Perché Giorgia Meloni non si dimette?

Perché Giorgia Meloni non si dimette?

di supermarco

Premessa: chi non è sovranista è incostituzionale.

Perché?

Perché l’articolo 1, comma 2, della nostra Costituzione stabilisce che la sovranità appartiene al popolo, sancendo così il principio della sovranità popolare.

Ora veniamo al titolo di questo articolo.

Ovviamente, la Meloni dovrebbe dimettersi da presidente di Fratelli d’Italia.

Perché?

Perché per mesi ha fatto pressioni su Salvini affinché staccasse la spina al governo “giallo-verde” per poi andare al voto.

Eppure l’avevamo capito anche noi, che non siamo politici di professione presenti da anni in Parlamento, che il presidente della Repubblica non avrebbe indetto le elezioni.

Quindi Giorgia Meloni ha commesso un clamoroso autogoal, ritrovandosi con un pugno di mosche in mano, per cui dovrebbe prenderne atto e dimettersi.

Tra l’altro, tornando alla premessa iniziale, Giorgia Meloni si è impossessata di un cavallo di battaglia che in realtà non le appartiene: il sovranismo.

Prima ancora che nascesse Fratelli d’Italia, infatti, la Meloni ha appoggiato come parlamentare del Popolo delle Libertà il governo tecnico guidato da Mario Monti, votando per di più a favore dell’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione.

Ricordiamo che il governo Monti ha ceduto costantemente quote di sovranità del nostro Paese a favore degli organismi sovranazionali.

Ma la sovranità ha anche varie forme di espressione.

C’è la sovranità popolare, di cui abbiamo già parlato, ma c’è pure la sovranità nazionale.

Anche su quest’ultima la Meloni è tutt’altro che coerente.

La presidente di Fratelli d’Italia, infatti, si distingue per continue proteste per l’eccessivo afflusso di immigrati nel nostro Paese, eppure non ha mai speso una parola sulle migliaia di extracomunitari armati fino ai denti, con aerei, elicotteri, navi, perfino bombe nucleari, che stazionano da decenni in Italia.

Sovranismo significa ANCHE battersi per la sovranità nazionale, quindi chiedere che gli statunitensi chiudano le loro basi militari presenti nel nostro Paese.

Sul punto, silenzio totale.

Deboli con i forti e forti con i deboli. E profondamente provinciali.

Ma andiamo alla terza espressione della sovranità, quella monetaria.

Negli ultimi mesi la Meloni si è distinta nell’attuare iniziative a favore dei Paesi africani sottoposti allo sfruttamento francese che avviene mediante il franco CFA (in realtà i vari convegni organizzati avevano più la finalità di attaccare l’odiato Macron che quella di essere veramente solidali con quei popoli africani).

Inoltre, è risaputo che gli Stati Uniti, con il dollaro moneta internazionale degli scambi, fanno pagare il loro debito pubblico al resto del mondo, eppure anche su questo punto da parte della Meloni in questi anni c’è stato il silenzio più totale.

In tema di sovranità monetaria, non si può essere sovranisti a metà. Esiste un problema euro, ma esiste anche un problema dollaro USA che è ancora più grande e che non va assolutamente tralasciato.

Quindi la Meloni è sovranista a parole, non nei fatti.

Spezziamo però una lancia in suo favore: non è la sola, nel variegato mondo dei cosiddetti “sovranisti” italiani, ad essere “sovranista a metà”. Ci sono dei “sovranisti” che sono letteralmente ossessionati dall’euro, ma della moneta internazionale degli scambi e del relativo signoraggio valutario non ne hanno mai sentito parlare e, quando ne vengono a conoscenza, preferiscono glissare.

Senza considerare, poi, quelli che sono ossessionati dal debito pubblico (alcuni alimentano continuamente la narrazione della cosiddetta “trappola del debito”), ma mai e poi mai ammetterebbero, nemmeno sotto tortura, che è la moneta che è sovrana, anziché il debito, e che proprio partendo da tale presupposto si troverebbe automaticamente ed in modo estremamente semplice anche la soluzione al problema debito pubblico.

Questi ultimi noi li consideriamo affetti da un virus che abbiamo denominato “virus Rothschild”. Un virus subdolo e malefico che ultimamente colpisce soprattutto le persone di sinistra (ammesso che questa espressione abbia ancora un senso) e che presenta numerosi altri sintomi sui quali non ci dilungheremo adesso.

Continuiamo quindi l’analisi su Giorgia Meloni.

Le cessioni di quote di sovranità nazionale sono strettamente legate anche ai processi di privatizzazione delle nostre aziende pubbliche e dei patrimoni pubblici.

Sul punto, ci viene in soccorso l’ex portavoce della Meloni, Nicola Procaccini, che noi conosciamo molto bene in quanto è stato per due mandati sindaco della nostra città, Terracina.

Ebbene, Procaccini in occasione dei referendum abrogativi per l’acqua bene comune del 2011, dichiarò di essere a favore della gestione PRIVATA del servizio idrico.

È un privatizzatore convinto, il nostro ex sindaco: ha ceduto a privati, o in altri casi ci ha provato senza riuscirci, la farmacia comunale, la gestione di determinati siti archeologici, l’ex mercato coperto, Villa Adrover, Palazzo Braschi, ecc., ecc. Se avesse potuto, avrebbe privatizzato anche la poltrona sulla quale si sedeva durante le sedute del Consiglio comunale.

Ma ciò che è pubblico è del popolo, mentre quando ciò che è pubblico viene privatizzato, a guadagnarci sono solo poche persone.

Alla luce di tutto ciò, l’autodefinirsi “sovranista” da parte della Meloni è un falso.

Per mesi ha spinto Salvini a staccare la spina del governo “giallo-verde”, con i risultati che ora sono sotto gli occhi di tutti, ma anche in passato ha creato grossi danni al centrodestra italiano.

Ci riferiamo al fatto che, nel 2016, le sue decisioni hanno consentito a Virginia Raggi di diventare sindaca di Roma, con tutti i danni che ne sono poi scaturiti per la nostra Capitale, ma anche per la politica nazionale.

La Meloni, per chi non se lo ricordasse, si era candidata a primo cittadino, mentre Forza Italia aveva proposto Guido Bertolaso.

Non c’è stato alcun modo di mettere d’accordo i due, poi Bertolaso ha rinunciato alla propria candidatura e Forza Italia ha ripiegato su Alfio Marchini.

Noi, sulla questione, un’idea ce la siamo fatta sin da allora. Sia Bertolaso che Marchini, infatti, sono molto legati all’Opus Dei, e tutto ciò non poteva piacere alla Meloni e al suo partito.

Ma il suo partito, Fratelli d’Italia, a quale Fratellanza si riferisce?

Alla Fratellanza massonica?

E se fosse così, emerge l’ennesima contraddizione: perché adesso rivolgersi al popolo, chiamandolo ad occupare le piazze, quando il partito è invece espressione di una ben precisa élite che con il popolo non ha nulla a che fare?

Sul punto ci eravamo già espressi qualche annetto fa con i nostri volantini in occasione della fuoriuscita, dalla Giunta comunale procacciniana, dei berlusconiani, anticipando la spaccatura che si sarebbe verificata nella campagna elettorale per le amministrative di Roma:

Perché Giorgia Meloni non si dimette?

Perché Giorgia Meloni non si dimette?ultima modifica: 2020-03-20T15:09:49+01:00da ugo565
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