E’ morto Valentino Parlato, comunista scomodo fu espulso dal Pci e fondò il Manifesto

E’ morto Valentino Parlato, comunista scomodo fu espulso dal Pci e fondò il Manifesto

Lo ha annunciato su facebook Ritanna Armeni. Parlato aveva 86 anni, era stato tra i fondatori del Manifesto dopo essere stato componente del comitato centrale Pci

Valentino Parlato
Valentino Parlato
Redazione Tiscali

E’ morto Valentino Parlato, tra i fondatori del Manifesto, di cui è stato più volte direttore e presidente della cooperativa editrice. Era nato a Tripoli, in Libia, il 7 febbraio 1931. Comunista per tutta la vita, ha militato nel Pci fino alla radiazione, lavorato a Rinascita, fondato e difeso il Manifesto in tutta la sua lunga storia.

Ecco la biografia curata da Giorgio Dell’Arti:

Espulso dalla Libia per la sua militanza comunista, si trasferisce a Roma dove lavora per L’Unità, scalando le gerarchie del PCI, fino a divenirne membro del Comitato centrale. Nel 1969 viene espulso dal partito comunista ed è tra i fondatori de il manifesto di cui è stato, a più riprese, direttore. Ha curato, tra le altre, l’edizione di opere di Adam Smith, Lenin, Antonio Gramsci e Gheddafi.
Famiglia siciliana, di Favara, nell’Agrigentino. Il padre funzionario del fisco fu mandato in Libia a tener di conto. Iscritto al Partito comunista libico, nel 1951 fu espulso dal Protettorato britannico: «Ero studente in Legge: se fossi sfuggito a questa prima ondata sarei diventato un avvocato tripolino e quando Gheddafi m’avrebbe cacciato, nel 1979, insieme a tutti gli altri, mi sarei ritrovato in Italia, a quasi cinquant’anni, senz’arte né parte. Sarei finito a fare l’avvocaticchio per una compagnia d’assicurazione ad Agrigento, a Catania. Un incubo. L’ho veramente scampata bella».

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• Università a Roma dal 1951, conobbe Luciana Castellina, si iscrisse al Pci: «Comincia la sua ligia carriera di “funzionario povero” nel più ricco apparato comunista d’Occidente. Lo fa seguendo la destra migliorista di Giorgio Amendola: è “un amendoliano di sinistra” passato alla Realpolitik. Alle elezioni del 1953 accetta di lavorare per la federazione di Agrigento. Poi, quando gli propongono di restare come funzionario e in prospettiva come futuro candidato al Parlamento, tentenna: è la sua morosa del momento, Clara Valenziano, che sarà sua moglie e da cui avrà due figli, Enrico e Matteo, a schiarirgli le idee. Se resti qui io ti mollo, gli dice in sostanza. Le donne, Valentino impara presto che conviene starle a sentire: Luciana, Clara, poi toccherà a Delfina Bonada, italiana nata in Svizzera che sarà la sua seconda moglie e madre di Valentina. Così torna a Roma. Trova lavoro all’Unità come corrispondente per la provincia» (Lanfranco Pace).

• Portato da Pajetta a Rinascita come redattore economico, nel 1969 fu radiato dal Pci con gli altri fondatori del Manifesto: da questo momento la sua biografia coincide con quella del giornale. Partecipò alla realizzazione del primo numero (23 giugno 1969, edizioni Dedalo, 75 mila copie di tiratura) con Luigi Pintor, Aldo Natoli, Luciana Castellina e Ninetta Zandegiacomi. I direttori erano Lucio Magri e Rossana Rossanda. Il 28 aprile 1971 il Manifesto divenne quotidiano, Parlato ne fu direttore molte volte: dal 19 settembre 1975 al 30 novembre 1985 (in due periodi la sua direzione fu affiancata da altri direttori, secondo una concezione di “direzione condivisa” tipica del Manifesto: dal 18 febbraio al 3 luglio 1976 con Pintor, Ferraris, Vittorio Foa, Castellina e la Rossanda; il 3 luglio gli restarono vicine solo le ultime due, però solo fino all’1 marzo 1978), dall’1 gennaio 1988 al 30 luglio 1990, dall’1 ottobre 1995 al 30 marzo 1998.

• Uomo originale e di notevole senso dell’umorismo, negli anni ha sostenuto, tra le altre cose, che i dirigenti di sinistra non possono avere in casa la colf, che le intercettazioni telefoniche vanno benissimo e non si devono limitare, ha appoggiato il governo Dini e anche il primo governo Prodi, ma non il governo D’Alema, si è congratulato con gli Agnelli quando hanno affidato la Fiat a Romiti, ha ammesso che il Manifesto accettò 60 milioni dal Psi di Craxi («un prestito, abbiamo restituito tutto»), ha approvato incondizionatamente che Armani avesse scelto il suo giornale per fare campagna giudicando il suo pubblico «molto adatto», ha tenuto una fitta corrispondenza con Enrico Cuccia (senza uno come lui, «che faceva da padre e tutore al sistema, ci ritroviamo con questo capitalismo e le sue tendenze vili, il fare soldi fine a se stesso»), da ultimo è stato sommerso da una valanga di lettere di contestazione dopo aver sostenuto che era un errore boicottare la Fiera del libro di Torino con Israele ospite d’onore. Ha soprattutto fronteggiato, con grande spirito pratico, le continue crisi finanziarie del giornale, che mediamente ogni due anni deve chiedere ai suoi lettori o sostenitori o simpatizzanti la carità di qualche miliardo di lire o di qualche milione di euro per andare avanti (questo nonostante che al Manifesto tutti senza distinzione prendano lo stesso salario: 1.200 euro più l’anzianità).

