Accorpamento dei tribunali, un bene o un male?

Accorpamento dei tribunali, un bene o un male?

Soppressione in arrivo per mini-tribunali e procure: cambia il volto delle circoscrizioni giudiziarie italiane. Intervista a Bruno Tinti

Decreto approvato, tribunale tagliato. Con l’approvazione del decreto legislativo di revisione delle circoscrizioni giudiziarie, il governo ha sancito un cambiamento notevole nel panorama giuridico.
Il decreto prevede infatti la riduzione e l’accorpamento di 37 tribunali e di 38 procure, oltre alla soppressione di tutte le 220 sezioni distaccate di tribunale. Via anche 674 sedi di giudice di pace. Ci sarà la ridistribuzione sul territorio del personale amministrativo e dei magistrati restanti, ma la pianta organica non subirà alcun ridimensionamento. Il ministro della Giustizia, Paola Severino, l’ha definita una riforma epocale. E come tutte le svolte storiche, anche questa è destinata a dividere.

C’è chi la valuta positiva per i costi dello Stato ma anche per la giustizia e per l’interesse del cittadino, pensando all’abbattimento dei costi e a una potenziale accelerazione verso l’introduzione del processo telematico. E chi la bolla come catastrofica, pensando all’aumento delle cause nei tribunali maggiori, o a questioni meno tecniche e più strettamente legate agli interessi di “campanile”. Yahoo! Finanza ha intervistato Bruno Tinti, giornalista e saggista, ma soprattutto magistrato, già Procuratore della Repubblica a Ivrea e successivamente Procuratore aggiunto a Torino. Chi meglio di lui per giudicare un provvedimento che farà risparmiare circa 2,8 milioni di euro per il 2012, 17,3 milioni per il 2013 e 31,3 milioni per il 2014?

Tinti, il ministro Severino parla di svolta epocale. Concorda? Quali sono i  vantaggi, quali le criticità?

L’accorpamento dei tribunali inutili, la riforma delle circoscrizioni, è un tema vecchio, lo era già quando io sono entrato in magistratura, 46 anni fa. Aver fatto qualcosa è già eccezionale. Il problema nasce dalla geografia giudiziaria del nostro Paese, stabilita in epoca napoleonica. E per i tempi andava benissimo, in relazione a distanze misurate col mezzo di locomozione disponibile, ovvero la carrozza. Avere un tribunale ogni 30 km era ragionevole, corrispondendo la distanza a un giorno di viaggio. Siamo rimasti con questa distribuzione delle circoscrizioni fino ad adesso.

Perché succede?
Perché c’è un indotto economico, ogni paese in cui vi è un tribunale vive su quel tribunale, sulla procura, cominciando dalle cose più banali, come i bar dove vanno gli addetti. E poi naturalmente è un’occasione di lavoro: un tempo era difficile che un napoletano venisse assunto come dattilografo al tribunale di Tortona. Per il diplomato locale, era un’occasione di lavoro. E poi c’era la comodità degli avvocati: l’avvocato di Alessandria ha la sua clientela lì, se viene soppresso il tribunale cosa fa, va ad affrontare la concorrenza di tutti gli avvocati che già lavorano a Torino e che sono più numerosi di quelli che lavorano a Manhattan? E’ evidente che c’erano interessi di natura economica terribili. Che sono stati protetti appoggiandosi ai politici locali, destinatari delle richieste di tutte queste persone, avvocati e magistrati stessi. Tutta questa gente remava contro. Il cavallo di battaglia contro l’abolizione dei posti piccoli è: perché volete abolire l’unica realtà dove magari la giustizia funziona meglio, il posto è piccolo, i processi sono pochi, ci si può organizzare con facilità…. Questo non è vero. Ci sono piccoli tribunali che funzionano bene e altri malissimo. Poi c’è un secondo profilo.

Quale?
La domanda è: ammesso che funzioni, ce lo possiamo permettere? No, non ci sono i soldi per mantenere tante strutture giudiziarie. Un tribunale, piccolo che sia, significa un tribunale, una procura della Repubblica, un certo numero di giudici, palazzi in affitto, spese per il cablaggio informatico, luce, acqua. Tutte spese che gravano sul bilancio della giustizia, è vero che la pagano i Comuni ma poi la giustizia deve rifondere ai Comuni quello che hanno speso. Il permanere di tante piccole strutture rende antieconomica la gestione giudiziaria.

Ma, premesso che si potevano sopprimere altre sedi, non ce ne sono alcune medio-grandi che finiscono per gravitare su altre, appesantendole?
Le sedi soppresse era sacrosanto sopprimerle. Che fossero grandi o piccole, se sono più piccole di un altro tribunale messo a 30 km di distanza, non ha senso tenerle entrambe. Bisogna fare un solo tribunale, grande. Qui bisogna anche entrare nel tecnico.

Prego.
Il tribunale piccolo deve affrontare un problema micidiale per fare i processi: per definizione ha pochi magistrati, una ventina. Un magistrato che è intervenuto in una fase processuale, per esempio ha fatto il gip, non può fare il giudice nel successivo processo che ha già trattato come gip, per incompatibilità. In un tribunale piccolo, ad esempio, abbiamo un magistrato che interviene per emettere un mandato di cattura, poi a distanza di 2 mesi il pm fa istanza per ottenere le intercettazioni, dovrebbe provvedere il primo magistrato ma magari quel giorno non c’è, è in ferie, è malato, fa altro, allora interviene un altro. Questi due non potranno mai fare il giudice nel dibattimento, perché si sono occupati di questo processo in una fase antecedente. In un piccolo tribunale si fa presto a trovarsi senza giudici: arriviamo al momento di fare il processo, dove ci sono due giudici soli, che non sono incompatibili e gli altri non possono intervenire. Che si fa? Si fa venire un altro giudice che quel giorno ha altro da fare e quindi il processo viene rinviato e chissà quando si farà. La gestione delle incompatibilità nel posto piccolo è micidiale, in quello grande la disponibilità di un magistrato c’è sempre.

Oltre al cambiamento che investe la logistica, non bisognerebbe pensare anche a depenalizzare i reati, tipo quelli contravvenzionali da punire con pena pecuniaria?
Sono molte le cose da fare. Ma questo non c’entra niente con la soppressione delle piccole circoscrizioni giudiziarie che comunque è una cosa da fare. Certo, se anche i processi fossero meno, avremo la possibilità di risparmiare soldi. Non abbiamo finito, dobbiamo fare una massiccia depenalizzazione. Pensi che oggi è un reato l’omessa posizione nei pubblici locali dell’elenco dei giochi consentiti. Questo reato si “fa” con lo stesso codice di procedura penale che si usa per l’omicidio. Quindi c’è un’indagine del pubblico mistero, bisogna andare davanti al primo giudice, c’è l’appello e il ricorso. Pensi un po’…

Gli italiani sono pronti per il processo telematico, specialmente in ambito civile, laddove questa riforma appare un fattore agevolante in tal senso?
Per un utente che il processo sia fatto in aula o telematicamente non ha nessuna importanza tanto lo fa il suo avvocato. Sono questi che dovranno studiare, adeguarsi. E’ chiaro che il processo telematico consentirebbe un enorme risparmio di tempo e di soldi. Che gli avvocati siano contenti è tutto da vedere. C’è un vecchio detto latino: dum pendet, dum rendet, ovvero finché la causa c’è, i soldi sono assicurati. Aspettarsi collaborazione dagli avvocati è illusorio.  

Accorpamento dei tribunali, un bene o un male?ultima modifica: 2012-07-13T19:33:59+02:00da ugo565
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