Oro ai Mondiali di nuoto: la vendetta di Fede dopo i veleni di Rio

Oro ai Mondiali di nuoto: la vendetta di Fede dopo i veleni di Rio

La nuotatrice azzurra ha vinto l’oro in Canada con una superba prestazione nei 200 stile libero: “Questa medaglia chiude il cerchio di una carriera”

 

La vendetta, anche quella sportiva, è un piatto che si serve freddo. Federica Pellegrini ha atteso quattro mesi per cancellare i veleni delle Olimpiadi di Rio e ricordare a tutti di che pasta è fatta. “Fede” ha vinto l’oro ai Mondiali di nuoto in vasca corta in corso a Windsor, in Canada, con una superba prestazione nei 200 stile libero, la sua specialità. Ha chiuso i giochi in 1’51″73, miglior prestazione italiana in tessuto e suo miglior tempo mai nuotato dopo il record ‘gommato’ del 2009 agli europei di Istanbul. Non contenta, ha poi trascinato la staffetta 4×100 stile libero ad un argento mai conquistato prima. Una giornata perfetta che le regala l’unica gemma che mancava alla sua preziosa collezione: l’oro mondiale in vasca corta. Sono quarantasei così le medaglie internazionali tra europei, mondiali e olimpiadi di un’atleta intramontabile capace di risalire sullo stesso podio a dieci anni di distanza da Shanghai 2006 (lì battuta dalla cinese Yang Yu).

“Questa medaglia chiude il cerchio di una carriera”

“Sono contentissima, questa medaglia chiude il cerchio di una carriera -ha dichiarato Pellegrini dopo il trionfo – nuotavo in corsia tre e per un pò ho pensato a quella dannata finale olimpica di Rio. Soprattutto il pregara è stato difficile. Poi mi sono sciolta, sono entrata in acqua ed ho disputato la gara perfetta in rimonta come piace a me. Battere una come Katinka Hosszu (tre ori ed un argento a Rio, ndr) è sempre difficile e stimolante. L’avevamo preparata così con il mio allenatore Matteo Giunta ed è riuscita una gara perfetta. Questa medaglia è il frutto del sacrificio e della voglia di non mollare mai che fanno parte del mio dna anche a 28 anni”.

I giorni sulla Terra si allungano, ma meno del previsto

I giorni sulla Terra si allungano, ma meno del previsto

Negli ultimi 27 secoli il giorno medio si è allungato di circa 1,8 millisecondi ogni secolo, meno” di quanto precedentemente stimato

I giorni sulla Terra si allungano, ma meno del previsto

I giorni terrestri si stanno allungando, ma difficilmente ce ne accorgeremo, dato che servono 3,3 milioni di anni per aggiungere un solo minuto alla giornata, secondo un recente studio. Negli ultimi 27 secoli il giorno medio si è allungato di circa 1,8 millisecondi ogni secolo, secondo un gruppo di ricercatori britannici che ha pubblicato i suoi risultati sulla rivista Proceedings of the Royal Society A.

I giorni si allungano meno di quanto stimato

E’ “decisamente meno” di quanto precedentemente stimato, 2,3 millisecondi al secolo, un ritmo che richiedeva solo 2,6 milioni di anni per aggiungere un minuto.”E’ un processo molto lento” ha detto uno degli autori dello studio, Leslie Morrison, astronomo in pensione del Royal Greenwich Observatory. “Sono stime approssimate, perchè le forze geofisiche che operano sulla rotazione terrestre non saranno necessariamente costanti su un periodo di tempo così lungo” ha aggiunto, “Una glaciazione ad esempio scombinerebbe tutte le estrapolazioni”. La stima precedente di 2,3 millisecondi era basata sulla forza frenante della Luna, la cui gravità causa le maree.

Il nuovo studio

Per il nuovo studio, Morrison e i colleghi hanno usato le teorie gravitazionali sul movimento della Terra attorno al Sole e della luna attorno alla Terra per calcolare i tempi delle eclissi di Sole e Luna nel tempo, viste dal nostro pianeta. Poi hanno calcolato i luoghi della terra da cui sarebbero state visibili e paragonato questi risultati con le osservazioni delle eclissi svolte dagli antichi babilonesi, cinesi, greci, arabi ed europei medievali. Gli scienziati hanno rilevato discrepanze tra i luoghi dove le eclissi avrebbero dovuto essere osservate e i punti sulle Terra dai quali furono effettivamente viste.

Gli orologi ad alta precisione vanno ritarati

“Queste discrepanze misurano la variazione delle rotazione terrestre dal 720 avanti Cristo” quando le antiche civiltà cominciarono a documentare le eclissi. i fattori che influenzano la rotazione terrestre includono l’effetto frenante della Luna, il cambiamento della forma della Terra dovuto allo scioglimento dei ghiacci polari dall’ultima glaciazione, le interazioni elettromagnetiche tra mantello e nucleo e variazioni del livello medio dei mari. Il rallentamento dell’orbita terrestre è il motivo per cui gli orologi ad alta precisione vanno ritarati ogni qualche anno per restare in sincrono con il moto terrestre

I sardi i primi a produrre il vino, già nell’Età del Ferro si brindava col rosso

I sardi i primi a produrre il vino, già nell’Età del Ferro si brindava col rosso

Dalle analisi effettuate emerge che il reperto trovato è con certezza il più antico del Mediterraneo

I sardi i primi a produrre il vino, già nell'Età del Ferro si brindava col rosso

I sardi sono stati i primi a produrre il vino. Lo dicono gli esperti dopo alcuni approfonditi esami su alcuni reperti trovati a Monastir (Cagliari). La prova viene dall’esame dei materiali rinvenuti all’interno del torchio per il vino a torricella con vasca risalente all’Età del Ferro, un manufatto in arenaria ritrovato nel 1993 nel villaggio nuragico di Bia de Monti – Monte Zara (900/850 – 725 a.C.) dall’archeologo Giovanni Ugas.

Il reperto più antico del Mediterraneo

Le analisi sui residui organici sono state effettuate dall’equipe archeobotanica del Centro Conservazione Biodiversità dell’Università di Cagliari, guidata dal professor Gian Luigi Bacchetta, e dai ricercatori di Chimica degli alimenti, primo fra tutti il prof. Pierluigi Caboni. “Abbiamo esaminato i frammenti ritrovati all’interno della vasca del torchio – ha spiegato questa sera Caboni a Monastir durante un convegno sulla straordinaria scoperta – È questo con certezza il reperto di questo genere più antico del Mediterraneo. Si tratta di una scoperta fondamentale perché permette di fissare un tassello importante per individuare le prime produzioni vinarie: i sardi sono stati quindi i primi a produrre vino. Dalle analisi risulta con ogni probabilità una produzione di vino rosso”.

Grazie alle operaie di Monastir

Il professor Ugas ha ricordato oggi “il contesto straordinario che ha restituito manufatti nuragici e prenuragici. La scoperta del torchio è stata resa possibile dal lavoro di operaie monastirese che operavano nello scavo”. Intorno al manufatto sono state trovate solo tracce di terriccio: “All’interno invece – ha precisato Martino Orrù, ricercatore del Centro Conservazione Biodiversità – è stato individuato un agglomerato cristallino e dell’acido tartarico all’interno della vasca. Da lì siamo partiti per le analisi”.