• Nel dicembre 2007 il trasloco dalla storica sede di via Tomacelli: «Doveva succedere prima o poi. Mi porterò la mia vecchia macchina da scrivere…» (un’Olivetti 98). Ora la sede è in via Bargoni 6, zona Porta Portese. Ci sono andati con «un Mulas e un Vespignani, incorniciati, un vecchio manifesto con Valpreda e tanti ricordi. La bomba di Insabato, il rapimento di Giuliana Sgrena, le visite di Jane Fonda e Ciriaco De Mita, di Alessandro Panagulis ed Yves Montand. Fidel Castro invece dette forfait nel 96 e si scusò con un barile di rum. “Eccellente”, commentarono al terzo piano. È il liquore ancor oggi preferito da Parlato» (Paolo Brogi).

• Nel 2012 è l’ultimo dei fondatori ad abbandonare la storica testata: «Il Manifesto è un giornale decaduto, ha perso fisionomia. Doveva rimanere un giornale partito e invece quel ruolo si è dissolto. E’ un giornale come gli altri, per giunta in difficoltà economiche. Generico e povero. Ed è mancato un dibattito forte per rinnovarlo» (Alessandra Longo).

• Dopo Ingrao e Rossanda anche lui ha raccontato se stesso, non in un libro ma in un documentario di 52 minuti, Vita e avventure del Signor di Bric à Brac, scritto e diretto dal figlio Matteo insieme a Marina Catucci e Roberto Salinas. Al Manifesto ha dedicato Se trentacinque anni vi sembrano pochi (Rizzoli 2006), e La rivoluzione non russa. Quaranta anni di storia del manifesto (Manni).

• Fumatore accanito, nel novembre 2007 dichiarò ancora 70 sigarette al giorno. Giudicò le limitazioni imposte da Sirchia un attentato alla libertà («Non escludo che, dopo le sigarette, si passi a vietare tutto il resto»).

• Non possiede il cellulare.

Macron presidente

Macron presidente: «Difenderò la Francia e difenderò l’Europa». Marine Le Pen archivia il Fn


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI – Emmanuel Macron ha vinto. Sarà lui il prossimo presidente della Repubblica francese. Secondo i dati pubblicati dal ministero dell’Interno ha ottenuto il 66,06% e 20,75 milioni di voti. Un risultato migliore rispetto a quello previsto dai sondaggi. Marine Le Pen – che con il 33,94%, e oltre 10,6 milioni di voti, ottiene comunque il miglior risultato di sempre del Front National – ha immediatamente chiamato Macron al telefono per congratularsi. Ha poi preso la parola davanti ai militanti riuniti allo Chalet du Lac, grande ristorante al Bois de Vincennes, per aprire fin d’ora la partita delle legislative di metà giugno, annunciando anche una rifondazione del partito, che avrà un nuovo nome: «I francesi hanno scelto la continuità. Ma l’alleanza patriottica e nazionalista ha ottenuto un risultato storico e si impone come la principale forza di opposizione. La ricomposizione dello scenario politico si è realizzata sulla spaccatura tra patrioti e mondialisti. Per condurre la nuova battaglia, a partire dalle legislative, bisogna trasformare profondamente il nostro movimento, e costituire una nuova forza politica».

I RISULTATI
Secondo Turno, in attesa di approvazione del consiglio costituzionale. Ultimo aggiornamento 8 maggio 2017, ore 00:32 (Fonte: Ministère de l’Intérieur)
LA MAPPA
Secondo Turno, in attesa di approvazione del consiglio costituzionale
Macron – En Marche!Le Pen – Front National

L’obiettivo è evidentemente quello di seppellire definitivamente il Front National, troppo legato alla sua storia di estrema destra, e puntare su un nuovo partito che sia in grado di attirare un maggior numero di elettori delusi dalla destra dei Républicains.

Palesemente emozionato e commosso, Macron è quindi intervenuto, nella sua prima dichiarazione ufficiale da presidente neo-eletto, per assicurare che si «batterà con tutta la forza per superare le divisioni che ci minacciano, per garantire l’unità della nazione». «Una nuova pagina della nostra lunga storia si apre – ha aggiunto – e voglio che sia quella della speranza e della fiducia ritrovate. Difenderò la Francia e difenderò l’Europa, perché è in gioco la nostra civiltà. Ricostruirò il legame tra l’Europa e i popoli che la compongono, tra l’Europa e i suoi cittadini. Costruiremo insieme un futuro migliore e insieme ritroveremo lo spirito di conquista».

Dal proprio quartier generale ha quindi raggiunto la spianata del Louvre, dove 30mila militanti, sostenitori, simpatizzanti si sono riuniti per una festa che durerà fino a notte fonda. E davanti a loro – in una scenografia grandiosa e solenne, arrivato non a caso sulle note dell’Inno europeo, l’Inno alla gioia di Beethoven, alle spalle la piramide di Pei, uno dei più simbolici deio grandi lavori di Mitterrand – ha parlato di nuovo: «Oggi ha vinto la Francia. So che il compito che mi aspetta, che ci aspetta, è immenso. E ci impone di essere audaci. Per rifondare l’Europa. Perché l’Europa e il mondo si aspettano che la Francia li stupisca di nuovo. Da domani saremo al lavoro per costruire una maggioranza forte, per il cambiamento. Io vi assicuro che vi servirò con amore». In una prima dichiarazione a caldo all’agenzia Afp, Macron aveva dal canto suo dichiarato: «Una nuova pagina della nostra lunga storia si apre. Voglio che sia quella della speranza e della fiducia ritrovate».

