Corea del Nord, l’esperto giapponese: Kim Jong-un punta a sedersi al tavolo negoziale a due con gli Usa
Partite in sospeso – “Del resto – osserva – per chiudere il polo industriale congiunto di Kaesong basta ritirare i lavoratori nordcoreani piuttosto che bloccare quelli sudcoreani. Ma non lo faranno”. Lo schema, per certi versi, è simile a quello tentato dal padre, il ‘caro leader’ Kim Jong-il: riuscire a strappare il riconoscimento di Washington di potenza nucleare e trattare su tutto “alla pari”, chiudendo le tante partite in sospeso, come la firma di un trattato di pace e un robusto pacchetto di aiuti. La differenza di fondo rispetto agli anni del ‘caro leader’ é che il Paese, ultimo baluardo stalinista al mondo, “é allo stremo, ai limiti delle capacità di autosussistenza”. Il tempo a disposizione scorre e la scadenza di luglio “può essere ragionevole” per ottenere la svolta negoziale.
Nessun rischio – “Attualmente – aggiunge Okonogi – le azioni sono molto provocatorie per tenere alta l’attenzione, ma non credo che la Corea del Nord procederà a mosse militari. Il lancio di un missile contro una base Usa significherebbe la fine” del regime, oltre che il rischio di un pericoloso incendio nell’Asia-Pacifico. Mentre “é ragionevole il lancio di un missile o un test nucleare il 15 aprile”, in occasione dell’anniversario della nascita del fondatore dello Stato e capostipite della famiglia al potere da tre generazioni, il ‘presidente eterno’ Kim Il-sung. Di sicuro lo sviluppo delle tecnologie nucleari andrà avanti perché funzionale alla leva negoziale, ma l’emergere dell’altra linea “sulla ricostruzione economica” – entrambe sono state approvate dalla riunione plenaria del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori e ratificate dall’Assemblea suprema del popolo – rimarca la consapevolezza della necessità di un cambio di rotta. Dubbi, invece, sul ruolo della Cina, incapace alla fine di proporsi come stanza di compensazione.