Caso Irlanda e rischio di “backstop infinito”

Caso Irlanda e rischio di “backstop infinito”, Theresa May nella tormenta a Westminster

La premier, costretta a divulgare il parere legale dopo la mozione di censura votata dai Comuni, ribadisce che si arriverà a un’intesa commerciale con l’Ue

HENRY NICHOLLS / REUTERS

Per Theresa May il percorso della Brexit si fa ancora più impervio. A Westminster i passi falsi si susseguono e la premier fatica a parare i colpi. L’accordo emerge sempre più come una tonalità di grigio che scontenta i difensori del Remain e gli oltranzisti del Leave. E oltre ai laburisti, ora la May è sotto il tiro dei conservatori Brexiters più accaniti e anche degli alleati della destra unionista nordirlandese del Dup. Un colpo durissimo arriva con la pubblicazione del parere legale sull’accordo, che Theresa May è stata costretta a rendere noto dopo la mozione di censura della Camera dei Comuni. Si legge infatti nel documento che si profila per il Regno Unito il concreto rischio di un “backstop infinito”, ovvero la possibilità reale di rimanere legati all’Ue.

Il backstop è quella clausola di salvaguardia introdotta per evitare il ritorno ad un confine fisico tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord, che prevede il mantenimento dell’unione doganale tra Regno Unito e Unione europea, salvo intese.

Il parere del procuratore generale Geoffrey Cox sancisce che Londra sarebbe tenuta a sottostare “indefinitamente” al backstop nel caso in cui entro la fine del 2020 non dovesse essere approvata un’intesa commerciale complessiva tra Londra e Bruxelles. L’Irlanda del Nord, inoltre, resterebbe nell’Unione doganale fino al raggiungimento di un accordo commerciale sostitutivo tra Londra e Bruxelles. Ma se quest’intesa non dovesse arrivare, in sostanza, l’Irlanda del Nord dovrebbe sottostare a un regime doganale diverso rispetto al resto della Gran Bretagna, ed è proprio questo che preoccupa nordirlandesi del Democratic Unionist Party, che con i loro 10 parlamentari hanno finora sostenuto il Governo di minoranza.

Theresa May ribadisce la sua posizione: il backstop, ha assicurato, non sarà mai attivato, perché la Gran Bretagna riuscirà a portare a casa in tempo un accordo commerciale complessivo con l’Unione europea nei 21 mesi di transizione post Brexit. La premier ha spiegato che l’accordo è vincolante e – per volere di Bruxelles – non dà a Londra la possibilità di ripudiare “unilateralmente il backstop”, ma ha aggiunto che il meccanismo in questione è solo una garanzia teorica per l’obiettivo condiviso dalle parti di mantenere un confine senza barriere fra Irlanda e Irlanda del Nord. Obiettivo assicurato per ora dalla permanenza “temporanea” dell’intero Regno Unito nell’unione doganale durante la fase di transizione e che potrà essere garantito in seguito anche attraverso altre “soluzioni alternative”. Per la May “non sarebbe attraente” per la stessa Ue intrappolare la Gran Bretagna con l’eventuale applicazione del backstop.

Ian Blackford, capogruppo degli indipendentisti scozzesi dell’Snp, ha attaccato la premier accusandola di aver “fuorviato il Parlamento, forse inavvertitamente”, sugli effetti giuridici dell’accordo. Parole respinte dallo speaker dei Comuni, John Bercow, intervenuto per escludere qualsiasi inganno deliberato da parte dell’esecutivo.

Per il Labour è intervenuto il ministro ombra per la Brexit, Keir Starmer, secondo cui il testo del parere legale rende “chiaro” il motivo per il quale la premier avrebbe voluto evitarne la pubblicazione integrale. Nel Question Time il leader Jeremy Corbyn ha invece glissato sul tema, attaccando la premier sul numero record di poveri denunciato in un rapporto dell’Onu sul Regno Unito e sull’atteggiamento “ostile” del Governo verso i migranti.

Caso Irlanda e rischio di “backstop infinito”ultima modifica: 2018-12-28T18:46:26+01:00da ugo565
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