BALLOTTAGGI A CONFRONTO
Consensi in percentuale sui voti espressi

Macron era l’outsider, il volto nuovo, la vera sorpresa di questa campagna elettorale. Una sorta di oggetto politico non identificato. Con i suoi 39 anni (nove in meno rispetto a Valéry Giscard d’Estaing quando venne eletto, nel 1974), è il più giovane presidente di sempre ed è un classico rappresentante dell’élite repubblicana.

La biografia di Macron
Laureato dell’Ena (la prestigiosa scuola pubblica di amministrazione), è stato per i primi anni ispettore delle finanze (periodo durante il quale ha fatto il co-relatore della commissione Attali sulla liberalizzazione dell’economia) ed è poi passato al settore privato, nel 2008, come banchiere d’affari presso Rothschild. Dove si è occupato in particolare dell’operazione Nestlé-Pfizer.

Nato ad Amiens e sposato (dal 2007) con la sua ex insegnante di francese Brigitte Trogneux (più anziana di lui di 24 anni), nel 2012 è diventato segretario generale aggiunto dell’Eliseo, come consigliere economico di François Hollande. E nel 2014 ministro dell’Economia in occasione della svolta riformista con il Governo Valls.

Dopo aver fondato, poco più di un anno fa, il movimento “En Marche!”, a fine agosto dell’anno scorso si è dimesso per poi candidarsi (in novembre) alle presidenziali come indipendente. Riformista, europeista convinto, non ha mai partecipato a un’elezione e la sua collocazione è al centro dello schieramento politico (“Né di destra né di sinistra”, come lui stesso dichiara). Al primo turno del 23 aprile era arrivato nettamente in testa, con il 24% (8,7 milioni di voti, un milione in più rispetto a Marine Le Pen).

FRANCIA, L’ASSEMBLEA NAZIONALE USCENTE
Seggi per gruppo politico

Colpo al bipolarismo
Macron ha sconvolto lo scenario politico francese, canalizzando in una nuova offerta politica la voglia di cambiamento degli elettori e spazzando via il bipolarismo destra-sinistra che ha caratterizzato la storia del Paese negli ultimi 60 anni. Per la prima volta i due partiti storici – socialisti e neogollisti – sono stati eliminati al primo turno e non hanno quindi partecipato al duello finale. Questa sera sarà dedicata ai festeggiamenti, insieme alle migliaia di militanti, sostenitori, simpatizzanti che affollano la spianata del Louvre, intorno alla Piramide di Pei. Ma da domani mattina Macron dovrà rimettersi al lavoro.

L’AFFLUENZA ALLE PRESIDENZIALI FRANCESI
In % degli aventi diritto (Fonte: Ministero dell’Interno. 74,5 stima)
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In settimana ci sarà la presentazione dei 577 candidati di “En Marche!” alle legislative di metà giugno, il cui esito è cruciale perché il nuovo presidente possa contare su una maggioranza parlamentare. Domenica prossima, il 14, ci sarà l’investitura ufficiale, con il passaggio del testimone da parte di Hollande all’Eliseo. E subito dopo arriverà l’atteso annuncio del nome del futuro premier e del Governo, che entrerà in funzione tra il 15 e il 16 maggio.

Astensione record
Infine il dato sull’astensione: è stata del 25,5%, in aumento di tre punti rispetto al primo turno e la più alta di sempre (con la sola eccezione del 1969) al secondo turno di una presidenziale. E’ probabile che sulla partecipazione abbia pesato il fatto che da giorni, stando ai sondaggi, l’esito del voto sembrava sostanzialmente scontato. Oltre il 10% le schede bianche o nulle.

I PRESIDENTI DELLA QUINTA REPUBBLICA FRANCESE
Dal 1959 ad oggi

Veterinari: sempre più malattie trasmesse da animali all’uomo

Veterinari: sempre più malattie trasmesse da animali all’uomo

Veterinari: sempre più malattie trasmesse da animali all'uomo
di Askanews

Milano, 7 mag. (askanews) – “Negli ultimi trent’anni, i cani e i gatti di famiglia hanno fatto un salto di habitat: dal giardino, al divano al letto. Con la separazione degli spazi che è venuta meno, la prossimità fisica ci impone di alzare l’asticella della prevenzione e del controllo sanitario. Per questo è importante coltivare una responsabilità di tipo collettivo, affinché i parassiti dei nostri animali siano tenuti sotto controllo”. Così, Marco Melosi, presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani, nel suo intervento al simposio ‘Prevenzione a 360°’, evento organizzato da Msd Animal Health, sugli aspetti più problematici delle malattie trasmesse all’uomo dagli animali, svoltosi questa mattina a Milano al Meliá Hotel. Al tavolo dei lavori, importanti relatori e ricercatori internazionali, come la direttrice del Centro di referenza nazionale per la ricerca scientifica sulle malattie dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie, Gioia Capelli. “Ormai – ha spiegato Capelli – appare evidente l’esigenza di un approccio multidisciplinare, che comprenda figure veterinarie, mediche e epidemiologiche. Ovvero il concetto di ‘One Health-una sola medicina’ che si è consolidato dopo l’acquisizione della consapevolezza che la maggior parte delle malattie dell’ultimo secolo, come ad esempio l’Hiv e la Sars, sono trasmesse all’uomo da animali”. Infezioni come la febbre bottonosa del Mediterraneo, trasmessa dalla puntura di zecca, in Italia “sono passate dalle 1200 l’anno del periodo ’92/’98 alle 10.069 l’anno del 2010 – ha spiegato Antonio Cascio, medico e direttore Uoc Malattie Infettive del policlinico di Palermo-. Specialmente nell’anziano, la malattia si manifesta con un quadro clinico di seria compromissione con profonda astenia, intensa cefalea, febbre elevata, artromialgie importanti e non rare complicanze a carico di tutti gli organi. E’ letale nel 3% dei casi”.Per quel che riguarda i proprietari di animali, il sentiero da seguire resta sempre quello della prevenzione: “lo sviluppo di nuove molecole – ha evidenziato Kurt Pfister presidente dell’European veterinary parasitology college – ha favorito l’immissione in commercio di prodotti dotati di un elevato profilo di sicurezza”.

