Un ago incandescente scioglie il tumore, eseguito a Chioggia il primo intervento
Questa tecnica innovativa chiamata la “termoablazione mediante microonde”, permette di eliminare il tumore e anche le forme metastatiche al fegato, ai reni, ai polmoni, alla tiroide e alle ossa in un’unica seduta
Un ago incandescente in grado di “sciogliere” il tumore senza che il paziente senta dolore. Questa tecnica innovativa chiamata la “termoablazione mediante microonde” è stata effettuata martedì scorso nell’ospedale di Chioggia. I professionisti della Ulss 14 hanno curato, in soli dieci minuti, un signore chioggiotto di 65 anni che era affetto da una grave lesione metastatica epatica. L’intervento di alta specialità si è tenuto nelle nuove sale operatorie di day surgery, recentemente restaurate.
Elimina il tumore in una sola seduta
La nuova metodica permette di eliminare il tumore (e anche le forme metastatiche) al fegato, ai reni, ai polmoni, alla tiroide e alle ossa in un’unica seduta, anche ambulatorialmente, in cui il paziente viene sedato e curato in pochi minuti e, in molti casi, senza avere la necessità poi di altri trattamenti come quelli chemioterapici.
Distrugge il tessuto malato con la massima precisione
L’operazione viene effettuata tramite un terminale chiamato antenna che viene inserita direttamente nella lesione. “L’antenna attraverso un aumento di temperatura rapido, controllato e localizzato, provoca la distruzione del tessuto malato con la massima precisione”, hanno spiegato il primario di Chirurgia Salvatore Ramuscello insieme al responsabile del servizio di ecografia interventistica Mario Della Loggia.
Tempi di ricovero molto brevi
“Rispetto a ieri possiamo intervenire in maniera mininvasiva, con una piccola incisione di 2-3 millimetri, su tumori importanti e calibrare il tipo di cura a seconda della neoplasia: si agisce localmente, delimitando e colpendo solo l’area interessata dalla malattia. Persino l’intensità di calore e la durata dell’intervento viene misurata in base alla grandezza del tumore da distruggere. In questo modo evitiamo l’asportazione chirurgica, rendendo possibile il trattamento anche su pazienti pluripatologici, quindi inoperabili e fragili, con tempi di ricovero più brevi e una migliore ripresa funzionale dei pazienti stessi”.