Sala rassicura sulla governance per le Olimpiadi 2026

“No agli amici degli amici”. Sala rassicura sulla governance per le Olimpiadi 2026

L’avvertimento del sindaco di Milano: “Dobbiamo scegliere i migliori”. E chiude la porta davanti alla disponibilità del Piemonte: “Bisognava pensarci prima”

 

Torna alla realtà il sindaco di Milano Beppe Sala, dopo i festeggiamenti per l’assegnazione dei Giochi olimpici invernali del 2026 al duetto Milano-Cortina. Fin da subito, sul treno di ritorno da Losanna, Sala mette in chiaro le sue condizioni per la governance delle Olimpiadi: autonomia gestionale, trasparenza nella selezione delle persone e un no categorico agli “amici degli amici”.

Non solo: il sindaco di Milano, interpellato dai giornalisti al suo arrivo in Stazione Centrale, esclude l’eventualità di un coinvolgimento della Regione Piemonte nei Giochi, dopo il rammarico espresso dal governatore Alberto Cirio (“Potevamo festeggiare anche noi… invece l’abbiamo guardato in tv”).

Ormai per il Piemonte la porta è chiusa? “Oggettivamente sì – risponde Sala – perché voglio vedere adesso chi rinuncia alle sue gare. Mi è sembrata un’uscita strana quella del governatore Cirio, lo rispetto ma prima lavorare e poi parlare, non il contrario. Bisognava pensarci prima, questa è una formula perfetta”.

 

Sala torna a Milano da vincitore, ma è anche consapevole che le vere sfide iniziano ora. Per la sua città chiede e vuole autonomia gestionale. Le Olimpiadi – mette in chiaro il sindaco – “devono essere coniugate all’idea della città che vogliamo”, perché “se fossero altro rispetto al percorso della città non avrebbero senso, devono sposare questo percorso”.

Insomma, autonomia prima di tutto, con un invito alla politica che “spero non voglia avere un ruolo sempre direttivo e di indirizzo su ogni minima cosa – dice – altrimenti sarebbe un errore”.

Il sindaco si include in quello che a questo punto diventa anche un auto-appello: “il mio invito alla politica, e prima di farlo mi guardo anche io allo specchio – ammette il sindaco – è di avere la saggezza di sapere che ci sono fasi in cui può scegliere le formule giuste ma poi deve dare autonomia”.

Dopodiché, prendere sì spunto dall’esempio di Expo ma soprattutto evitare di commettere gli stessi errori: “Siamo all’inizio, tutti noi abbiamo visto la storia di Expo, che si è conclusa felicemente ma non è partita altrettanto felicemente”, ammette Sala durante il suo intervento, dunque “non dobbiamo ripetere lo stesso errore perché, se si perde tempo all’inizio, poi bisogna correre”, dice. E si sa, andare di fretta non fa mai bene. “Sapete che io sono stato toccato anche dalle conseguenze del dover correre”, ammette con riferimento all’inchiesta giudiziaria. Insomma, “prendiamoci pure un momento di riposo, ma poi bisogna avviare immediatamente i lavori e non rischiare di perdere tempo”.

La bussola, per i Giochi 2026, deve essere “no agli amici degli amici”. “Non tollererò che vengano chiamati a gestire una cosa così gli amici degli amici. Devono essere chiamati i più bravi”.

E ancora: “Non è pensabile per una cosa del genere rivolgersi a quelli fidati, a quelli vicini a una parte politica: bisogna essere molto trasparenti nella selezione delle persone e anche la formula di governance”, sottolinea Sala. “Bisogna discutere, sedersi, capire quali sono le regole prima che qualcuno si azzardi a pensare a questo o a quello. Regola numero uno, deve avere esperienza solo nel privato o anche nel pubblico? Numero due, dobbiamo prendere qualcuno che deve restare fino al 2026, è un impegno importante. Dopo l’esperienza di Expo sono un po’ perplesso sul tema della spa perché vincola molto”.

Padre e figlioletta annegati nel Rio Grande nel tentativo di passare il confine.

Padre e figlioletta annegati nel Rio Grande nel tentativo di passare il confine. La foto scuote gli Usa

La terribile immagine è stata scattata dalla fotogiornalista Julia Le Duc, dell’agenzia Associated Press

 

Lo scatto shock di un padre e la sua bimba di due anni morti annegati nel Rio Grande mentre cercavano di attraversare il confine tra Messico e Stati Uniti, evitando il muro indigna l’America. Ed è destinata a diventare il simbolo della tragedia dei migranti dal Centro America così come l’immagine del corpicino di Aylan riverso su una spiaggia turca è divenuta il triste simbolo dell’immigrazione verso l’Europa.

