Ecco la mappa del quarto capitalismo che spezza l’Italia in due

Ecco la mappa del quarto capitalismo che spezza l’Italia in due e salva solo il Nord: chi non produce morirà

Se io faccio lampade da tavolo (un grande successo italiano), nella zona Milano-Venezia trovo i possibili clienti, appena fuori dalla porta dello stabilimento. Se io faccio la stessa azienda a Reggio Calabria, i primi clienti li trovo a mille chilometri

Ecco la mappa del quarto capitalismo che spezza l'Italia in due e salva solo il Nord: chi non produce morirà

Il capitalismo italiano, l’economia italiana sono finiti? Sono al capolinea? Ieri ho pubblicato la mappa Mediobanca-Unioncamere del Quarto Capitalismo (che è quella che trovate qui) e subito c’è stata in Rete grande sorpresa e sconcerto. Anche si tratta di analisi che vanno avanti dal  1996, cioè da vent’anni.

Alcuni hanno chiesto, intanto, che cosa sia il Quarto Capitalismo. In breve si tratta di questo. Per primo capitalismo si intende quello delle origini, cioè le aziende dei fondatori. Per secondo capitalismo si intende quello pubblico, nato negli anni Trenta con la costituzione dell’Iri, a cui nel dopoguerra sono seguiti altri enti pubblici. Per terzo capitalismo si intende quello dei distretti: rete di piccole aziende, specializzate in un tipo di produzione. Il Quarto, infine, è una sorta di evoluzione del terzo. Ecco la definizione standard che ne dà Mediobanca (dove il fenomeno viene studiato anno per anno): “Il quarto capitalismo è costituito dalle imprese della fascia dimensionale intermedia, né grandi né piccole, generalmente distinte da una presenza internazionale e parzialmente riconducibili a sistemi produttivi locali”.

In sostanza, si tratta di aziende medie, alle quali vanno aggiunte le più piccole delle grandi. Grosso modo si tratta di aziende da 50 a 500 dipendenti. E hanno la caratteristica di essere di solito organizzate molto bene per l’esportazione (infatti sono dette anche “multinazionali tascabili”). Sono molto importanti? Contano molto nell’economia italiana? Secondo le ricerche fatte in questi anni a queste imprese, che sono circa 4500, fa capo un quarto della produzione industriale italiana. In pratica queste aziende fanno quasi due volte quello che fa l’insieme delle grandi aziende a controllo italiano. Se poi si tiene conto dell’indotto (cioè dei sub-fornitori) si arriva al 40-50 per cento della produzione italiana.

Purtroppo, sono poche: meno di 5 mila. L’economista Michele Salvati ritiene che dovrebbero essere almeno il doppio per avere un sistema davvero interessante. In genere queste aziende vanno bene, hanno buoni prodotti, in alcuni casi sono addirittura leader mondiali nel loro settore e reagiscono abbastanza bene alle crisi perché sono flessibili e veloci nell’adattarsi. Di fatto sono una componente fondamentale della nostra economia.

Perché la mappa del Quarto Capitalismo ha generato sconcerto? Ha sorpreso (per chi non conosceva il fenomeno) la distribuzione dei pallini rossi (ogni pallino è un’azienda). Si vede subito, infatti, che c’è un grande affollamento al Nord, e in particolare sull’asse Milano-Venezia. Poi troviamo altri pallini rossi sparsi lungo la penisola, ma il cuore è quello appena indicato: l’asse Milano-Venezia. Qualcuno ha detto che questa mappa mostra, senza possibili dubbi, che le Italie sono due: quella del Nord, e il resto. L’osservazione farà irritare i meridionalisti e i meridionali, ma purtroppo non è contestabile. Le aziende del Quarto Capitalismo, che sono le più dinamiche e quelle che vanno meglio, molto esportatrici, stanno su, al Nord, in quel pezzo di pianura padana che va da Milano a Venezia: Bergamo, Brescia, Verona…

Il vecchio triangolo industriale (Milano-Torino-Genova) non esiste più: al suo posto c’è la linea che da Torino, passa da Milano, dove si rafforza molto, e poi prosegue verso Venezia. Perché queste aziende stanno lì? Un po’ perché su tratta di luoghi di tradizionali insediamenti industriali. Ma anche per almeno altre due ragioni:

1- Un’azienda oggi non è fatta di un capannone, un imprenditore e decine o centinaia di operai. E’ fatta anche di servizi bancari, servizi di marketing, servizi di esportazione, ecc. Nell’area dove si affolla il Quarto Capitalismo tutto questo c’è, è a portata di mano, lo si trova al bar, verrebbe voglia di dire. E, in genere, è tutto di alto livello.

2- La seconda ragione è più curiosa, ma fondamentale: i clienti. Se io faccio lampade da tavolo (un grande successo italiano), nella zona Milano-Venezia trovo i possibili clienti, appena fuori dalla porta dello stabilimento. Registro quasi in tempi reale le loro reazioni, i loro gusti, le loro necessità, i loro cambiamenti. Se io faccio la stessa azienda a Reggio Calabria, i primi clienti li trovo  a mille chilometri, hanno gusti e abitudini diverse, non li “vivo” e ho anche qualche difficoltà di collegamento. Non solo: il cliente Milano-Venezia, per reddito, cultura e abitudini, non è molto diverso da quello di Francoforte o di Austin nel Texas, e quindi il mio prodotto può viaggiare per il mondo (come accade).

Inoltre, sempre nell’area Milano-Venezia trovo più agevolmente non solo i clienti, ma anche i produttori: fornitori e sub-fornitori di tutte le categorie e con i quali è facile intendersi, cresciuti da precedenti tradizioni addirittura artigiane (senza le quali, ad esempio, la moda non sarebbe mai nata a Milano). Diane Furstenberg veniva dagli Stati Uniti a scegliere i suoi tessuti a Como.

Ultima osservazione: il Quarto Capitalismo è una creatura autonoma, non da laboratorio. Queste aziende sono nate da sole, non da un programma. Hanno trovato i loro consulenti, i loro specialisti, i loro mercati, i loro operai e ingegneri (o designer), i loro banchieri. Sono figlie del loro territorio.

Quindi non si tratta di una storia riproducibile. Nel centro e nel sud c’è poco di tutto ciò. Dopo anni e anni, e molte cattedrali nel deserto (grandi impianti oggi abbandonati, in preda alle erbacce) nulla è spuntato di simile. E non spunterà, purtroppo. E’ un dramma, ma non vedo soluzioni.

Ecco la mappa del quarto capitalismo che spezza l’Italia in dueultima modifica: 2017-04-29T13:01:52+02:00da ugo565
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