Vendola: “Garantire la salute senza chiudere l’Ilva”

Vendola: “Garantire la salute senza chiudere l’Ilva”. Il Csm: “Ai giudici lasciato l’ultimo cerino in mano”

“In questo Paese, in cui sembra che ci siano tanti preconcetti sulla magistratura, si finisce sempre per lasciarle il cerino in mano”. Lo dice a proposito del caso dell’Ilva di Taranto il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura Michele Vietti. “L’impressione – spiega – è che alla magistratura si lasci chiudere la stalla quando i buoi sono scappati”, ma il caso Ilva “non nasce ieri”. “Non lo so – aggiunge – se si può risanare senza chiudere l’impianto ma forse non lo sa neanche il magistrato. Era bene affrontarlo per tempo il problema, magari accelerando il percorso di risanamento, prima di arrivare davanti a un’alternativa così drastica”. Vietti invita a non farsi “fuorviare” da singoli episodi “per negare che una positiva evoluzione nei rapporti tra politica e magistratura si sia effettivamente verificata” dall’uscita di scena di Silvio Berlusconi. “Una cosa è la delegittimazione sistematica e pregiudiziale di un potere da parte di un altro – sottolinea – Diversa è una fisiologica dialettica tra poteri”. Anche il caso del conflitto sollevato davanti alla Consulta tra Colle e procura di Palermo, aggiunge, “non va drammatizzato”. Invece, prosegue, “mi è meno chiaro l’oggetto del conflitto che riguarderebbe la vicenda di Taranto su cui, per altro, già vedo in atto qualche ripensamento”. Sui temi ‘caldi’ del dibattito sulla giustizia – anticorruzione, intercettazioni, responsabilità civile dei magistrati – Vietti sottolinea che “l’anticorruzione va approvata al Senato senza indugio”, così come pure positivo sarebbe un intervento sulle intercettazioni, “perché è incivile che un terzo estraneo alle indagini si ritrovi sul giornale conversazioni prive di rilevanza penale ma spesso fortemente lesive della sua riservatezza”.
Vendola: vietato chiudere – “Il percorso è indicato proprio nell’ordinanza del gip. Si può garantire fin da subito la salute dei cittadini senza dover chiudere gli impianti: l’Ilva é una città e se chiudesse ci troveremmo di fronte al più impressionante cimitero industriale del mondo”. Lo ribadisce il presidente della Puglia Nichi Vendola sottolineando che “adesso spetta all’Ilva rimuovere dalla scena del siderurgico tutto ciò che nuoce”. “L’ordinanza del gip – precisa – descrive puntualmente quali sono gli elementi che pregiudicano la salute dei cittadini e credo che l’Ilva abbia le competenze per attuare un programma di interventi a brevissima, media e lunga scadenza. Deve rimuovere subito quegli elementi che compromettono l’insieme del diritto alla salute, dalle partite di acquisto di cospicue quantità di filmante che serve a ridurre al minimo lo spolverio, come la riduzione della produzione nei giorni di vento forte, l’installazione di centraline di un monitoraggio più in profondità dell’impianto, che noi abbiamo chiesto”. “Offensivo” per Vendola “l’attacco” del giudice Amendola, “perché noi, come Regione, abbiamo fatto la differenza in questi anni. I primi controlli all’Ilva li ho fatti io nel 2008”, “oggi abbiamo una legge antidiossine e antibenzopirene”. Vendola insiste sulla necessità di una mediazione e si chiede se davvero “possa chiudere il più grande polo dell’acciaio”. “E’ progressista – aggiunge – che l’Italia dismetta alcune sue antiche e robuste tradizioni produttive? E’ legittimo pensarlo, ma io non sono d’accordo”.
Cancellieri: chiusura problema per il Paese – La chiusura dell’Ilva “è un lusso che non possiamo permetterci. Se l’azienda dovesse chiudere gli impianti avremmo dei problemi drammatici per tutta l’economia del paese”. Così il ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri. “Ho fiducia nell’impegno dei ministri Passera e Clini, della magistratura, e di quanti hanno a cuore l’Ilva – ha aggiunto il ministro – affinché si possano garantire sicurezza e salute ai cittadini e il lavoro ai dipendenti”. Il ministro ha poi sottolineato che in questi giorni sulla vicenda di Taranto si sono sfiorati “momenti delicatissimi” ed ha concluso: “Non sappiamo come evolverà ma mi auguro che la situazione possa consentire l’attività dell’impresa”.
