Brexit, atto terzo

Brexit, atto terzo: rinvio breve, lungo o no deal?

Theresa May (Ap)
Theresa May (Ap)

Ci risiamo. A 12 giorni esatti dall’avvio ufficiale della Brexit, il macchinosissimo divorzio tra Londra e la Ue, non è ancora chiaro a nessuno cosa sarà del Regno Unito e della sua rottura con i vecchi partner comunitari. Il 29 marzo è dietro l’angolo, ma lo scenario è del tutto aperto. Vi siete persi? È legittimo, quindi proviamo a fare un po’ d’ordine. O meglio…

Order! Order!
La scorsa settimana, la premier Theresa May è sopravvissuta a tre giorni di votazioni che hanno sancito un nuovo flop del suo accordo (respinto con 149 voti di scarto il 12 marzo, vanificando le maratone negoziali di May a Strasburgo), il rifiuto categorico del no-deal da parte della Camera dei Comuni (il 13 marzo) e, infine, il via libera del Parlamento alla richiesta di una proroga della data di avvio del divorzio. “Sopravvissuta” perché le 72 ore di fuoco di Westminster hanno rivelato una volta di più la debolezza di May, protagonista sempre più in bilicodi un partito conservatore dilaniato e di un governo (quasi) allo sbando.

Rinvio lungo o breve? Questo è il dilemma
Tornando alla Brexit, il governo dovrà ora chiedere alla Ue un’estensione dell’articolo 50, il meccanismo del Trattato dell’Unione europea che disciplina l’uscita di uno Stato membro. Tradotto: May si presenterà a Bruxelles per chiedere un rinvio rispetto alla scadenza del 29 marzo. La durata delle dilazione dipende, ancora una volta, dal voto della Camera dei Comuni sull’accordo di uscita siglato da May e la Ue.

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La mozione, dopo due bocciature, torna nella «fossa dei leoni» di Westminster il 20 marzo, sottoponendosi ancora una volta al vaglio dei parlamentari: in caso di responso favorevole, May chiederà un rinvio entro il 30 giugno; in caso di esito sfavorevole, la premier chiederà un’estensione più lunga, brandendo anche lo spettro di una partecipazione del Regno Unito alle elezioni europee del maggio 2019.

L’ormai celebre speaker della Camera dei Comuni, John Bercow (Reuters)
L’ormai celebre speaker della Camera dei Comuni, John Bercow (Reuters)


Però… C’è un però
Il rinvio della Brexit, lungo o breve che sia, non è una questione che si stabilisce solo a Londra. L’approvazione finale del «delay» è sottoposta al voto all’unanimità dei leader dei 27 paesi europei. La decisione dovrebbe arrivare in occasione della riunione del Consiglio europeo del 21-22 marzo.

Il presidente dell’«Euco», Donald Tusk, sta facendo di tutto per ammansire i colleghi europei più indispettiti del tira-e-molla della Gran Bretagna, assicurando che spingerà perché sia garantita l’approvazione del rinvio. In caso contrario, tanto per cambiare, potrebbe succedere di tutto:  dall’uscita no-deal a un tentativo di rinegoziazione, da un (quarto!) voto sull’accordo May-Europa a un secondo referendum. Il tutto sempre entro al 29 marzo.

Brexit, atto terzoultima modifica: 2019-03-18T18:58:21+01:00da ugo565
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