Fidel Castro, dalla cacciata di Batista alla repressione dei diritti.

Fidel Castro, dalla cacciata di Batista alla repressione dei diritti. Luci e ombre del rivoluzionario-dittatore

L’Huffington Post  |  Di Lorenzo Bianchi
Pubblicato: 26/11/2016 11:01 CET Aggiornato: 26/11/2016 11:01 CET
FIDEL CASTRO

L’autunno del dittatore-patriarca è stato triste. Il 19 aprile 2011, cinquantesimo anniversario della proclamazione del carattere socialista della rivoluzione cubana e della vittoria alla Baia dei Porci contro i dissidenti mandati dalla Cia, Fidel si era spogliato anche dell’ultima carica, quella di segretario del Partito Comunista Cubano. Era il sesto congresso, quello dedicato alle riforme economiche volute dal fratello Raul, che la figlia di Fidel Alina Fernandez Revuelta, dissidente dal 1993, definisce “il patriarca della nostra famiglia, sempre preoccupatissimo di tenerne insieme i membri, Fidel incluso”. Il lider maximo aveva allora 84 anni. Sul sito Cubadebate.cu scriveva: “Sono convinto che il destino del mondo potrebbe essere molto diverso senza gli errori commessi dai capi rivoluzionari, che pure hanno brillato per talento e meriti”. E ancora: “Raul sapeva che non avrei accettato un ruolo nel partito. Mi ha sempre chiamato Primo segretario e Comandante in capo, funzioni che gli delegai quando mi ammalai gravemente (ndr, una pesantissima diverticolite). Non ho mai cercato di esercitarle, neanche quando recuperai in modo considerevole le capacità di analizzare e scrivere. Credo di aver ricevuto sufficienti onori. Mai ho pensato di vivere così tanti anni: i nemici hanno fatto il possibile per impedirlo, hanno cercato di eliminarmi innumerevoli volte e spesso ho “collaborato” con loro”. Parole stanche e sibilline. Il congresso approvava svariate eresie: “Investimenti esteri, piccola imprenditoria agricola, lavoro non statale, compravendita di abitazioni fra privati”. Bestemmie ideologiche al cospetto del “lider maximo”.

Fidel nacque a Biran, il 13 agosto del 1926, nella provincia di Oriente, vicino a Santiago del Cuba. Il padre Angel Castro Argiz, era un benestante proprietario terriero emigrato dalla Galizia. I genitori della madre, Lina Ruz Gonzales, venivano dalle Canarie. Dal 1941 al 1945 Fidel studia all’Avana. Frequenta un collegio per ricchi, il Belen, gestito dai gesuiti. Si imbeve di cultura spagnola, lui che a tredici anni aveva vergato in inglese una lettera al presidente americano Franklin Delano Roosevelt. Si iscrive a legge. Nel 1948 sposa Mirta Diaz Balart, la sua prima moglie e va negli Usa in viaggio di nozze. Comincia il praticantato in un piccolo studio legale. Milita nella Lega antimperialista. Nel 1952 vorrebbe candidarsi al Parlamento nelle liste del “Partito ortodosso”, ma il golpe di Fulgencio Batista gli cancella le elezioni. Castro lo denuncia per “violazione della Costituzione”. Appello respinto.

Le frasi celebri di Fidel Castro

da Repubblica
  • Le frasi celebri di Fidel Castro

Il 26 luglio del 1953 Fidel imbraccia le armi. Tenta l’assalto della caserma Moncada a Santiago del Cuba. Muoiono ottanta suoi seguaci. Lui viene arrestato e condannato a 15 anni di carcere. “La storia mi assolverà” è l’esordio della sua arringa difensiva. Nel 1955 esce grazie a un’amnistia generale. Ritorna a Cuba navigando dal Messico su una piccola barca, il Granma. Sbarca il 2 dicembre 1956. Riescono a salvare la pelle solo in 12 su 80, fra questi Fidel, Che Guevara e Camilo Cienfuegos. Riparano nella Sierra Maestra. Arrivano a reclutare 800 uomini. Il 24 maggio del 1958 Batista scaglia contro i guerriglieri della Sierra l’operazione “Verano”, diciassette battaglioni che soccombono. Sono decimati dalle diserzioni. Il primo gennaio del 1959 il dittatore lascia Cuba.

Castro diventa il capo delle Forze Armate. Gli Usa riconoscono subito il nuovo governo. Cominciano gli espropri. Tocca per prima alla United Fruits americana. Fidel visita la Casa Bianca. Gli Il vicepresidente Nixon lo giudica un “ingenuo”. Ma nel 1960 il lider maximo firma un accordo per l’acquisto di petrolio russo e nazionalizza le raffinerie americane in territorio cubano. Washington interrompe le relazioni diplomatiche e spinge l’Isla Granda fra le braccia di Nikita Kruscev. Il 17 aprile 1961 la Cia promuove il disastro della Baia dei Porci, 1400 esuli cubani sono catturati appena toccano il suolo cubano. Centoquattro perdono la vita. Il presidente John Kennedy nega la copertura aerea allo sbarco. Nell’ottobre 1963 i velivoli spia U 2 statunitensi scoprono a Cuba nove siti con rampe che possono essere usate per i missili nucleari. L’8 settembre il primo carico di SS-4 Sandal era arrivato nel porto di Avana. Kennedy ordina il blocco navale di Cuba. Viene abbattuto un U 2 americano. Si sfiora l’olocausto nucleare. Il presidente americano accetta l’offerta di Mosca. Ritiro dei missili sovietici in cambio della promessa che Cuba non sarà mai più invasa.

Castro e l’Isola campano grazie a Mosca. Fino al 1990 l’aiuto dell’Urss vale un quarto del Pil nazionale. L’altro filone di ossigeno sono le rimesse degli emigrati negli Usa. Valgono 850 milioni di dollari all’anno. Nel 1978 Castro ha collettivizzato anche l’agricoltura. Nel 2003 vanta (e l’Unesco conferma) un livello di istruzione di base fra i più alti dell’America Latina, e prodigi sanitari, aspettative di vita seconde solo a quelle registrate negli Stati Uniti e un tasso di mortalità infantile inferiore solo a quello del Canada.

Il prezzo è la mancanza di libertà. Un solo partito legittimo, quello comunista. Secondo Freedom House sotto il governo di Fidel le esecuzioni e i morti in carcere sono stati 9000 e oltre 77 mila balseros hanno perso la vita sulle zattere che tentavano di raggiungere le coste americane. La stessa organizzazione calcola che a Cuba la stampa sia libera quanto lo è in Iran, centovantunesimo posto nel mondo nel 2013. Fino all’ottobre del 2012 era necessario un permesso speciale per espatriare. I gay venivano espulsi dal Partito Comunista Cubano e affidati alle cure delle Unità Militari per l’Aiuto alla Produzione che li dirottavano nelle piantagioni di canna da zucchero per trasformarli “in veri uomini”. In un’intervista del 1965 a Giangiacomo Feltrinelli Fidel confidava “il timore di dover mandare un figlio a scuola e di vederselo tornare frocio”. Il 31 agosto del 2010 aveva chiesto pubblicamente scusa. Ora la figlia Mariela, 50 anni, parlamentare, sessuologa, dichiara che “il Paese è pronto a riconoscere il matrimonio gay, anche se molti sono contrari”. Su Cubadebate.cu all’anziano padre era rimasta solo la magra soddisfazione di adeguarsi ai tempi nuovi, dichiarando la sua passione per internet.

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