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La terribile immagine, scattata dalla giornalista Julia Le Duc, ritrae il fiume che separa il Messico dal Texas. L’uomo era un cittadino salvadoregno, Oscar Alberto Martinez, la sua figlioletta si chiamava Angie Valeria. I due corpi sono a faccia in giù, immersi nell’acqua di un canneto sporca di fango, trasportati a riva dalla corrente sulla sponda sud del fiume. Si vede la bimba ancora con le scarpette, legata al padre da quella che sembra essere una maglietta con il quale l’uomo forse cercava di tenere la piccola stretta a sé nel disperato tentativo di proteggerla. Il braccio della bimba è ancora attorno al collo del padre. Non ci sono parole, i commentatori in tv a stento trattengono l’emozione e in qualche caso le lacrime.

ASSOCIATED PRESS

La disgrazia sarebbe avvenuta domenica e i due corpi sono stati ritrovati lunedì. Saranno rimpatriati nei prossimi giorni. Il ministro degli affari esteri di El Salvador ha intanto invitato le famiglie che tentano di migrare negli Usa di ripensarci: “Non rischiate”.

Le principali emittenti Usa e i media sul web ripropongono in continuazione quelle immagini che sono come un pugno nello stomaco. Ma dalle autorità americane silenzio. L’unico fragore che si può sentire è quello delle polemiche politiche, con la Camera a maggioranza democratica che stanzia 4,5 miliardi da destinare alla crisi del confine sud e la Casa Bianca già pronta al veto.

Il massimo responsabile dell’agenzia federale che gestisce i campi al confine del Messico, dove vengono trattenuti i bambini separati dalle famiglie illegali, ha dato le dimissioni dopo che un gruppo di legali ha testimoniato le condizioni terribili in cui i minori sono costretti a vivere: senza cibo adeguato, con scarsa assistenza medica, i neonati che vengono accuditi da altri minori. Una situazione che ha destato la preoccupazione anche del presidente Donald Trump. Tanto più che nell’ultimo anno sono ben sei i bambini che hanno perso la vita.

Sea Watch verso Lampedusa.

Sea Watch verso Lampedusa. Salvini invoca l’arresto e minaccia l’Europa

La nave, con 42 migranti a bordo, forza il blocco, ignora l’alt delle motovedette della Gdf e ora si dirige verso Lampedusa. La comandante Carola Rackete: “So cosa rischio”

“Non accetto che sia un’associazione di fuorilegge stranieri a dettare le regole sull’immigrazione in Italia”. Matteo Salvini non cambia idea sulla Sea Watch, che tra poche ore dovrebbe attraccare a Lampedusa. Il ministro dell’Interno in conferenza stampa ha detto: “Non appalto la sicurezza del mio Paese a questa banda di fuori legge”. Poi l’ennesimo attacco alla Capitana che ha forzato il blocco. Il ministro dell’Interno l’accusa di “rompere le palle in Italia”. “Mi domando come possa il governo tedesco permettere a una di dire ‘sono nata bianca, ricca e tedesca’ e me ne frego delle leggi italiane”, ha continuato.

Ha definito “nave pirata” la Sea Watch e chiesto l’intervento dell’autorità giudiziaria: “C’è un’evidente flagranza di reato. Cosa aspetta qualcuno ad emettere un ordine di arresto?”. Poi la minaccia all’Unione europea: “Non vorrei ricorrere ad iniziative contrarie alla normativa Ue come ad esempio non identificare i migranti che arrivano in Italia. Se la legge italiana non sarà rispettata possiamo considerare di non inserire in banca dati i dati di nessun immigrato, così che siano liberi di andare dove meglio credono”. E ancora: “Io continuo a non autorizzare alcuno sbarco”.

La Sea Watch verso il porto di Lampedusa

La Sea Watch, intanto, è arrivata davanti al porto di Lampedusa. Affiancata da alcune imbarcazioni della Gdf, dovrebbe attraccare alle 20:30. Non è escluso, però, che i 42 migranti a bordo vengano prima trasferiti sulle motovedette della Capitaneria e portati a terra. La Prefettura di Agrigento, in attesa di direttive da parte del Viminale, sta monitorando l’evolversi della vicenda.

”Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”. Con queste parole Carola Rackete, comandante della Sea Watch, ha scelto di forzare il blocco e entrare nelle acque territoriali italiane per sbarcare nell’isola siciliana. Salvini ha etichettato la comandante come “una sbruffoncella che fa politica” facendo sapere di voler usare “ogni mezzo lecito per fermarli”.

Rackete rischia adesso una multa fino a 50mila euro e il sequestro dell’imbarcazione, sanzione che dovrebbe essere applicata dalla Prefettura di Agrigento. Mentre restano gli eventuali profili penali di competenza della procura di Agrigento che, nel caso la Finanza denunciasse la comandante per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, dovrebbe procedere a una iscrizione nel registro degli indagati.