LE SORELLE GEMELLE SARDE DA RECORD: FESTA PER I 100 ANNI

LE SORELLE GEMELLE SARDE DA RECORD: FESTA PER I 100 ANNI

Per Rosa e Vittoria compleanno davvero raro nella terra dei centenari

Le sorelle gemelle sarde da record: festa per i 100 anni

Le signore Rosa e Vittoria (foto tratta dal profilo Facebook Laura Laccabadora)
Redazione Tiscali

Arrivare a 100 anni è quello che tutti sperano. Ma se a spegnere le candeline del secolo sono 2 gemelle, allora si tratta davvero di record. Ma nella terra dei centenari, la Sardegna, anche questo è possibile.

Rosa e Vittoria Berritta hanno festaggiato un compleanno davvero raro. Taglio della torta del centenario circondati dai parenti a Berchidda (in provincia di Olbia-Tempio) con il più giovane dei familiari che ha appena 9 mesi ma, visto il Dna, può essere ottimista per il futuro. Tanti auguri alle simpatiche signore.

Addio a Oliviero Beha

Addio a Oliviero Beha, stroncato da un male inesorabile: aveva 68 anni

Giornalista, scrittore, saggista, conduttore televisivo e radiofonico, Beha era nato a Firenze il 14 gennaio 1949. Era stato un valido collaboratore di Tiscali

Oliviero Beha
Oliviero Beha
Redazione Tiscali

E’ morto questa sera a Roma Oliviero Beha. Aveva 68 anni. Lo annuncia la figlia Germana. “E’ stato un male molto veloce – spiega- Papà se n’è andato abbracciato da tutta la sua grande famiglia allargata di parenti e amici”. Giornalista, scrittore, saggista, conduttore televisivo e radiofonico, Beha era nato a Firenze il 14 gennaio 1949. “Ricordo Oliviero Beha giornalista impegnato, indipendente e mai banale”, ha scritto su Twitter il presidente del consiglio Paolo Gentiloni.

Aveva iniziato la sua attività giornalistica a Tutto Sport e a Paese Sera per poi approdare, nel 1976, a Repubblica. Editorialista e commentatore anche politico per Il Messaggero e Il Mattino, nel 1987 inizia la sua attività televisiva con Andrea Barbato dando vita a Va’ Pensiero, un contenitore culturale su RaiTre tutte le domeniche.

Alla stampa e alla tv affianca anche la radio e il suo programma Radio Zorro raggiunge un enorme successo tanto che, dopo tre stagioni di programmazione breve, nel 1995 si fonde con lo storico “3131” e diventa il caso radiofonico dell’anno. Autore di testi teatrali, di numerosi saggi e di raccolte di poesie. Tra i libri pubblicati: ‘Sono stato io’ (Tropea Editore, 2004), ‘Crescete e Prostituitevi’ (Bur, 2005), ‘Indagine sul calcio’ (Bur, 2006, con Andrea Di Caro), ‘Italiopoli’ (Chiarelettere, 2007, prefazione di Beppe Grillo), ‘Dopo di lui il Diluvio’ (Chiarelettere, 2010), ‘Il calcio alla sbarra’ (Bur, 2011, insieme ad Andrea di Caro), ‘Il culo e lo stivale’ (Chiarelettere, 2012), ‘Un cuore in fuga’ (Piemme, 2014).

Tiscali Notizie lo ricorda con particolare affetto. Aveva infatti collaborato con noi con una sua rubrica, “Indietro Savoia“. I suoi commenti erano sempre sferzanti, mai banali e sempre illuminanti. Era un cronista e uno scrittore con la schiena dritta. E’ stato un onore conoscerlo. Ciao Oliviero, riposa in pace.

E’ allarme: il mostro dei Campi Flegrei si sta per svegliare.

E’ allarme: il mostro dei Campi Flegrei si sta per svegliare. Il supervulcano di Pozzuoli è uno dei più grandi del mondo

In un comunicato della University College di Londra l’SOS per l’eruzione che potrebbe essere vicina. In quella zona ci sono 600mila persone. Necessario tenere alta la guardia

Campi Flegrei
Campi Flegrei
di Ignazio Dessì   –   Facebook: I. D.

