Chiesta la fiducia sul decreto anticorruzione

 

Corruzione: chiesta la fiducia sul ddl che propone l’incandidabilità dei condannati. Pdl contrario

Dopo tante incertezze e rinvii, il governo ha posto la questione di fiducia nell’Aula della Camera sul ddl anticorruzione: lo ha annunciato all’Assemblea di Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda. La fiducia è posta sul testo delle commissioni. In particolare sono state autorizzate tre fiducie: la prima domani alle 12, la seconda alle 15 e la terza alle 18. Il voto finale è atteso giovedì pomeriggio. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo della Camera dopo un riunione infuocata culminata nell’intervento di Fini, indispettito dopo l’ennesima richiesta di tempo. Oggetto del contendere l’annunciato maxiemendamento che conteneva la norma sull’incandidabilità dei condannati tanto indigesto al Pdl. Alla fine il governo ha dovuto rinunciarvi.
La questione dell’articolo 7– Uno dei motivi principali sui quali si è arenata l’intesa governo-maggioranza per un maximendamento al ddl sul quale chiedere il voto di fiducia riguarda l’articolo 7 del testo. Si tratta di una norma accantonata e votata in commissione quando c’era ancora il governo Berlusconi che prevede l’impossibilità di fare contratti con la Pubblica Amministrazione per chi è condannato per reati vari tra cui quelli contro la P.A. come corruzione e concussione.
Scontro tra Pd e Pdl – Ora, nel maxiemendamento che aveva messo a punto il governo era stata inserita, su richiesta del Pd, una modifica: si era inserito nell’elenco di questi reati anche il 319 quater (la norma proposta successivamente nel testo dal Guardasigilli Paola Severino come rivisitazione del reato di concussione) che riguarda l”Induzione indebita a dare o promettere utilità”, la norma che potrebbe essere applicata al processo Ruby. Ma tale modifica non era piaciuta per nulla al Pdl che aveva criticato stamattina l’intenzione del governo di far passare questo ritocco come un “mero coordinamento formale”.
Tentativi di correggere il tiro falliti – Così, raccontano alcuni dei partecipanti al vertice di oggi tra maggioranza, Paola Severino e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, questa sarebbe stata la scintilla che avrebbe fatto esplodere il dissenso nella maggioranza. Per tentare di sedare il quale, il Guardasigilli avrebbe riproposto il testo così com’era stato licenziato dalla commissione, al netto delle varie modifiche che erano state introdotte dai tecnici di Via Arenula. Ma, secondo gli uffici della Camera, non è possibile ricorrere allo strumento del maxiemendamento senza “modifiche sostanziali”, come ha sottolineato anche il vicepresidente Maurizio Lupi.
Addio al maxi emendamento – Così, per superare l’ennesimo empasse tra Pd e Pdl, si è deciso alla fine di rinunciare all’ipotesi del maxiemendamento. Preferendo tre voti di fiducia sui tre articoli che riguardano la parte penale del provvedimento. Né, a giustificare il ricorso al maxiemendamento, ha aggiunto Lupi, “sarebbe potuto bastare lo spostamento dei termini per la delega al governo a legiferare in materia di incandidabilità dei condannati”. Nel testo originario era di un anno. Poi il governo aveva proposto 6 mesi. Alla fine l’ha spuntata il Pdl con 9 mesi.
Giarda: sono un ministro inesperto – Alla fine della riunione il ministro Giarda ha ironizzato su quanto sta avvenendo tra maggioranza e governo e, quasi sorridendo, ha assunto su di sé la responsabilità del ripensamento a proposito del maxi emendamento al ddl anticorruzione sul quale chiedere il voto di fiducia. “Sono chiaramente un ministro inesperto – sorride – e non mi sono reso conto di quanto il maxi emendamento trasmesso alla Camera fosse inammissibile…”. “Oggi – conclude – non l’ho azzeccata…”.
Di Pietro: governo amorfo per accordo al ribasso – Chi è poco propenso a scherzare sulla materia è il leader Idv. “Siamo ormai al mercato delle vacche. È un governo amorfo e incapace di prendere una decisione e assumersi la responsabilità, che chiede ancora tempo affinché nei retrobottega del Parlamento si trovi un accordo al ribasso”. Per Antonio Di Pietro “il ddl che doveva servire per contrastare la corruzione si sta spogliando, ogni giorno che passa sempre di più, di quelle misure che servivano per combatterla e, al loro posto, hanno inserito norme che la legittimeranno ancora di più”. “Tutto ciò – conclude – per fare in modo che il governo possa andare avanti e quella classe politica possa restare dov’è, invece di andare a elezioni al più presto”.
Udc: gravissima l’incandidabilità dei condannati solo dopo 2013 – “Se i tre voti di fiducia verranno messi sui tre articoli che ci hanno segnalato e cioè il 10, il 13 e il 14, vorrà dire che il divieto di candidare persone condannate sarà operativo dopo il 2013, cioè dopo l’inizio della nuova legislatura. E questo è davvero gravissimo”. A denunciarlo è il deputato dell’Udc, Pierluigi Mantini, che aveva presentato un emendamento al ddl anticorruzione per far si che le norme sull’incandidabilità prevista per le amministrative entrasse in vigore subito, prima che il governo facesse il decreto legislativo proprio su questa materia. Secondo l’articolo 10 del ddl, infatti, il governo avrebbe tempo fino a nove mesi (nel testo originario si parlava di un anno e poi si era proposto di dimezzare a sei mesi, con la contrarietà però del Pdl) per mettere a punto la disciplina che rende incandidabili e dunque ineleggibili tutti quelli che sono stati condannati con sentenza passata in giudicato per reati gravi come quelli di mafia e quelli contro la pubblica amministrazione. Per gli altri reati dovranno essere condannati a oltre tre anni.
Pd: voteremo fiducia con convinzione – Comunque sia andata la strana maggioranza Pd- Pdl che sostiene questo governo si appresta a concedere la fiducia “La scelta del governo di chiedere la fiducia sul testo del ddl anticorruzione licenziato dalle Commissioni è giusta. Si tratta di una legge necessaria, per contrastare un fenomeno divenuto pervasivo, un costo economico insostenibile e un fattore di scarsa credibilità del sistema Paese. Siamo in un’emergenza senza precedenti e l’Italia deve dimostrare di avere la forza di cambiare, di fare riforme nel senso della trasparenza e dell’imparzialità della Pubblica Amministrazione, del rigore e della pulizia nel rapporto tra politica ed economia”, ha affermato il vicepresidente del Pd Marina Sereni.
Cicchitto: voteremo la fiducia per responsabilità – Il Pdl voterà la fiducia, ma “per senso di responsabilità” e per “evitare equivoci” sulla sua volontà di contrastare la corruzione: Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl Camera, critica il comportamento del governo (“incapace di svolgere un ruolo di reale mediazione”) per la “forzatura” della fiducia che “interrompe il dibattito in corso”. Cicchitto spera che il Senato cambi il provvedimento e che invece resti inalterata alla Camera la norma sulla responsabilità delle toghe.
12 giugno 2012
Redazione Tiscali

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