capi ultras avrebbero anche ricattato alcuni esponenti della società Juventus, sempre con l’obiettivo di avere biglietti agevolati e gestire così il bagarinaggio dello Stadium.
Dopo aver avanzato “illecite richieste”, tra cui biglietti gratuiti, materiale della Juventus, partecipazione a eventi, “essendo consapevoli dei connessi risvolti penali, hanno convenuto, strategicamente, di celare la finalità delittuosa con una campagna denigratoria e di contestazione verso la Juventus (che ha portato all’irrogazione da parte della giustizia sportiva di sanzioni pecuniarie e alla chiusura della curva sud per una gara di campionato) ricollegandola, pretestuosamente, all’aumento dei costi degli abbonamenti ed al rientro in squadra del calciatore Bonucci”.
RICATTI E VIOLENZA – Nella conferenza stampa per illustrare l’indagine, il procuratore aggiunto di Torino, Patrizia Caputo, delinea il quadro dell’inchiesta. “Abbiamo trovato le prove che molte cose erano ottenute con la violenza e costringendo la società ad andare loro incontro”, spiega riferendosi agli atteggiamenti degli indagati. “Altrimenti la ritorsione erano i cori razzisti, la squalifica della squadra, le multe”, rivela. “In sostanza se io chiedo e tu non mi dai, alla prima partita utile tiro fuori gli striscioni come per Juve-Napoli o faccio lo sciopero del tifo, che significa che impedisco a tutti di tifare”, la strategia che avrebbero adottato gli ultras secondo l’accusa.
Per la Caputo era come “un’organizzazione militare, dove anche le persone più fidate venivano allontanate, se il capo assoluto Mocciola, non era soddisfatto di quanto facevano”. E ancora: “Si trattava di un controllo del territorio dello stadio – ha aggiunto il procuratore – effettuato avvalendosi di una forza intimidativa che derivava dalla presenza dell’associazione. Ci fosse stato qualcosa in più, che però non c’è, si sarebbe trattato di un 416 bis (associazione di tipo mafioso, ndr). E’ stata importante la collaborazione della società (la Juventus, ndr) che si è resa conto che questi fenomeni vanno stroncati e ha avuto il coraggio di presentarsi alla Digos e denunciare”.
LE INTERCETTAZIONI – Nel corso dell’inchiesta sono state fatte 225 mila intercettazioni, da cui emergono chiaramente le minacce al club. “Non scherzate troppo se siete quotati in borsa”, dice infatti in una di queste Salvatore Gava detto ‘Corona’ (uno dei colonnelli del leader dei ‘Drughi’ Dino Mocciola) al rappresentante della Juve in una riunione del giugno del 2018 quando la società fa sapere che non ci saranno più biglietti gratis. “Cacciate i soldi e ve li pagate voi gli striscionisti – dice ancora Gava intercettato dagli investigatori – … se la questura ha detto no fate un fondo cassa, mette un euro e vi evitate qualcosa”.
Simboli nazisti
Tra i materiali sequestrati dalla Digos di Torino a casa di Mocciola anche una targa con scritto: “Miglior capo. Sei un vero leader, in grado di dare le giuste indicazioni a tutti. Senza dubbio non c’è un capo migliore al mondo. Vali oro!”. Una scritta conferma l’indiscusso ruolo di leader di Mocciola, che dopo essere uscito dal carcere per l’omicidio di un carabiniere all’inizio degli anni Novanta, ha riportato i Drughi in auge tra i gruppi della tifoseria organizzata bianconera. Nella sede dei Drughi, a Moncalieri (Torino), la polizia ha sequestrato bandiere e striscioni con simboli nazisti e fascisti, bassorilievi che rappresentano Benito Mussolini, calendari e quadri del Duce.
“Possibili altri casi simili altrove”
Secondo il questore di Torino, Giuseppe De Matteis, questa indagine “potrebbe essere replicata anche in altre realtà sul territorio nazionale”. Anche perché “questa è la prima volta che singoli reati vengono contestati a singole persone”, spiega il questore. “Il quadro che è emerso da questa indagine sicuramente non può essere un unicum che riguarda la Juventus”, aggiunge.