“Pantani non si suicidò ma fu ucciso”

“Pantani non si suicidò ma fu ucciso”, caso riaperto. Il legale: realtà diversa da quella ufficiale

“Una realtà fattuale molto diversa da quella emersa ufficialmente all’epoca”. Spiega così l’avvocato Antonio De Rensis la riapertura dell’inchiesta per la morte di Marco Pantani sulla base di un esposto da lui presentato per conto dei familiari del Pirata.
Troppi errori: ora la verità – “Mi limito a dire – aggiunge parlando con l’ANSA – che è già impor-tante comprendere tutti che la realtà fattuale è molto diversa. E già questo è tanto, perché porta poi in direzioni molto precise. Intanto facciamo emergere le enormi lacune e contraddizioni, fac-ciamo emergere ciò che si poteva comprendere facilmente all’epoca e poi partiamo tutti insieme da qui per arrivare a ristabilire una verità. È un’indagine nuova che si apre con una ipotesi di reato grave. Sarà un’indagine che durerà molto, perché comunque è complessa. Gli elementi che dovrà valutare la procura sono tantissimi, però il nostro intendimento è di evidenziare in modo chiaro che la verità ufficiale è piuttosto lontano da quella fattuale”.
Come è stato riaperto il caso – De Rensis, avvocato del foro di Bologna, è un legale abituato alle battaglie che legano lo sport alla giustizia: ha assistito Antonio Conte nella vicenda del calcio scommesse. Nel caso Pantani il legale ha fatto un’enorme mole di lavoro per preparare l’esposto: lavoro di analisi delle carte, di confronto, di indagini difensive. Il tutto suffragato dalla perizia medico scientifica del prof. Francesco Maria Avato, che con un suo lavoro aveva portato alla ria-pertura del caso di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza morto il 18 novembre 1989 a Ro-seto Capo Spulico (Cosenza). Un caso che per anni è stato considerato un suicidio poi è stato ria-perto per omicidio.
Lavoro impegnativo – “Un lavoro faticoso e impegnativo – dice De Rensis – anche di rilettura. Gli atti non è stato nemmeno semplice acquisirli. Questi faldoni sono negli archivi, sono migliaia e migliaia di pagine che sono state analizzate, sezionate, studiate, confrontate. Poi il lavoro scienti-fico del prof. Avato, che si è andato a confrontare e intrecciare continuativamente con le analisi degli atti di indagine e processuali, a confronto reciproco e intreccio reciproco. Quindi le indagini difensive che sicuramente, seppure assolutamente riservate, hanno evidenziato elementi impor-tantissimi”.
Dovere morale oltre che giudiziario – “Io nutro un grande rispetto per la magistratura, mia forma mentale – precisa De Rensis -. Noi abbiamo lavorato pensando che dovevamo aprire una pagina nuova sulla base di enormi lacune e enormi contraddizioni”. “Queste lacune e incongruenze per noi possono essere colmate – conclude – possono essere riviste e credo che questo sia un dovere morale, oltre che giudiziario, da parte di tutti. Dobbiamo lavorare insieme per riscrivere la pagina di quella dolorosissima vicenda il più possibile vicino alla realtà”.
I segni sul cadavere di Pantani – Il cadavere di Marco Pantani fu trovato la sera del 14 febbraio 2004 nella camera da letto, su piano rialzato, in un appartamento al quinto piano del residence ”Le Rose” di Rimini. La salma, presenti ufficiali di polizia giudiziaria, fu ispezionata da un medico della Asl di Rimini. Secondo quanto risulta in atti giudiziari, il cadavere era ”prono, sul pavi-mento, al lato destro del letto”; presentava ”vistose macchie ipostatiche sul volto, sul torace e sulle gambe”. Il medico legale rilevò ”lievi escoriazioni sul capo, uscita di sostanza ematica dalle narici”, conseguenza della ”probabile lesione del setto nasale”. Il cadavere presentava, inoltre, alcuni particolari, descritti nei verbali della polizia: ”un tatuaggio raffigurante un diavoletti di colore rosso con forcone e una nuvoletta sul braccio destro; un tatuaggio raffigurante una faccia e una rosa sulla regione pettorale sinistra”. Una ”vistosa chiazza di sostanza presumibilmente ematica”, infine, fu rilevata ”sul pavimento, in corrispondenza del volto del cadavere”.
Cosa scrisse il Pirata prima di morire – Frasi sconclusionate, apparentemente senza senso, dalle quali traspariva – secondo gli investigatori dell’epoca – una evidente condizione di disagio. Erano di questo tenore, in prevalenza, gli scritti di Marco Pantani trovati nella camera del re-sidence all’ interno della quale fu trovato morto il “pirata”. “Colori, uno su tutti rosa arancio come contenta, le rose sono rosa e la rosa rossa è la piu’ contata”, annotava Pantani su un bi-glietto. E su un altro il “pirata” scriveva: “Con tutti Marte e Venere segnano per sentire”.
“Pantani non si suicidò ma fu ucciso”ultima modifica: 2014-08-03T14:52:43+02:00da ugo565
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