La Guardia di Finanza è salita a bordo della nave. “Hanno controllato i documenti della nave e i passaporti dell’equipaggio”, spiega la comandante Carola Rackete, “e ora stanno aspettando istruzioni dai loro superiori”. E ancora: “Siamo fuori dal porto di Lampedusa, ma spero vivamente che i migranti possano scendere al più presto”.

L’Ue: “In contatto per il ricollocamento”

Questo mentre l’Ue faceva sapere di essere “in contatto con vari Stati membri” per attuare il “ricollocamento per le persone che si trovano a bordo” una volta sbarcati. Intanto c’è grande delusione per la decisione della Corte di rigettare il ricorso presentato dalla Ong per permettere lo sbarco dei 42 migranti.

L’imbarcazione è da 14 giorni a largo di Lampedusa. La Ong commenta: “Nessuna soluzione politica e giuridica è stata possibile, l’Europa ci ha abbandonati. La nostra Comandante non ha scelta”. Su twitter motiva la decisione: “Non per provocazione ma per necessità, per responsabilità”, e riassume: “La colpa: essere stati soccorsi da una ONG. La punizione: friggere sul ponte di una nave per settimane. Rifiutati e abbandonati dall’Europa. Intanto sono più di 200 le persone sbarcate nei giorni scorsi a Lampedusa. BASTA, siamo entrati. Ora fateli scendere”.

Matteo Salvini: “Una sbruffoncella che fa politica”

Intanto Matteo Salvini, che aveva esultato per la decisione con cui la Cedu non obbligava l’Italia ad acconsentire allo sbarco, fa sapere di essere pronto a fermare l’imbarcazione: “Useremo ogni mezzo lecito per fermarli”, ha affermato. “L’immigrazione non può essere gestita da navi fuorilegge: siamo pronti a bloccare qualunque tipo di illegalità. Chi sbaglia, paga”. E definisce la comandante della nave: “Una sbruffoncella che fa politica”. Poi l’attacco all’Ue: “L’Europa? Assente, come sempre”. Il capo del Viminale ha poi annunciato che telefonerà al premier Conte e al ministro del Esteri Moavero per parlare della questione.

Ue disposta a “ricollocare”

Dall’Ue, però, qualche segnale arriva: “Ieri sera la Commissione ha ricevuto una richiesta di sostenere in maniera proattiva gli Stati membri che cercano soluzioni di ricollocamento per le persone che si trovano a bordo della Sea Wacht una volta sbarcati”, dice una portavoce dell’esecutivo Ue rispondendo a chi chiedeva se Bruxelles potesse svolgere un ruolo di coordinamento sulla Sea Watch 3, e chiarisce: “Stiamo agendo su questa richiesta e siamo in contatto con vari Stati membri”. Stando a quanto riporta l’Agi la proposta è stata avanzata proprio dagli Stati membri che si sono detti disponibili ad accogliere i migranti.

La Farnesina: “Passi formali verso Paesi Bassi”

In una nota del ministero degli Esteri si legge: “In riferimento al caso Sea Watch 3, la Farnesina conferma che, su indicazione del Ministro degli Esteri Enzo Moavero, sono state date istruzioni all’Ambasciatore d’Italia all’Aja di fare, immediatamente, un passo formale presso il Governo dei Paesi Bassi”.

La Corte respinge il ricorso: “Disperazione a bordo”

Su Twitter la Ong tedesca scrive: “Questa mattina abbiamo comunicato ai naufraghi la decisione della Corte di rigettare il ricorso. Sono disperati. Si sentono abbandonati. Ci hanno detto che la vivono come una negazione, da parte dell’Europa, dei loro diritti umani”.

Il riferimento è al no di Strasburgo alla richiesta di sbarco in Italia. La Corte europea dei diritti nella sua decisione, faceva sapere di contare “sulle autorità italiane affinché continuino a fornire l’assistenza necessaria alle persone a bordo di Sea Watch 3, che sono vulnerabili a causa della loro età o delle loro condizioni di salute”.

francesca mannocchi

@mannocchia

This is the face of a woman after being rescued in the Mediterranean.
The politicization of human lives is the shame of our times.@SeaWatchItaly
[pic by Alessio Romenzi, summer 2015, somewhere in the Mediterranean]

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l’Ong invita a donare per l’assistenza legale della comandante Carola

“Se il nostro capitano Carola porta i migranti salvati dalla Sea Watch 3 in un porto sicuro, come previsto dalla legge del mare, affronta pene severe in Italia”,scrive su Twitter l’account ufficiale della Ong invitando a donare al fondo per l’assistenza legale di Sea Watch per “aiutare Carola a difendere i diritti umani”.

