Arrestato l’ex tesoriere della Lega Belsito

Arrestato l’ex tesoriere della Lega Belsito: associazione a delinquere. Gip: yacht da 2,5 milioni a Riccardo Bossi

L’ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza per associazione a delinquere e truffa aggravata in relazione all’inchiesta sui fondi del Carroccio. Nell’inchiesta spunta anche uno yacht del valore di 2,5 milioni di euro acquistato da Riccardo Bossi, figlio di Umberto. 
Era già indagato – Belsito era già indagato per appropriazione indebita e truffa aggravata nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, e dai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini. Inchiesta che un anno fa, con le prime perquisizioni e le prime informazioni di garanzia, aveva travolto la Lega, portando anche alle dimissioni da segretario del Senatur, Umberto Bossi. L’ex leader della Lega, infatti, è indagato da mesi per truffa ai danni dello Stato, mentre i suoi due figli, Renzo il ‘Trota’ e Riccardo, sono accusati di appropriazione indebita. L’inchiesta era prossima alla chiusura e poi è arrivata la svolta di stamani con gli arresti anche per l’ipotesi di associazione per delinquere. Da quanto si è saputo, nelle nuove misure cautelari (due persone sarebbero ricercate dalla Gdf di Milano) è contestato anche il riciclaggio. Nell’ambito delle indagini i pm, stando a quanto era emerso nelle scorse settimane, avevano quantificato in circa 19 milioni di euro le spese sospette con fondi pubblici ottenuti dalla Lega, quando a guidare la tesoreria c’era Belsito.
Arrestato anche Bonet, l’uomo degli investimenti in Tanzania – Con Francesco Belsito è stato arrestato anche Stefano Bonet l’uomo degli investimenti del Carroccio in Tanzania. Altri due indagati sono ricercati. A vario titolo le accuse sono di associazione per delinquere, truffa aggravata, appropriazione indebita e riciclaggio.
La polemica sui diamanti – Proprio nei giorni scorsi i diamanti acquistati dall’ex tesoriere erano stati motivo di polemica. I “diamanti di Belsito”, mostrati a Pontida da Roberto Maroni sono stati “una cazzata”, aveva detto Umberto Bossi, conversando con i cronisti a Montecitorio. “Doveva portare i soldi, vendere i diamanti e portare i soldi dicendo alla gente: ‘ogni sede riceve tot soldi”, aveva spiegato. 
Pm: con Belsito comitato d’affari – Un “comitato d’affari” che utilizzava la propria influenza per gestire presunti rapporti illeciti nel mondo dell’imprenditoria italiana. Lo ipotizza la Procura di Milano che, in base agli approfondimenti sul capitolo Fincantieri, ha portato in carcere Belsito. Nell’inchiesta, per la quale sono stati arrestati anche l’imprenditore Stefano Bonet e il procacciatore d’affari Romolo Girardelli (e una quarta persona é ricercata all’estero) sono indagati per associazione per delinquere, tra gli altri, anche Bruno Mafrici, professionista calabrese che aveva un ufficio nello studio milanese Mgim e il promotore finanziario Paolo Scala. Questo filone di indagine ha ‘fotografato’ una serie di presunti rapporti illeciti ‘costruiti’ da Belsito, che in passato è stato nel cda di Fincantieri, grazie all’influenza acquisita per via dei suoi incarichi a livello di partito e politici. Infatti, oltre ad aver ricoperto il ruolo di tesoriere in via Bellerio, è stato anche sottosegretario del Ministero per la Semplificazione normativa all’epoca guidato da Roberto Calderoli. La tranche dell’indagine che riguarda le ordinanze di custodia cautelare di oggi, e nella quale è contestato anche il riciclaggio in relazione ai fondi della Lega investiti in Tanzania e a Cipro, è distinta dall’altro filone ribattezzato ‘The family’ e che riguarda le spese della famiglia Bossi e che é in via di chiusura.

Richiesta carcere risale a fine ottobre – La richiesta di custodia cautelare in carcere dei pm di Milano nei confronti di Francesco Belsito, dell’imprenditore Stefano Bonet, del procacciatore d’affari Romolo Girardelli e di una quarta persona è stata inoltrata al gip Gianfranco Criscione alla fine dello scorso ottobre. La richiesta è arrivata dopo gli approfondimenti del capitolo che riguarda anche Fincantieri e gli investimenti con i fondi della Lega in Tanzania e a Cipro.

Gip: yacht da 2,5 milioni a Riccardo Bossi – Spunta anche uno “yacht del valore di 2,5 milioni di euro” acquistato da Riccardo Bossi, figlio di Umberto, nell’inchiesta milanese che stamani ha portato in carcere Belsito. Lo yacht, stando all’ordinanza del gip, sarebbe stato comprato con l’appropriazione indebita dei fondi del Carroccio. Nell’ordinanza del gip di Milano, Gianfranco Criscione, che ha firmato gli arresti richiesti dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, si fa riferimento, infatti, a una nota di polizia giudiziaria del 3 ottobre scorso, dalla quale si evince che l’espulsione di Belsito dalla Lega “ha tutt’altro che interrotto il criminoso e criminogeno rapporto tra il medesimo Belsito e Girardelli, da ultimo incentrato sulle questioni relative a uno yacht”. Si tratta di uno yacht “del valore di 2,5 milioni di euro, che Riccardo Bossi, figlio di Umberto Bossi, avrebbe a suo tempo acquistato avvalendosi di un prestanome grazie a un’ulteriore appropriazione indebita di Belsito”. La stessa nota della Gdf, chiarisce il gip, “fa emergere pure che Belsito tuttora intrattiene poco trasparenti rapporti d’affari con un’esponente della Lega Nord di Chiavari, tale Dujany Sabrina”. Il gip sottolinea, infine, per i quattro arrestati il “concreto e fortissimo pericolo di reiterazione dei reati”. 
Gip: Era fulcro di rete criminosa – Francesco Belsito “era il fulcro di una rete” di persone tra loro “stabilmente” legate da un “generico accordo criminoso” che aveva lo scopo di sfruttare in modo “illecito” le “molteplici e rilevante ‘entrature’ politiche, imprenditoriali e bancarie vantate”. E’ quanto si legge nel provvedimento del gip di Milano Gianfranco Criscione. Secondo la ricostruzione del giudice le “entrature” sarebbero state “usate per facilitare il conferimento alle società del gruppo di Bonet”, titolare di Po.La.Re, di Marco Polo Technology e Fi.Tecno, “di ingenti commesse di ricerca e sviluppo pressoché totalmente fittizie” da parte di Siram, società del settore dell’energia e della tutela ambientale. Commesse che, secondo la ricostruzione del giudice, “erano esclusivamente o quasi esclusivamente finalizzate alla maturazione di un falso credito di imposta da parte del committente” e che riguarda gli esercizi del 2009 e del 2010. Per questo a Belsito e a Bonet, in concorso con alcuni dipendenti di Siram, è stato contestato il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche per poco più di 8 milioni di euro.
Arrestato l’ex tesoriere della Lega Belsitoultima modifica: 2013-04-25T12:57:06+02:00da ugo565
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