Vita da esodato

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Manifestazione di esodati a Roma (Ansa) Articoli correlatiEsodati, manifestazione unitaria a Roma. Camusso: …Esodati, Carla Cantone: “La Fornero smetta dare nu…Fornero: “Per i 65mila esodati risorse sufficienti…Lavoro, Fornero: “Il governo non intende trascurar…Lavoro: sussidi ai disoccupati, come funziona in E…Alberto, una vita da esodato: “Questi vogliono cancellare i miei sogni, la notte non dormo e per la rabbia piango”di Ignazio DessìTweetCommentaL’Inps dice 400mila, lei, la Fornero, ministra del Welfare, si adombra e redarguisce l’ente: gli esodati per il governo Monti sono solo 65mila, sia chiaro. Un balletto di numeri sulla testa di uomini e donne, di lavoratori gabbati e famiglie disperate. Un dramma sulle vite di migliaia di persone, quello di chi ha lasciato il lavoro per accedere al pensionamento in base a un piano concordato con l’azienda e si è ritrovato, con la riforma, senza stipendio e senza pensione. Una delusione che conduce ai pensieri più neri e di notte lascia senza sonno, come testimonia l’ex dipendente di Poste Italiane Alberto Mundula, di Selargius in provincia di Cagliari, che la brutta esperienza la vive in tutta la sua devastante realtà.“Non ho una età troppo avanzata ma vanto 40 anni di contributi – premette Alberto – avendo cominciato a lavorare fin da ragazzino, prima in una ditta farmaceutica, per 5 anni, e poi alle Poste italiane, per 35. Il 1° luglio del 2011 l’azienda mi ha proposto l’esodo ed ho accettato. La mia pensione sarebbe scattata da giugno 2013. Poi la doccia fredda: con le nuove regole il mio appuntamento col ‘meritato riposo’ viene spostato di due anni e mezzo”. Ma non basta, per arrivare all’agognata pensione l’ex dipendente postale dovrebbe versare 27 mesi di contributi a 800 euro al mese. Con l’azienda del resto ha siglato un patto, come lui tiene a precisare, e questa non deve più versare niente. Semmai è colpa del governo che “se n’è fregato di qualsiasi esigenza di gradualità” macinando tanti lavoratori nei suoi freddi ingranaggi fatti di numeri. “Io – confessa – mi ritengo persino fortunato, perché la mia pensione si è allontanata di ‘soli’ 27 mesi, mentre altri l’hanno vista spostarsi di 6-7 anni”. Un dramma assoluto.Un ciclone che spinge verso la frustrazione e fa sentire il peso dell’ingiustizia, che si accanisce sui deboli, destinati a pagare per tutti, mentre altri si trastullano impuniti e se la ridono. Così ti sale dentro una gran rabbia mista alla sfiducia nella capacità dello Stato di essere equo. “Non avrei mai creduto, dopo tante lotte cui ho partecipato, di dover manifestare un giorno a Roma per il diritto alla mia pensione, dopo 40 anni di contribuzione”, spiega con tono amaro l’ex lavoratore che comunque spera. Potrebbe rientrare tra i 65mila “recuperati”, coloro cioè che maturano la pensione entro dicembre 2013. Si tratterà di affrontare di nuovo tutta una serie di incombenze burocratiche per dimostrare di avere il diritto, ma questo è il meno che può capitare.“Sono divorziato – spiega Mundula – e sono nonno perché i miei tre figli, tutti sposati e con un lavoro, hanno fatto in fretta a farmi sentire vecchio dandomi dei nipotini. Passo anche gli alimenti alla mia ex moglie, ma per ora tiro avanti dignitosamente”. Se però a giugno del prossimo anno non dovesse arrivare la pensione, la sua non sarebbe certo una bella situazione, perchè i risparmi fanno in fretta a prosciugarsi. “Soprattutto se dovessi essere costretto a pagare quei 27 mesi di contributi. Sarebbe come impiccarsi”, afferma Alberto. Tuttavia ci sono situazioni molto più critiche della sua: famiglie che tirano la cinghia, figli costretti a lasciare l’università, case svendute per tornare ad abitare dagli anziani genitori. “Situazioni da spararsi – precisa l’ex operatore delle Poste – Conosco uno a cui hanno spostato il pensionamento di sei anni e, poveraccio, non ha alcun reddito per poter campare la famiglia”.Quella degli esodati è una realtà logorante, dove regnano l’angoscia e la paura del futuro. E anche Alberto vive il turbamento di chi non ha certezze. “Non sarò tranquillo fino a quando non vedrò la mia prima pensione accreditata sul conto”, afferma. Poi, quasi mormorando, aggiunge: “Monti, Fornero e gli altri non si rendono conto, così facendo, di ammazzare la gente”. E’ lo sfogo di chi si sente tradito, beffato. “Mi mancavano dieci mesi ai 40 anni di contributi quando