MEDIA, L’ARGENTINA SI SBARAZZA DEI MONOPOLI

MEDIA, L’ARGENTINA SI SBARAZZA DEI MONOPOLI

 

di Checchino Antonini

 

In Argentina, almeno fino al prossimo 7 dicembre, le regole sulla concentrazione del media sono le stesse fissate nel 1980 dai generali fascisti che avevano compiuto il golpe quattro anni prima. Ma fra otto giorni entrerà in vigore in quel Paese una legge che limita la concentrazione dei mezzi di comunicazione di massa e apre uno spazio ampio e inedito alle organizzazioni non governative.

Secondo il governo argentino, la legge sui Servizi di Comunicazione Audiovisiva, nota come Ley de Medios, permetterà a tutti i settori della società l’accesso ai mezzi di comunicazione. Per gran parte dell’opposizione e dei gruppi editoriali, che ne usciranno indeboliti, si tratta invece di un grave attentato alla libertà di espressione e di una manovra per imporre il controllo statale sui mezzi di comunicazione.

La Ley de Medios implica, secondo l’agenzia IPS, una riforma quasi senza precedenti in America Latina dove alta è la concentrazione di mezzi di comunicazione e debole la presenza di media comunitari. Il processo di deregulation e di privatizzazione promosso negli anni ’80 negli Stati Uniti è stato adottato in pieno in America Latina e ha contribuito in molti Paesi della regione a rafforzare la già grande concentrazione dei mezzi di comunicazione.

Frank La Rue, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà d’opinione e d’espressione, ha seguito da vicino il processo che ha portato alla Ley de Medios argentina, e ha osservato come «in questo momento c’è un dibattito aperto analogo in Ecuador e in altri Stati. Nel mio Paese, il Guatemala, si sta sfidando la vecchia legge delle telecomunicazioni che si limitava a creare un sistema di appalto pubblico, per stabilire un meccanismo più giusto ed equo per la concessione delle frequenze».

L’antefatto di questo processo in Argentina è, appunto, la legge nazionale sulla radiodiffusione, in gran parte ancora vigente, imposta nel settembre del 1980 dalla dittatura militare che governò il Paese tra il 1976 e il 1983. Una volta ripristinato il sistema democratico, i successivi governi proposero delle riforme alla legislazione del 1980 a cui però non si arrivò mai.

Nell’agosto del 2009, la presidente Cristina Fernández de Kirchner presentò al Parlamento il progetto di legge per la Ley de Medios, della cui attuazione, a partire dal 7 dicembre, sarà incaricata l’Autorità Federale dei Servizi di Comunicazione Audiovisiva (AFSCA), presieduta dal deputato Martín Sabatella.

I gruppi in possesso di un numero di licenze superiore a quelle consentite dalla Ley de Medios dovranno liberarsi delle concessioni in eccesso entro un anno. Ossia, dovranno rinunciare a una parte dei media che attualmente possiedono e anche in futuro non superare mai i limiti consentiti.

Secondo quanto dichiarato da Sabatella, in Argentina sono ben 20 i gruppi che possiedono più licenze di mezzi audiovisivi di quelle consentite dalla legge e che dovranno liberarsi di parte di esse. In particolare il Gruppo Clarín, proprietario del principale quotidiano argentino, possiede ben 300 licenze, e dovrà limitarsi a un massimo di 24.

Il caso argentino rimbalza anche nell’ormai arretratissima Italia dove i nuovi scenari saranno al centro di un dibattito organizzato da FNSI, il sindacato dei giornalisti e Inter Press Service, agenzia di stampa indipendente, a corso Vittorio Emanuele II, 349 Roma. Appuntamento alle 15 del 29 novembre con Frank La Rue, Special Rapporteur dell’ONU sulla libertà d’opinione e d’espressione, Roberto Natale, presidente FNSI, Mario Lubetkin, direttore generale IPS e, in collegamento dall’Argentina, Daniel Fernando Filmus, presidente della Commissione Affari Esteri del Senato argentino.

MEDIA, L’ARGENTINA SI SBARAZZA DEI MONOPOLIultima modifica: 2012-11-29T17:50:14+01:00da ugo565
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