Un mostro terribile dorme nei Campi Flegrei, vicino a Pozzuoli, e potrebbe svegliarsi da un momento all’altro lasciandosi dietro morte e distruzione. Il supervulcano nell’area a Nord-Ovest di Napoli è il secondo più grande al mondo dopo quello di Yellowstone nell’omonimo parco degli Usa, e potrebbe “esplodere” prima del previsto, stando a un comunicato della University College di Londra che si basa su una ricerca realizzata da Christopher Kilburn, del Dipartimento di scienze della terra, insieme a Giuseppe De Natale e Stefano Carlino, dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Eruzione vicina

La notizia rimbalza sulle pagine de La Stampa che spiega perché l’eruzione potrebbe essere dietro l’angolo. Sicuramente non imminente ma certo non lontana, sottolineano gli esperti. L’importante è “tenere alta la guardia”, afferma Kilburn. Anche perché – aggiunge il geologo e primo ricercatore del CNR Mario Tozzi (ascolta l’intervista) – la caldera di Pozzuoli, nonostante sia più piccola, “è molto più pericolosa di quella di Yellowstone perché quella sta dentro un parco nazionale  con pochissimi abitanti, mentre nell’altro caso sono 600mila le persone a rischio”. Le istituzioni devono dunque approntare tutti i criteri di intervento per una simile eruzione.

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Nel 2012 la Protezione Civile ha innalzato il livello di guardia da “verde” a “giallo” ma la situazione va monitorata assiduamente. Nella sua storia i Campi Flegrei hanno prodotto violente e ciclopiche eruzioni 40mila anni fa e poi 15mila anni fa. L’ultima manifestazione di una certa entità risale però al 1538, quando si formò il Monte Nuovo, il più giovane vulcano d’Europa, sul lago Lucrino.

Deformazione e sismicità

Ma come mai gli scienziati lanciano l’allarme? Nel loro studio hanno rilevato deformazioni del suolo comparando le stesse al tasso di sismicità dell’area. Un metodo innovativo “utilizzato per prevedere le eruzioni dei vulcani da lungo tempo quiescenti”. Finora per fare le previsioni ci si era basati “sull’eventuale presenza di intrusioni magmatiche superficiali – fa presente De Natale – mentre adesso si pone l’attenzione sulla risposta della caldera alle sollecitazioni interne”.

In pratica stando a quanto si riporta nella ricerca occorre esaminare deformazione e sismicità. Ovvero l’eruzione va considerata probabile “quando il terreno viene allungato fino al punto di rottura, dal quale il magma può fuoriuscire”.

Campi Flegrei, la deformazione del suolo vista dai satelliti (Ansa)

Le esperienze precedenti

I tempi in cui questo avverrà tuttavia non sono mai certi, perché il magma può anche ristagnare prima di fuoriuscire in superfice. Ciò premesso bisogna tuttavia dire che i Campi Flegrei presentano un “trend visto durante le ricerche condotte su altri vulcani che hanno prodotto eruzioni spettacolari e danni  negli ultimi 20 anni, come il Tarvurvur in Papua Nuova Guinea, l’El Hierro alle Canarie e il Soufriere Hills sull’Isola di Montserrat”, spiega Kilburn.

Il sollevamento del suolo

Fatto sta che il suolo dei Campi Flegrei, fino agli anni ’50, ha cominciato a sprofondare, poi l’area ha iniziato a sollevarsi. Il picco si è avuto tra il 1982 e il 1985 quando il sollevamento del suolo ha raggiunto i 2 metri. A questo si sono accompagnati terremoti. Migliaia di abitanti di Pozzuoli furono in quel periodo evacuati. Negli ultimi 10 anni il terreno si è poi sollevato di 30 centimetri, il che denota – secondo gli esperti – la presenza di un laghetto di magma a bassa profondità. Una ulteriore conferma del fatto che le autorità dovrebbero stare davvero all’erta e non farsi trovare impreparate davanti a un evento potenzialmente devastante.

Alan Friedman: Donald Trump come Nixon ma vi spiego perché l’impeachment non scatterà prima del 2018

Alan Friedman: Donald Trump come Nixon ma vi spiego perché l’impeachment non scatterà prima del 2018

Per il noto giornalista americano le probabilità che il presidente finisca il mandato sono inferiori al 50%

di Michael Pontrelli   –   Twitter: @micpontrelli

Giornate difficilissime per Donald Trump. Dopo le rivelazioni di James Comey, capo del FBI fino alla scorsa settimana e licenziato in tronco dal presidente, sulle pressioni ricevute per fermare le indagini sul generale Michael Flynn e sui suoi contatti con Mosca, qualcuno ha incominciato addirittura ad ipotizzare una fine prematura del mandato presidenziale. Esagerazioni della stampa o scenario realistico? Abbiamo chiesto un parere in merito al noto giornalista americano Alan Friedman.

Per l’autore di This is not America “è chiaro che quando diversi senatori repubblicani incominciano a parlare di impeachment  e quando viene nominato un procuratore speciale indipendente come l’ex capo dell’Fbi, Robert Mueller” per indagare sulle connessioni tra l’entourage di Trump e il governo di Vladimir Putin “il rischio esiste”.

(Alan Friedman)

Parallelismi storici con Watergate di Nixon sono forti

Per Friedman quanto sta accadendo e in particolare “il tentativo di fermare le indagini” sul Russiagate “ricordano il Watergate di Richard Nixon”. “Nel 1973 – ha spiegato – Nixon ha licenziato chi indagava su di lui e 292 giorni dopo si è dovuto dimettere”. Non ci sono quindi dubbi sul fatto che “i parallelismi storici sono forti”.

(Richard Nixon) 

Quella in corso è una crisi grave

Il giornalista americano è convinto che “ci saranno diverse mozioni di impeachment da parte dei democratici”. Questo non significa che automaticamente “si farà” ma “le rivelazioni di Comey e la nomina del procuratore speciale Mueller dimostrano che quella in corso è una crisi grave” che potrebbe effettivamente “concludersi con un impeachment”.

