La bella vita di nove italiani ricercati

Il faccendiere latitante con la nonna, il venditore di acque minerali diventato narcotrafficante. La bella vita di nove italiani ricercati che si sono nascosti a Dubai

Tiscali.it è in possesso di un elenco riservato che racconta la storia dei nove latitanti. Negli Emirati Arabi vige la pena di morte. E l’Italia non può consegnare imputati che se condannati andrebbero incontro alla morte. Per superare questo ostacolo nell’ottobre scorso una delegazione del ministero di Giustizia guidata da Raffaele Piccirillo ha raggiunto un’intesa con la controparte emiratina, che dovrebbe favorire la ripresa dell’iter di ratifica.

Amedeo Matacena
Amedeo Matacena

Che titoli sparati: «Arrestato a Dubai Mazinga», alias Massimiliano Alfano, e Mazinga da quel 29 settembre del 2015 è ancora negli Emirati Arabi Uniti. Un altro arresto clamoroso il 12 febbraio del 2016: «Preso a Dubai Gaetano Schettino»; narcotrafficante legato al clan degli Scissionisti di Scampia, Napoli.

E tutti gli altri personaggi latitanti ospitati a Dubai continuano tranquillamente la loro latitanza. Da uomini liberi. In attesa che il Trattato per le estradizioni firmato dai due Paesi diventi effettivamente operativo, i nostri ricercati possono continuare a dormire sonni tranquilli.

E arriviamo ai giorni nostri. Al clamoroso arresto di Giancarlo Tulliani, cognato dell’ex presidente della Camera nonché ex leader di An, Gianfranco Finì. Il 4 novembre quando, inseguito da un gruppo di giornalisti che gli era alle calcagna, Tulliani si è rivolto alla polizia per protestare contro i giornalisti che lo inseguivano, i poliziotti emeratini ha scoperto che contro di lui era stato spiccato un mandato di cattura internazionale (tra due mesi si vedrà se prorogare la sua detenzione o scarcerarlo).

Tulliani è latitante dal 20 marzo scorso, finito nei guai nella inchiesta sul riciclaggio che coinvolge il re dello slot machine, Francesco Corallo. In questa inchiesta è indagato anche Gianfranco Finì. Per ogni latitante individuato, fermato o arrestato vengono avviate le procedure per la loro estradizione ma questo iter burocratico si blocca perché non è operativo il Trattato tra Italia ed Emirati Arabi Uniti sull’estradizione. Tiscali.it è in possesso di un elenco di nove italiani ricercati che si trovano a Dubai.

Partiamo da AMEDEO MATACENA. Latitante a Dubai dal 2013, condannato a tre anni con sentenza definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, dal maggio del 2014 è ricercato con un mandato di cattura internazionale nella inchiesta per trasferimento fraudolento di beni e procurata inosservanza della pena che vede tra gli altri indagati anche l’ex ministro Claudio Scajola.

Andrea Nucera

C’è poi Mazinga, alias MASSIMILIANO ALFANO, ritenuto mandante di una gambizzazione. La Procura di Roma ha ottenuto una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti per reati di lesioni personali gravi e porto abusivo di armi, aggravati dalla finalità di agevolare un’associazione di tipo mafioso.

GAETANO SCHETTINO è un narcotrafficante della camorra napoletana, legato agli Scissionisti di Scampia. Nei suoi confronti pende un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di associazione finalizzata all’acquisto, trasporto, introduzione nel territorio dello Stato nonché detenzione ai fini di cessione di sostanza stupefacente di tipo cocaina, con le aggravanti del fatto di essere l’organizzazione armata e dell’aver commesso il fatto al fine di agevolare le organizzazioni di stampo mafioso operanti in Napoli e provincia, dagli anni ’90 ad oggi.

