Tria non si impunta sugli 80 euro

Tria non si impunta sugli 80 euro

Il ministro è pronto a non toccare il bonus renziano, ma a una condizione: trovare altre risorse o ridimensionare le promesse elettorali

Italian Economy Minister Giovanni Tria attends as Prime Minister Giuseppe Conte (unseen) speaks during his first session at the Lower House of the Parliament in Rome, Italy, June 6, 2018. REUTERS/Tony Gentile

TONY GENTILE / REUTERS
Italian Economy Minister Giovanni Tria attends as Prime Minister Giuseppe Conte (unseen) speaks during his first session at the Lower House of the Parliament in Rome, Italy, June 6, 2018. REUTERS/Tony Gentile

L’abolizione del bonus renziano degli 80 euro manda in subbuglio i gialloverdi e fa emergere ancora una volta il braccio di ferro che da settimane si è innescato tra i leader di M5s e Lega da un lato e il guardiano dei conti Giovanni Tria dall’altro, definito il “cerbero” dal premier Conte, più o meno scherzosamente.

Ma il Tesoro non vuole scatenare una guerra di principio sugli ottanta euro, viene spiegato. L’abolizione del bonus non lo considera un mantra né tantomeno il ministro si vuole fossilizzare su questa misura che servirebbe a finanziare in parte le promesse della campagna elettorale dal reddito di cittadinanza alla Flat tax, passando per l’abolizione della legge Fornero fino al blocco dell’aumento dell’Iva che da solo vale 12,5 miliardi.

“Noi facciamo un discorso aperto”, dicono a Via XX settembre: “Gli interventi possibili per liberare risorse possono essere svariati, ma bisogna prendere delle decisioni”. In sostanza rinunciare qualcosa o scegliere un’altra soluzione. Tra quelle possibili c’era l’abolizione degli 80 euro, come annunciato dal ministro in un’intervista al Sole 24 Ore durante la quale ha messo appunto tra le possibilità anche la cancellazione del bonus. Mentre il viceministro leghista all’Economia Massimo Garavaglia ipotizza “una riduzione strutturale delle tasse” al posto del bonus.

Sta di fatto che Matteo Salvini e Luigi Di Maio, come succede sempre nella sessione di bilancio nei rapporti tra politici e tecnici, hanno alzato un muro. Non vogliono praticare questa strada per ovvi interessi di rapporto con l’opinione pubblica e per non dare l’impressione di voler mettere le mani nelle tasche degli italiani. Quindi ecco la corsa alla smentita. Il leader della Lega è il primo: “Il governo non pensa di togliere gli 80 euro e non vuole aumentare l’Iva”. Stesso tenero dal capo M5s: “Il governo non vuole fare il gioco delle tre carte. Non tireremo la coperta da una parte per scoprirla dall’altra”.

A questo punto però per realizzare i cavalli di battaglia di M5s e Lega, cavalli di battaglia costosi, con i politici che vogliono spendere, bisognerà trovare un equilibrio, viene spiegato da fonti che hanno in mano il dossier economico. Di certo l’Italia non potrà permettersi di sforare i vincoli di bilancio se non di poco. Un margine di flessibilità, concordandolo con l’Europa, ci sarà – viene garantito da fonti economiche del governo – ma non ci saranno grandi spazi e i mercati restano attenti anche perché sforare il deficit significa aumentare il debito pubblico. Sarà possibile rivedere il deficit strutturale leggermente al rialzo e già quello tendenziale supera l’1% del Pil per il 2019.

L’equilibrio dentro il governo resta dunque complicato, con i politici che vorrebbero portare avanti le promesse da campagna elettorale e il ministro Tria che mette un freno. E nel mese di agosto, quando basta poco per provocare violente oscillazioni dei mercati, le parole vanno misurate ancora di più. Classico esempio il comportamento che ha avuto lo spread ieri. Le parole del titolare del Tesoro prima e quelle di Conte dopo, mercoledì mattina, lo avevano fatto scendere ma poi le dichiarazioni di Di Maio all’agenzia Bloomberg sulla necessità di “una tattica dura” da usare “nella battaglia con l’Europa” lo hanno fatto salire di nuovo a 252. Mercati ed Europa restano dunque i convitati di pietra ai tavoli della manovra.

E tornando agli 80 euro, se non sarà abolito il bonus bisognerà trovare altrove i soldi, e non basterà certo il cosiddetto taglio dei privilegi della “casta”. Quindi, è il ragionamento che si fa ai piani alti del Tesoro, i leader politici dovranno rinunciare a qualcosa. Ed è per questo che sempre più, nella realtà, si fa strada l’idea di piccoli assaggi dei vari provvedimenti da inserire nella manovra. Più di questo diventa oggettivamente difficile anche per un paziente equilibrista come Tria.

Tria non si impunta sugli 80 euroultima modifica: 2018-08-18T18:00:17+02:00da ugo565
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