Preatoni: “Classe politica disinteressata allo sviluppo del turismo, il patrimonio culturale da solo non basta”

Preatoni: “Classe politica disinteressata allo sviluppo del turismo, il patrimonio culturale da solo non basta”

di Michael Pontrelli
Le ultime statistiche sul turismo internazionale del nostro Paese, pubblicate dalla Banca d’Italia, rilevano, per il periodo gennaio-ottobre 2012, un saldo netto positivo della bilancia dei pagamenti pari a 11 miliardi di euro. Dietro questo dato positivo si nasconde una contrazione della spesa dei nostri connazionali per viaggi all’estero (-1,7%) ma anche un aumento della spesa dei viaggiatori stranieri in Italia (+3,4%). Il turismo si conferma quindi una voce importante del made in Italy. Tuttavia il tema è del tutto assente nella campagna elettorale in corso. Per parlare di uno dei settori sul quale, a nostro avviso, dovrebbe puntare l’Italia per rilanciare la crescita abbiamo sentito Ernesto Preatoni, uno dei più noti imprenditori turistici italiani conosciuto anche come “l’inventore di Sharm El Sheikh” dove ha realizzato il famoso Domina Coral Bay resort. 

Iniziamo dai dati sul turismo internazionale. Siamo quinti al mondo con il 56% delle presenze della Francia che guida la classifica. Giudica questo dato soddisfacente? 
”Assolutamente no anche perché a me risulta che non siamo più neanche al quinto posto ma al sesto e perché un tempo eravamo addirittura in cima alla classifica. Purtroppo il declino è in linea con l’andamento del Paese”. 

Cosa penalizza il settore in Italia?
“In primo luogo le rigidità. Le faccio un esempio. Per fare un albergo all’estero ci vogliono due anni, qui se va bene ce ne vogliono cinque. Per non parlare poi delle rigidità del mercato del lavoro dove si fa fatica ad assumere lavoratori stagionali. Provi poi ad andare in un consolato italiano all’estero per ottenere un visto di ingresso nel nostro Paese. Il potenziale turista va incontro a strutture inefficienti e autoreferenziali che scoraggiano il turismo anziché promuoverlo”. 

E’ solo un problema burocratico? 
“No. C’è anche un problema organizzativo. In una città come Milano, in un giorno qualsiasi, non è possibile andare a mangiare in un ristorante alle 3 del pomeriggio perché sono tutti chiusi. In Russia o in qualsiasi altro paese i ristoranti sono aperti 14/16 ore”.

Siamo però un Paese che ha delle risorse eccezionali? 
“E’ vero che abbiamo un grande patrimonio culturale però siamo sicuri che la gente abbia davvero voglia di cultura? E’ una domanda che mi sono posto diverse volte e la mia risposta è che le persone quello che desiderano maggiormente è prendere il sole e divertirsi. Quelli che al primo posto mettono una vacanza culturale sono una minoranza, al massimo il 10% del totale”. 

Il sole e il divertimento in Italia non mancano.
“Anche questo è un mito da sfatare. Abbiamo un clima eccezionale per vivere ma non per le vacanze perché la stagione estiva italiana dura, esagerando, 4 mesi”. 

Mi sembra di capire che è molto pessimista sul futuro turistico dell’Italia. 
“L’Italia è un paese che in generale non tiene più da nessuna parte. E’ una cosa che dico e scrivo da tempo e i miei atti sono conseguenti. Ormai sono quasi 20 anni che non faccio investimenti in Italia”.

In questi giorni non si può non parlare di campagna elettorale. Quale schieramento sta facendo le proposte migliori per rilanciare il turismo? 
“Tutti i partiti sono interessati esclusivamente all’impatto mediatico delle loro dichiarazioni ma io penso che a nessuno di loro importi davvero nulla del turismo e dopo le elezioni nessuno farà niente. Ho l’impressione che si stia facendo una grande battaglia per stabilire soltanto chi porterà il Paese al camposanto”.

Adesso è di moda parlare di agende. Quale sarebbe la sua agenda per il rilancio?
“Non esistono soluzioni semplici. Per cambiare davvero le cose servirebbero anni e anni perché bisognerebbe cambiare il substrato culturale e sociale. Purtroppo per anni in Italia ha prevalso l’interesse egoistico personale, il motto di farsi i fatti propri, e il Paese è caduto nell’anarchia che vediamo oggi”.
Internet come sta cambiando l’industria turistica?
“E’ una bella domanda. Fino ad oggi l’impatto più evidente è stato il boom dei cosiddetti Ota (Online tour operator) come Expedia o Booking.com che hanno rubato fette di mercato ai tour operator tradizionali offrendo un servizio importante per il mercato, che è quello di poter comparare tra di loro i prezzi delle varie offerte. Questo cambiamento però non ha eliminato le commissioni perché queste sono semplicemente passate dai vecchi attori ai nuovi. Io penso che grazie ad internet lentamente si arriverà ad un vero processo di disintermediazione che renderà sempre più diretta la relazione tra turisti e strutture ricettive”.
Si parla molto anche dei siti che consentono ai turisti di esprime valutazioni online delle strutture in cui sono stati. Cosa ne pensa? I giudizi sono affidabili?
“Io penso che sia tutto truccato. Non ci credo neanche lontanamente. Un nostro diretto competitor a Sharm aveva 1600 recensioni tutte positive. Non aggiungo altro”.
Preatoni: “Classe politica disinteressata allo sviluppo del turismo, il patrimonio culturale da solo non basta”ultima modifica: 2013-02-07T23:00:58+01:00da ugo565
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