Repubblicani salveranno Trump almeno fino al 2018

Friedman non crede però che questo scenario possa realizzarsi già in tempi brevi perché non vede al momento “la volontà dei repubblicani di andare contro un presidente dello stesso partito prima del voto del 2018”. L’esito di queste elezioni saranno però fondamentali per il destino di Trump. In caso di sconfitta “l’impeachment sarebbe molto probabile”. “Rimango del parere – ha concluso – che la probabilità che Trump concluda il suo mandato sia inferiore al 50% “.

Canoni ridicoli a cui abbiamo ceduto le nostre spiagge più belle

Dall’hotel esclusivo Cala di Volpe al Twiga di Briatore: ecco i canoni ridicoli a cui abbiamo ceduto le nostre spiagge più belle

Gli emiri qatarioti pagano in Costa Smeralda solo 500 euro all’anno, a Marina di Pietrasanta l’imprenditore bolognese versa 16 mila euro. Un’inchiesta del Corriere ripercorre lo scandaloso tariffario applicato per le concessioni pubbliche

Uno scorcio della spiaggia di Liscia Ruja
Uno scorcio della spiaggia di Liscia Ruja
Redazione Tiscali

L’hotel Cala di Volpe, uno dei più lussuosi d’Italia, ha in concessione uno dei tratti di costa più belli del Nord Sardegna. La sabbia bianca incastonata in suggestive baie di rocce e ginepri di Liscia Ruja è uno dei più suggestivi tratti di quella rinomata porzione di costa. Eppure il complesso turistico di proprietà di emiri qatarioti e gestito dalla Starwood, con stanze che arrivano a 1000 euro a notte, paga allo Stato solo 520 euro di concessione all’anno. I diritti concessi dal comune di Arzachena sui suoi chilometri di costa, 59 in tutto, fruttano un introito totale di soli 19 mila euro.  E stiamo parlando della Costa Smeralda. Caso emblematico ma tutt’altro che isolato.

Fotografie come questa si rincorrono in tutti i luoghi più belli d’Italia: chilometri e chilometri di coste date in concessione esclusiva e praticamente perpetua a canoni irrisori, per un totale di circa 30 mila lucrose attività imprenditoriali. Coste che, con ogni evidenza, dovrebbero essere valorizzate e diventare una importante risorsa economica per le casse sempre in rosso dello Stato. Tanto più che si tratta di beni pubblici sottratti alla fruizione collettiva e libera dei cittadini. Le concessioni totali nel 2016, rivela uno studio di Nomisma, hanno fruttato solo 101,8 milioni di euro a fronte di un fatturato stimato di almeno 15 miliardi di euro. E non è tutto, perché queste lucrose attività sono date senza gara d’appalto e sulla base di “diritti” che vengono tramandati di padre in figlio, in palese violazione di tutte le norme europee.

La procedura di infrazione Ue

L’Ue infatti non è stata a guardare e già nel 2009 ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia chiedendo la gara pubblica per tutte le concessioni che aprirebbe anche a operatori turistici non italiani le porte delle concessioni sulla base della Direttiva Bolkenstein del 2006. L’Italia fino ad oggi ha fatto melina, prorogando fino al 2020 le concessioni in atto (Dl Costa). L’intervento della Corte di Giustizia europea e da ultimo del Tar della Lombardia hanno bocciato la disposizione succitata, in quanto in palese violazione della normativa europea. Solo da ultimo – governo Gentiloni – è stato emanato un Ddl di riorganizzazione della materia che attende ora l’esame del Parlamento.

I canoni dei luoghi da sogno

Intanto l’inchiesta del Corsera fa un elenco davvero interessante di alcune delle strutture più note d’Italia e relativi allegri canoni. A Marina di Pietrasanta il Twiga di Briatore paga 16 mila euro all’anno per una concessione su 4.485 metri quadri. “Ma Briatore non è titolare diretto della concessione bensì in subaffitto e versa un canone di oltre 200.000 euro alla fortunata società concessionaria”. A Otranto il discusso imprenditore ha provato a replicare l’affare, ma la procura di Lecce è intervenuta per verificare eventuali irregolarità. L’elenco è davvero lungo. “A Forte dei Marmi il Bagno Felice versa 6.560 euro per 4.860 metri quadri – scrive il quotidiano milanese -. A Punta Ala, l’Alleluja paga 5.230 euro per 2.420 metri e il Gymnasium 1.210 euro per 2.136 metri. A Capalbio, lo stabilimento l’Ultima spiaggia — assai frequentato anche dai politici — versa 6.098 euro (per 4.105 metri quadri), mentre il lido-ristorante Carmen Bay paga 3.302 euro per i suoi 2.172 metri. Le differenze a volte sono consistenti. Il Luna Rossa di Gaeta sborsa 11.800 euro per 5.381 metri, mentre il Bagno azzurro di Rimini ne versa 6.700”.

Esenzione milionaria dell’iva in cambio del Rolex.

Esenzione milionaria dell’iva in cambio del Rolex. Parla la Vicari: “Il mio solo un regalo, ci sono ministri che ne hanno presi tre”

Il sottosegretario ai trasporti che ha rassegnato le dimissioni dopo l’iscrizione nel registro degli indagati per corruzione si difende

Esenzione milionaria dell'iva in cambio del Rolex. Parla la Vicari: 'Il mio solo un regalo, ci sono ministri che ne hanno presi tre'
Redazione Tiscali

“Non ho agito nell’interesse di una persona ma nell’interesse di una categoria. Il trasporto marittimo era l’unico mondo del trasporto pubblico rimasto fuori dall’esenzione dell’Iva”. Simona Vicari, senatrice alfaniana ormai ex sottosegretaria alle Infrastrutture e ai Trasporti, spiega i perché delle sue dimissioni in un’intervista a Monica Guerzoni, del Corriere. L’aver ricevuto in dono un Rolex dall’armatore Morace non significa esser corrotti perché, ribadisce, quello era soltanto un regalo. Lei naturalmente ha gradito e ringraziato Ettore Morace, proprietario della più grande compagnia marittima di aliscafi d’Europa… Il costoso pensiero l’ha portata comunque al centro dell’inchiesta per corruzione sul “Sistema Trapani“.

