Pippo Civati: “Da questo scacco matto si esce solo tornando a votare”

Pippo Civati: “Da questo scacco matto si esce solo tornando a votare”

di Ignazio Dessì
Una cosa è certa dopo i risultati di queste politiche 2013, non ci sono i numeri per governare e nessuna delle coalizioni in campo può pensare di affrontare la sfida della stabilità. Una situazione superabile solo in due modi: o con l’inciucio del cosiddetto “governissimo” o con il ritorno veloce alle urne. L’unica soluzione ritenuta possibile dal parlamentare neo-eletto Giuseppe (Pippo) Civati , ex consigliere della Regione Lombardia ed espressione dell’anima più rinnovatrice del Partito Democratico. “E’ l’unico modo per uscire dallo scacco matto (Manifesto docet) in cui ci siamo ficcati”, sostiene l’esponente del centrosinistra.
Onorevole Civati, nel suo blog lei parla di “tempesta perfetta” a proposito di quanto accaduto, ponendosi il problema di come ripartire. Qual è allora la via d’uscita dall’empasse in cui le recenti elezioni ci hanno precipitati? 
“Non so se parlare proprio di una via d’uscita, ma la mia posizione è quella di evitare il governissimo, anzi ilgovernissimissimo, perché governare con Berlusconi è andare contro natura. Si punti invece a un governo di minoranza per fare le cose essenziali che il Paese ci chiede. Quelle che emergono da questo voto nel suo complesso. Poi si torni a votare. Ma, per carità, non mettiamo in mezzo il Pdl”.
Sembrerebbe il minimo, sotto un certo punto di vista.
“Sì, è il minimo ma nel nostro partito c’è anche chi vorrebbe fare l’alleanza con Berlusconi, glielo assicuro”.
In campagna elettorale il Pd di Bersani è sembrato molto attento a mantenere posizioni di raccordo con Monti.
“Se posso permettermi di ribadire qualcosa che ho detto in molte occasioni, tutta questa ossessione per Monti in campagna elettorale era alquanto bizzarra, è difficile prendere i voti con una coalizione e continuare a parlare di un’altra”.
Le cose comunque non sono certo messe bene in termini di governabilità.
“Per come si son messe le cose questo è il risultato peggiore che potessimo augurarci. A questo punto il mio auspicio è che il contributo di Grillo sia costruttivo, anche se governare risulterà comunque impossibile. Io sono di quelli che con lui hanno sempre cercato una ‘misura’ anche quando era più difficile farlo, ho contestato la definizione di fascista, ho cercato di separare il grano dal loglio, dividendo le proposte politiche da quelle non politiche. Molte delle parole d’ordine di Grillo sono accettabili, anche se ne abbiamo parlato poco e alcune questioni come l’ambiente, care a M5S, sono sparite da questo confronto elettorale”.
Grillo vi ha tolto voti parlando di reddito di cittadinanza, di tasse da abbassare, di sviluppo, lavoro e altri temi che hanno sempre fatto parte del patrimonio della sinistra. E’ vero?
“Sì è vero, ma c’è un però. C’è il pericolo che quelle proposte fatte con quelle proporzioni siano irrealizzabili. Io sono per esempio un cultore dell’argomento reddito di cittadinanza ma non dico, come fa Grillo, che è possibile dare mille euro a tutti. Dare quel sostegno, abbassare le tasse e mandare in pensione a 60 anni le persone, come vorrebbe Grillo, comporta il rischio di far esplodere la spesa pubblica e di gravare pesantemente sulla contribuzione da richiedere ai cittadini”.
Il reddito di cittadinanza porterebbe anche la possibilità di ripresa dei consumi con conseguente ricaduta positiva su una economia ormai ferma .
“Ripeto, formule di quel tipo si possono attuare ma non andando a fare proposte paganti elettoralmente e tuttavia impossibili da realizzare in concreto, abbiamo condannato la restituzione dell’Imu ma anche una proposta di questo calibro sul reddito di cittadinanza è poco praticabile e risulta demagogica”.
Cosa dovrebbe fare in particolare il governo di minoranza di cui lei parla?
“Un governo di minoranza ha per sua natura una durata limitata, quindi dovrebbe definire quelle poche cose su cui accordarsi, attuarle e poi tornare ad elezioni. Mi spiego, qualcosa come sederci attorno a un tavolo il 15 di marzo per arrivare a votare il Presidente della Repubblica entro il 15 di aprile. Ci diamo un altro mese, massimo due, e poi si accelera verso il voto, con una nuova legge elettorale che mi auguro non sia, soprattutto da parte dei grillini, un ritorno al sistema proporzionale puro”.
Altrimenti?
“Altrimenti il rischio sarebbe scoprire ancora una volta che nessuno ha la maggioranza per governare e risulterebbe difficile trovare una soluzione. Comunque provarci è l’unica cosa che possiamo fare in questo momento”.
A quale fine tornare al voto?
“Bisogna tornare a votare chiedendo agli italiani di garantire un governo”.
Berlusconi è stato ancora una volta sottovalutato? La zampata del giaguaro ha impedito lo smacchiamento a Bersani, è d’accordo?
“Ho sempre sostenuto che l’avversario vero era Berlusconi ma molti ridevano, alzavano le spalle e dicevano chi vuoi che lo voti a questo punto. Cercavo anche di spiegare, conoscendo la storia di questo Paese, che il cambiamento sta insieme alla possibilità di governare e non se ne può separare. Per governare tuttavia bisogna avere i numeri ed evitare che l’avversario vinca. Confesso che lunedì sera ho avuto un momento di panico vero”.
Da queste elezioni viene fuori anche una sinistra che deve fare molte riflessioni per il suo futuro.
“Si dava per scontato che Grillo prendesse i voti agli altri, invece ha preso voti dal centrodestra ma soprattutto dal centrosinistra. Ingroia è sceso ai minimi termini e anche Vendola non ha fatto una bella figura. In definitiva, prima avevamo un Pd sopra il 30 per cento e un Sel sopra il 6 per cento e siamo arrivati a una riduzione consistente dei voti di entrambi”.
Si tenga forte per l’ultima, inevitabile, domanda: alcune agenzie hanno fatto intendere che lei chiede le dimissioni di Bersani, è così?
“In realtà hanno ripreso male il mio pensiero e mi piace cogliere l’occasione per precisarlo. Io in realtà ho detto che non bisogna avere intenti revanscisti e di ripicca da parte di chi appartiene al fronte renziano o di chi è minoranza nel Pd. Il punto è un altro. Bersani aveva detto che avrebbe lasciato la segreteria e quindi a questo punto non c’è nemmeno bisogno di chiederglielo, perché un avvicendamento è da considerare naturale, soprattutto se il segretario avrà un incarico di governo”.
Pippo Civati: “Da questo scacco matto si esce solo tornando a votare”ultima modifica: 2013-02-27T19:55:27+01:00da ugo565
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