Il personaggio con maggiore spessore criminale che vive da latitante a Dubai, è il napoletano RAFFAELE IMPERIALE, detto “Lelluccio Ferrarelle”. I reati che gli vengono contestati sono di associazione finalizzata all’acquisto, trasporto, introduzione nel territorio dello Stato nonché detenzione ai fini di cessione di sostanza stupefacente di tipo cocaina, con le aggravanti del fatto di essere l’organizzazione armata e dell’aver commesso il fatto al fine di agevolare le organizzazioni di stampo mafioso operanti in Napoli e provincia, dagli anni ’90 ad oggi.

Ma la sua storia è da raccontare. Condannato a 18 anni, negli anni Novanta era un Com erica te di acque minerali di Castellammare di Stabia che decise di cambiare la tipologia della merce da vendere: dall’acqua alla cocaina. Si ritrovò a comprare due quadri di Van Gogh rubati, che poi decide di consegnare alla magistratura per alleggerire la sua posizione processuale.

Altro grande personaggio riparato a Dubai è l’imprenditore milanese ANTON GIULIO ALBERICO CETTI SERBELLONI, Inseguito da un ordine di cattura per una evasione fiscale di un miliardo di euro. Rampollo di una nobile famiglia, ha costruito un impero nel settore immobiliare e dell’arte. In Italia l’attende un ordine di esecuzione per l’espiazione della pena residua di anni 8, mesi 6 e giorni 7 di reclusione, per il reato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di numerose violazioni di norme tributarie.

Doveva essere sicuro che a Dubai non avrebbe più avuto rogne, tanto che ANDREA NUCERA, ha portato con sé anche la nonna novantenne. Mentre la sua compagna ha aperto un ristorante a Dubai. Il faccendiere è ricercato per reati di bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.

Per ABDELMOULA EL AZIZ, invece, pendono due distinte ordinanze di custodia cautelare in carcere per reati di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio ed al traffico di sostanze stupefacenti.

Infine LUIGI PROVINI è ricercato per il reato di associazione a delinquere finalizzato a commettere una serie indeterminata di delitti di riciclaggio, appropriazione indebita, frode fiscale ed emissione di false fatture.

Dunque i nove impresentabili italiani, latitanti a Dubai. Perché non riusciamo a farceli consegnare? Eppure il Trattato bilaterale di estradizione tra Italia ed Emirati Arabi Uniti fu firmato ad Abu Dhabi il 16 settembre 2015 dal nostro Andrea Orlando e dal ministro di giustizia emiratino. Cosa è successo da allora? Perché l’Italia ha deciso unilateralmente di sospendere l’efficacia del Trattato stesso?

In sostanza negli Emirati Arabi vige la pena di morte. E noi non possiamo consegnare imputati che se condannati andrebbero incontro alla morte. Per superare questo ostacolo nell’ottobre scorso una delegazione del ministero di Giustizia guidata da Raffaele Piccirillo ha raggiunto un’intesa con la controparte emiratina, che dovrebbe favorire la ripresa dell’iter di ratifica.

Mentre noi dobbiamo superare l’ostacolo della consegna di imputati che potrebbero essere condannati a morte, e quindi abbiamo la necessità che gli Emirati i garantiscano che non applicheranno in nessun caso la pena di morte, da parte emiratina il processo di ratifica dell’accordo dovrebbe essersi concluso nello scorso mese di marzo ma le competenti autorità italiane non hanno mai ricevuto il documento ufficiale relativo all’avvenuta ratifica.

Per superare questa fase di stallo, nella missione dell’ottobre scorso, i tecnici italiani ed emiratini hanno concordato di procedere allo scambio di una nota interpretativa che superi gli ostacoli normativi. Una volta ratificato, il trattato non potrà regolare che le procedure di estradizione attivate dopo la sua entrata in vigore. Le procedure precedenti restano regolate dalla cortesia internazionale a condizioni di reciprocità e dalle leggi interne italiana. Insomma, Tulliani, Matacena e gli altri paradossalmente potrebbero rimanere a Dubai, una volta entrato in vigore il trattato. Ma gli italiani, sono convinti che Dubai questo sgarbo non ce lo farà.

La bella vita di nove italiani ricercatiultima modifica: 2017-11-10T17:23:49+01:00da ugo565
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