Molte le intercettazioni al vaglio degli inquirenti

Tra le tante questa: “Zio Nunzio ci ho pensato ce lo voglio fare il regalo, quei due regali a questi due personaggi”. E’ Ettore Morace, in carcere per corruzione, che parla con un collaboratore proprio dei Rolex che voleva regalare alla Vicari e ad un uomo del suo staff, Marcello Di Caterina, ora entrambi indagati. Ma Vicari ritiene che la vicenda che la vede protagonista sia tutto frutto di un fraintendimento. “Ho letto sulle agenzie che sarei accusata di corruzione – dice a Guerzoni -. Ma di che parliamo? Quell’orologio riguarda rapporti con le persone che uno ha a prescindere. Dalle intercettazioni si capisce benissimo che si tratta di un regalo di Natale. Poi sì, io ho chiamato per ringraziare. Ma se lo avessi fatto per corruzione, secondo lei avrei ringraziato?”.

Esenzione Iva in cambio di un Rolex

Secondo la Procura di Palermo Vicari avrebbe introdotto un emendamento legislativo che abbassava l’Iva sui trasporti marittimi facendo risparmiare milioni a Morace. In cambio avrebbe avuto, appunto, un Rolex. Stesso regalo per Di Caterina che oggi, nel corso di una perquisizione, ha restituito ai carabinieri l’orologio. “Morace – scrive il gip – invitava a mandare una dipendente della Liberty Lines con funzioni di segretaria ad effettuare l’acquisto e dava indicazione di comprare un orologio da donna ed uno da uomo entrambi in acciaio. La donna avrebbe dovuto scegliere i modelli più economici e con il massimo dello sconto. A fare avere l’orologio alla Vicari fu Manfredi Asta, fratellastro della sottosegretaria e dipendente di Morace.

La senatrice rivendica la correttezza del suo operato

“Sono assolutamente tranquilla e certa della liceità della mia azione essendomi, della vicenda, interessata nel pieno adempimento delle deleghe che mi erano state conferite e nella pienezza del ruolo di parlamentare che rivesto e questo per venire incontro alle esigenze dell’intero comparto marittimo. Se il signor Morace ne beneficerà ciò avverrà al pari di tutti i suoi colleghi che operano nel settore e senza alcun privilegio personale”. Certo è che Morace a questo punto potrà risparmiare qualcosa come 7 milioni di tasse. “Ecco – mette in evidenza la ex sottosegretaria alle Infrastrutture e ai Trasporti – non le pare che rispetto a questo il valore del Rolex fosse un po’ sproporzionato? Un po’ poco, intendo”. E poi lei non è la sola ad aver ricevuto regali di questo tipo: “Ci sono ministri – spiega alla giornalista del Corriere – che hanno preso non uno, ma tre Rolex e sono ancora in carica”.

Non sono Rolex, in Parlamento c’è chi parla di altri favori

Guerzoni la incalza: “In Parlamento gira voce che la contropartita del suo interessamento sia stata ben più alta. È vero che, dal suo posto al governo, lei ha convinto l’armatore Morace ad assumere suo fratello Manfredi?” Secca la risposta: “Ma quando mai? Mio fratello si è laureato in Giurisprudenza un anno, un anno e mezzo fa e alla Liberty Lines sta facendo uno stage a tempo determinato”. Non sono stata io a chiedere, Morace “cercava qualcuno”. “Il mio rapporto con Morace non nasce da questo episodio, in Sicilia ci conosciamo tutti. Certo, in questo periodo i rapporti tra noi si sono intensificati. Comunque difenderò la mia correttezza e il mio operato”.

La solidarietà di Alfano e l’ira del M5s

Alla Vicari arriva la solidarietà del ministro degli Esteri Angelino Alfano, insieme al quale ha fondato il Nuovo Centrodestra (ora Ap). Il suo, dice Alfano, “è un gesto libero, autonomo, forte, coraggioso, da parte di una persona seria e leale sempre, che vuole chiarire e chiarirà, ma senza lasciare spazio a strumentalizzazioni. Da parte mia e del partito di cui Simona Vicari fa parte, pieno sostegno e grande amicizia per la decisione che ha preso e che non le è stata richiesta in alcun modo da alcuno”. Attacca e chiede che venga fatta “chiarezza immediata” il M5S, secondo cui un Rolex in cambio di un emendamento “è un fatto gravissimo”.

Il kamikaze era un 22enne britannico appena tornato dalla Libia. Isis rivendica la strage dei giovani: 22 i morti

Il kamikaze era un 22enne britannico appena tornato dalla Libia. Isis rivendica la strage dei giovani: 22 i morti

L’attentatore era noto alle forze dell’ordine. Si cercano connessioni con altre cellule terroristiche. Tre finora le persona arrestate. I feriti sono almeno 120: tra loro anche 12 bambini ricoverati in ospedale in gravi condizioni

Il kamikaze era un 22enne britannico appena tornato dalla Libia. Isis rivendica la strage dei giovani: 22 i morti
Redazione Tiscali

Salman Abedi, 22 anni, britannico di origini libiche, era appena tornato dalla città di Tripoli, dove forse è stato radicalizzato E’ quanto ha raccontato al Times un suo amico dell’università di Salford, ateneo in cui anche l’attentatore risultava iscritto: “Era andato in Libia tre settimane fa ed era tornato da poco, giorni fa”.