Il tweet si riferisce alle incriminazioni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e, forse, associazione per delinquere, a cui andrebbe incontro il comandante Carola Rackete nel caso in cui trasportasse i migranti a bordo in terra italiana nonostante il divieto.  “Io voglio entrare. Entro nelle acque italiane e li porto in salvo a Lampedusa. Sto aspettando cosa dirà la Corte Europea dei diritti dell’uomo poi non avrò altra scelta che sbarcarli lì”, aveva spiegato Rackete in un’intervista a Repubblica.

“Possono stare lì fino a Natale”

Mentre continua la manifestazione davanti al sagrato della cattedrale di Palermo, sostenuta da diverse organizzazioni, “per mostrare ancora di più” il sostegno per la nave e i migranti a bordo, ieri Matteo Salvini era parso irremovibile: “La Sea Watch in Italia non ci arriva, possono stare lì fino a Natale. In 13 giorni se avessero avuto veramente a cuore la salute dei migranti sarebbero andati e tornato dall’Olanda”.

Due donne alla guida dell’Europa.

Due donne alla guida dell’Europa. Sassoli in pole per l’Europarlamento

Christine Lagarde e Ursula von der Leyen (AP)
Christine Lagarde e Ursula von der Leyen (AP)

Dopo un vertice durato tre giorni, i Ventotto hanno annunciato ieri sera una intesa sui prossimi vertici europei. Il quartetto prevede la Commissione europea alla popolare tedesca Ursula von der Leyen e il Consiglio europeo al liberale belgaCharles Michel. Alto Rappresentante dovrebbe diventare il socialista spagnolo Josep Borrell, mentre alla Bce andrebbe la francese Christine Lagarde. La parola ora passa al Parlamento europeo che stamattina dovrà votare il proprio presidente: secondo le previsioni della vigilia dovrebbe essere il candidato italiano, David Sassoli (Pd).

Putin si fa attendere anche dal Papa

Putin si fa attendere anche dal Papa

Sbarcato a Roma, in ritardo di un’ora, nel pomeriggio incontrerà con Mattarella e Conte. In serata il ricevimento a Villa Madama con Di Maio e Salvini. In agenda anche un faccia a faccia con l’amico Berlusconi

VATICAN MEDIA / REUTERS

È iniziato con la visita in Vaticano il D-Day del presidente Vladimir Putin a Roma. Il leader del Cremlino è atterrato alle 12.58 all’aeroporto di Fiumicino, per poi dirigersi subito alla volta di San Pietro per l’udienza con Papa Francesco. Il presidente russo, con un corteo di circa trenta auto, è arrivato in Vaticano con un ritardo di cinquanta minuti rispetto all’agenda prevista. L’udienza con il Papa era infatti inizialmente fissata per le 13.15.

Putin è stato accolto da Papa Francesco al suo arrivo nella Sala del Tronetto dell’Appartamento pontificio con una calorosa stretta di mano. I due si sono poi ritirati nella Sala della Biblioteca per un colloquio privato.

Quello di oggi è il terzo incontro in Vaticano tra Francesco e Putin. Il primo fu il 25 novembre 2013 e il secondo il 10 giugno 2015. Ma in tutto le udienze avute da Putin con tre Papi in 19 anni salgono a sei, dato che il 6 giugno 2000 e il 5 novembre 2003 incontrò anche Giovanni Paolo II e il 13 marzo 2007 Benedetto XVI, tanto da diventare in assoluto uno dei più ‘assidui’ capi di Stato in visita Oltretevere.

Nel pomeriggio il leader russo incontrerà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a palazzo Chigi. In serata, al ricevimento organizzato a Villa Madama Putin vedrà anche con i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. In agenda, infine, un incontro con il leader di FI Silvio Berlusconi.

L’aereo, un Ilyushin 96, è stato fatto parcheggiare in una zona decentrata dell’aeroporto, sul grande piazzale della Cargo City, ad un centinaio di metri dalla postazione riservata alla stampa. A rendere il servizio d’onore, ai lati della scaletta del velivolo, due carabinieri in alta uniforme. Putin si è quindi affacciato dal portellone dell’aereo ed è sceso velocemente: assai veloce il cerimoniale allo sbarco, con il Capo di Stato russo che ha salutato cordialmente i presenti sotto le scalette dell’aereo per poi salire a bordo della limousine presidenziale.

Ad accogliere Putin all’aeroporto di Fiumicino, tra gli altri, l’ambasciatore d’Italia nella Federazione Russa, Pasquale Terracciano, e il capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica,​Inigo Lambertini, l’amministratore delegato di Adr, Ugo de Carolis, e una delegazione della Santa Sede.