Ippolito: provvedimento shock ma utile – “Il primo sequestro ha avuto il merito storico di aprire gli occhi a tutti, dopo 40 anni di disinteresse della stampa, delle istituzioni, della politica. E’ stato un provvedimento shock che ha costretto a prendere consapevolezza della situazione dell’Ilva e ad assumersi le proprie responsabilità”. Lo dice il giudice in Cassazione Franco Ippolito a proposito del caso Ilva. “Con grande equilibrio, poi – prosegue -, il Tribunale del riesame ha introdotto una flessibilità per coniugare lavoro e salute: è stata geniale l’idea di nominare come quarto custode il presidente dell’Ilva per verificare in concreto, e in pochi mesi, se l’azienda ha intenzione di risanare l’impresa. Quella decisione metteva l’Ilva di fronte alle proprie responsabilità. I successivi provvedimenti del Gip rischiano di isolare la magistratura e di contrapporla al resto delle istituzioni, facendo rinascere l’antica tentazione di estromettere il giudice dalla fabbrica”. A proposito delle ordinanze del Gip Todisco, Ippolito sottolinea che “l’opinabilità di un provvedimento non può mai determinare né un conflitto di attribuzioni né un’azione disciplinare”, mentre la decisione del ministro Paola Severino di non recarsi a Taranto con i colleghi Corrado Passera e Corrado Clini è di “ineccepibile correttezza”.
Depistaggi e insabbiature nelle intercettazioni – Intanto la Guardia di Finanza rende pubbliche alcune intercettazioni che vedono protagonista Girolamo ArchInà, responsabile delle pubbliche relazioni dell’Ilva, poi licenziato dal presidente dell’azienda Bruno Ferrante. In particolare vengono analizzati i rapporti tra Archinà e Lorenzo Liberti, nominato dai magistrati consulente tecnico sul caso dell’azienda tarantina, il quale avrebbe ricevuto dal capo delle pubbliche relazioni aziendali diecimila euro per consegnare ai giudici un rapporto “ammorbidito”, da cui risultasse che la diossina scaricata dagli impianti Ilva fosse sensibilmente inferiore alla reale quantità. 
Il ministro Clini: “A rischio l’intero sistema industriale” – Il ministro Clini ha riferito davanti alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera sulla situazione dell’Ilva e sulle prospettive di riqualificazione. “Con l’incertezza sui ruoli generata dall’azione della procura “é a rischio l’intero sistema industriale italiano”, ha detto Clini. “La finalità dell’azione del Governo verso la magistratura, con il possibile ricorso alla Consulta che stiamo valutando, è stabilire i ruoli rispettivi, non di aprire un conflitto”, ha aggiunto il ministro. “Mi auguro – ha precisato Clini – che la riunione che avremo il 17 agosto con le istituzioni, l’azienda e spero la magistratura, possa risolvere le problematiche rendendo più semplice la gestione successiva e la nostra attività. In Italia come in tutta Europa le autorità competenti in materia di protezione dell’ambiente e nel monitoraggio degli inquinanti sono identificate dalle leggi, oltre che dalle direttive. Nessuna legge attribuisce questo compito all’autorità giudiziaria”. Intanto il governo ha annunciato un possibile ricorso alla Consulta per contestare i provvedimenti della magistratura che rischiano di portare alla chiusura l’Ilva di Taranto. L’ipotesi sarebbe quella di sollevare il conflitto di attribuzione per “menomazione” della politica industriale del governo. Mentre i partiti si dividono sul tema, l’associazione magistrati (Anm) difende le decisioni del gip di Taranto Patrizia Todisco.
Vendola: “Garantire la salute senza chiudere l’Ilva”ultima modifica: 2012-08-16T19:51:26+02:00da ugo565
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