La polizia e l’intelligence britannica stanno ora cercando di stabilire se nel suo viaggio in Libia il giovane sia stato addestrato in un campo jihadista. E dalla Francia giungono anche notizie che il giovane di recente si sia recato anche in Siria. Così dichiara il ministro degli Interni francese Gerard Collomb che ha aggiunto che il giovane avrebbe dato prova dei suoi legami con l’Isis.

Figlio di un rifugiato scappato dalla Libia di Muammar Gheddafi, è lui l’attentatore che ha fatto strage alla Manchester Arena. Secondo i media britannici era già noto alle autorità che ora stanno cercando di stabilire eventuali connessioni tra l’attentatore e altre cellule terroristiche. Il bilancio è pesantissimo: 22 le vittime, 12 dispersi, almeno 120 i feriti tra cui anche 12 bambini ricoverati in ospedale in gravi condizioni. La strage è stata rivendicata dall’Isis. “Uno dei soldati del Califfato è riuscito a posizionare ordigni esplosivi in mezzo a un raggruppamento di crociati nella città britannica di Manchester. Per chi venera la Croce e i loro alleati il peggio deve ancora venire. Sia lode al Signore” ha scritto l’organizzazione terroristica nella rivendicazione.

Blitz della polizia nella casa dell’attentatore

“Un paio di mesi fa – ha raccontato una vicina di casa di Salman Abedi – ha iniziato a recitare delle preghiere islamiche ad alta voce in strada. Parlava arabo”. Era “una famiglia libica, si comportavano molto stranamente”. Il giovane, nato a Manchester, secondo di quattro figli, abitava a Elsmore Road, nel quartiere di Fallowfield, che dista una manciata di chilometri dal centro. Stamani la polizia ha compiuto un blitz nella sua abitazione, portando a termine anche un’esplosione controllata. Secondo i media britannici, era già noto alle autorità.

Secondo gli esperti non si tratta di un lupo solitario

Gli esperti, anche se finora le autorità non si sono sbilanciate, sembrano privilegiare l’ipotesi che non si tratti di un lupo solitario. La dinamica dell’attentato è atipica rispetto ad altri attentati compiuti dai ‘terroristi fai da te’. In particolare, si ritiene che l’ordigno esploso – riempito di oggetti metallici, biglie o chiodi – possa essere stato assemblato da un artificiere, appartenente a un cellula più vasta e pronta a colpire ancora.

Tre persone arrestate nelle zone di Chorlton e Ashton

E’ vero che i network terroristici, dall’Isis ad al Qaida, hanno messo in rete da anni manuali che spiegano come fabbricare una bomba, ma la probabilità che il giovane abbia fatto tutto da solo appare improbabile. Si tratterebbe infatti di un ordigno “con un certo livello di preparazione”, quindi non assemblato da un principiante. “E’ improbabile che una cellula terroristica ‘sprechi’ un elemento in grado di fabbricare bombe del genere”, spiega una fonte dei servizi britannici: l’artificiere “per loro sarebbe una risorsa indispensabile per compiere altri attacchi”. Quindi “sembra più verosimile che il giovane facesse parte di un network, o abbia potuto contare sul loro aiuto”. L’indagine sull’attentato è stata affidata alla North West Counter Terrorism Unit. Ma rinforzi dell’antiterrorismo di Scotland Yard sono stati inviati da Londra durante la notte. Effettuati una serie di arresti nelle zone di Chorlton e Ashton: tre le persone fermate

L’allerta rimane altissima

Gli artificieri della polizia di Manchester hanno evacuato il centro commerciale Arndale a causa di un presunto pacco sospetto. L’allarme è durato poco e si è concluso con l’arresto di un uomo che però, è stato precisato, non ha legami con l’attacco all’Arena Stadium. Un altro pacco sospetto, poi rivelatosi innocuo, aveva portato stamani all’evacuazione della stazione degli autobus di Victoria, nel centro di Londra. Le autorità hanno compiuto operazioni in due zone di Manchester, Whalley Range e Fallowfield, in connessione con l’attacco. Sicurezza rafforzata negli stadi di Wembley e Twickenham in vista degli eventi del fine settimana.

Lo shock della regina e la condanna di Trump

La regina ha espresso “lo shock di un’intera nazione per l’atto barbaro”. Il presidente Usa Donald Trump ha telefonato alla premier May: entrambi hanno definito l’attacco “particolarmente insensato e depravato” l’aver colpito teenager in un evento gioioso. Trump ha ribadito alla May che “gli americani stanno con i cittadini del Regno Unito e che la nostra determinazione non verrà mai meno di fronte al terrorismo”. Il presidente Usa ha offerto aiuto alle indagini. Il neopresidente francese Emmanuel Macron è andato all’ambasciata britannica a Parigi a rendere omaggio, ed ha parlato di attacco “a tutta l’Europa libera”. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni si è recato all’ambasciata britannica di Roma a firmare il libro delle condoglianze.

Il ricordo della piccola Saffie

La piccola uccisa, 8 anni, si chiamava Saffie: “Era una bellissima bambina, amata da tutti e sarà sempre ricordata per la sua gentilezza e la sua dolcezza, era silenziosa e con uno spirito creativo” ha raccontato commosso uno degli insegnanti della sua scuola.