La Cina abbandona l’UE e USA

14/06/12 13:49 Anche la Cina abbandona l’Ue e gli Usa
Partita la caccia ai nuovi mercati
Si vira verso l’America latina e l’Africa. Ma i problemi riguardano il reddito pro capite: serve stimolare la produttività e aumentare il reddito
Valeria Nicoletti

Il presidente della Repubblica Hu Jintao

MILANO – La crisi morde l’Europa e minaccia gli Stati Uniti? E la Cina va a caccia di nuovi mercati. La rapida crescita che si sta registrando nei paesi in via di sviluppo e le scarse performance nelle economie occidentali stanno spingendo moltissime compagnie cinesi “ad abbandonare l’ossessione per gli Usa e l’Europa per sfruttare i mercati emergenti in Asia, Africa e America latina”, si legge sul Financial Times. Rispetto allo scorso anno, le esportazioni del gigante asiatico verso paesi diversi da Usa, Ue e Giappone sono aumentate del 17 per cento. Una nuova tendenza che copre un ampio spettro di prodotti, dalle televisioni e gli elettrodomestici ai giocattoli, fino ai gioielli e a beni industriali come gru, escavatrici e turbine.

LA POLARIS – Dennis Ng, proprietario della Polaris, una compagnia che produce gioielli con sede a Hong Kong, spiega che «dal 2008 lo stabilimento di Canton ha esportato il 60 per cento in meno verso l’Europa, con una percentuale negativa simile anche negli Usa». Ma la Polaris ha compensato questa perdita aumentando le vendite in mercati emergenti come la Russia. Tanto che lo stabilimento di Canton è ormai incentrato su prodotti che incontrino i gusti delle signore russe, con un uso maggiore di oro, pietre rosse e smalti. L’inversione del trend ha riguardato anche la Maisto, che fabbrica giocattoli nella città di Dongguan – con una produzione di 400 mila macchinine al giorno – e che ha ovviato al drastico calo di vendite in Spagna e in Italia con un vero e proprio boom in Brasile, e con buone performance anche in Colombia e Perù.

NUOVA GEOGRAFIA – Secondo China Confidential, il servizio di ricerca sulla Cina del Financial Times, la tendenza del gigante asiatico è ormai quella di ridisegnare la propria mappa commerciale. In base alla stime, il commercio in America latina è cresciuto del 113% tra il 2009 e il 2011. I paesi latino-americani importano beni di consumo ed esportano in Cina minerale di ferro, rame e semi di soia. Se si dovesse continuare lungo questa traiettoria, entro il 2017 l’America latina potrebbe scalzare l’Ue quale principale partner commerciale della Cina. Anche l’Africa sta diventando un mercato sempre più appetibile, e in questo un ruolo importante lo hanno gli investimenti diretti esteri che da tempo le società di infrastrutture cinesi hanno avviato nel continente. Tra l’altro, il pacchetto di incentivi introdotto di recente dalla Cina farà salire la domanda di merci nel paese asiatico, il che aumenterà il potere di acquisto di regioni esportatrici di materie prime come l’Africa, e questo a sua volta incrementerà la domanda di prodotti cinesi, che venderanno bene perché costano di meno rispetto a quelli dei competitor occidentali.

ESPORTAZIONI IN CRESCITA – Inoltre, proprio gli investimenti delle società cinesi di infrastrutture stanno generando una maggiore esportazione di beni industriali. Secondo l’istituto di ricerca Gavekal Dragonomics, «è cominciata una seconda ondata di esportazioni dalla Cina, fatta di gru, escavatrici e turbine». Tra il 1998 e il 2010, le esportazioni dell’industria pesante verso i mercati emergenti sono cresciute del 25 per cento l’anno. Il cosiddetto «prezzo Cina» – prodotti economici grazie a costi del lavoro ridotti e a un basso costo del capitale per le grosse industrie di proprietà del governo – ora si applica anche ai beni industriali, non soltanto a quelli di consumo. E questo stimola gli investimenti nel mondo in via di sviluppo, proprio come un tempo stimolava il consumo nel mondo industrializzato. Sarà questa dinamicità della Cina ad averle fatto guadagnare il titolo di prima potenza economica mondiale nel sondaggio condotto in 21 paesi dal Pew Research Center, secondo quanto riportato dal Washington Post. Ma questa percezione non corrisponde alla realtà, avverte l’istituto di ricerca: a tenere saldo il timone dell’economia mondiale sono ancora gli Stati Uniti. Eppure nell’opinione pubblica mondiale, è il gigante asiatico a dominare la scena economica globale.

IL RISVOLTO DELLA MEDAGLIA – È però vero che la Cina ha superato, dal 2009, la Germania quale maggiore esportatore al mondo, e ha scalzato il Giappone come seconda economia, dopo gli Usa. La situazione però è complessa, sottolinea il Post: Il paese è relativamente povero quanto a reddito pro capite. Tra l’altro, il vantaggio competitivo costituito da un vastissimo bacino di manodopera a basso costo è destinato a ridursi, per via dell’aumento dei salari e dell’invecchiamento della popolazione. Secondo la Banca mondiale e gli stessi consiglieri del governo di Pechino, la Cina deve operare dei cambiamenti notevoli nella sua strategia economica, per stimolare la produttività e aumentare il reddito. Non a caso, i cinesi – che conoscono bene la situazione – non credono affatto alla supremazia economica del loro Paese: solo il 29% degli intervistati lo dà per primo, mentre il 48% ha votato a favore degli Stati Uniti.

La Cina abbandona l’UE e USAultima modifica: 2012-06-14T14:46:27+02:00da ugo565
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