l’azienda mi ha proposto l’esodo – racconta – Per due volte ho rifiutato, poi la 3 volta ho accettato. Penso di essermi sentito come uno schiavo improvvisamente liberato. Avevo la tranquillità davanti e un po’ di risparmi in tasca. Potevo pensare a un futuro tranquillo, con la mia nuova compagna, l’affetto dei miei figli e quello dei miei meravigliosi nipotini. Mi sentivo quasi ricco, ma non di una ricchezza fatta solo di denaro”.Le nuove norme sul sistema pensionistico invece hanno fatto crollare il mondo addosso ad Alberto e a quelli come lui. “Avevo stipulato un contratto con l’azienda e la pensione me la ero pagata. Eppure qualcuno ha deciso che i miei progetti potrebbero andare accantonati – sbotta l’esodato – Lo confesso, dalla rabbia ho pianto, e l’ho fatto per giorni. Ed ora, quando mi alzo non provo serenità perché in testa ho il chiodo fisso di quel sogno che potrebbe svanire”.La delusione è cocente e a volte la frustrazione è alimentata da chi non comprende la portata del tuo dramma, dell’ingiustizia subita. Come quando “il 12 dicembre ci hanno ricevuto in prefettura a Cagliari e dicevano: ‘Anche voi però, fidarvi ad andarvene prima’. Ma come? Avevo 40 anni di contributi, come potevo pensare che ciò venisse messo in discussione?” Sarà che la pensione per la gente normale è una questione vitale, un fatto di civiltà che molto ha da vedere col concetto di società giusta. Non per nulla Hollande in Francia ha riportato a 60 anni l’età pensionabile. E ad Alberto questo non sfugge: “Come si fa a mandare la gente a riposo a 67 anni, soprattutto in certi lavori? E ciò se va bene, perché a sentire il governo si dovrebbe sollevare l’asticella di tre mesi ogni due anni. Per cui si finirà con l’andare in pensione a 70 anni. Di questo passo si smetterà di lavorare un attimo prima di entrare in una casa di riposo o del funerale. L’unica cosa che conta per questi qua (il governo ndr) è far quadrare due numeri in un bilancio, pur di stare dietro le disposizioni della Bce e i desideri dei poteri finanziari. Questo conta più della vita delle persone”.Eppure un esodato si augura poche cose dalla vita. Forse solo una. “Nonostante le mie vicissitudini – dice Alberto – sono riuscito a comprarmi una casetta di 45 metri quadri. Ho una donna che mi vuol bene, dei figli e dei nipotini, e ora vorrei solo ciò che considero mio diritto: la pensione che mi sono sudato”. Poi “vorrei riavere il mio diritto a dormire, perché – spiega l’aspirante pensionato – “dal 4 dicembre non dormo più. Ma ho paura di questo esecutivo senza bandiera, capace di assumere qualsiasi decisione sulla pelle dei lavoratori”. Lui, attivista di sinistra da sempre, ha perfino fatto pensieri impuri. “Mi è capitato addirittura di pensare ‘cacchio dovevo tifare per Berlusconi, lui questo non lo avrebbe mai fatto”. Certo, poi “rinsavisce” e conclude: “Comunque è un bene che il Cavaliere non ci sia più, anche se siamo finiti dalla padella nella brace. Un governo deve fare l’interesse di chi lavora, del popolo, non della finanza. E deve trovare soluzioni. Mi auguro si rendano conto che certe cose bisognava farle con più attenzione e gradualità”.L’animo di un esodato contiene molto fiele, eppure c’è anche spazio per una buona dose di altruismo, perchè le riflessioni di un esodato comprendono anche il prossimo, e in particolare chi sta peggio di lui. “Penso alle persone incluse nelle 400mila a cui probabilmente si riferisce l’Inps – spiega Alberto – Quelle in Cig, in mobilità, quelle per intenderci di Termini Imerese o dell’Alcoa, dell’Eurallumina o di tutte le aziende sull’orlo della chiusura. Penso ai precari e a tutti quelli rimasti senza un lavoro e per i quali l’unica speranza di sopravvivenza erano gli ammortizzatori sociali per arrivare, in molti casi, alla pensione. Con queste nuove regole, con il venir meno di quegli ammortizzatori, tutti questi poveracci cosa faranno? Quando e come arriveranno alla pensione? Come tireranno avanti le loro famiglie? I signori del governo hanno voluto far cassa agendo sui grandi numeri, sui soliti sfortunati numeri: quelli dei dipendenti e dei pensionati. E forse non si sono curati dei drammi che stavano causando”. Per questo la conclusione finale di un esodato non può che essere una e una soltanto: “Adesso basta, così non si può certo andare avanti”. 12 giugno 2012

Vita da esodatoultima modifica: 2012-06-13T15:02:31+02:00da ugo565
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