Nigeria, liberati i marinai italiani: “Non ci sopportavano più”. Terzi: “Nessun riscatto pagato”

Nigeria, liberati i marinai italiani: “Non ci sopportavano più”. Terzi: “Nessun riscatto pagato”

E’ fissato per giovedì in Procura a Roma l’audizione dei tre marinai italiani rapiti in Nigeria lo scorso 23 dicembre e liberati oggi. Il comandante Emiliano Astarita, il primo ufficiale Salvatore Mastellone e il motorista Giuseppe D’Alessio, saranno sentiti dal pm Francesco Scavo titolare del fascicolo aperto a piazzale Clodio dopo il sequestro dei tre marittimi partenopei.  Il rapimento era avvenuto il 23 dicembre 2012 .Un gruppo di sette uomini armati aveva assaltato il cargo quel giorno mentre faceva rotta su Port Harcourt. Ma, a differenza di altri casi di sequestro di navi, il commando armato non aveva trattenuto l’intera imbarcazione ma rapito quattro membri dell’equipaggio (anche un cittadino ucraino, insieme ai tre italiani). Immediatamente erano scattate le ricerche, anche grazie alla marina nigeriana, e il lavoro diplomatico assicurato dalla Farnesina.
“Non ci sopportavano più” – Provati, certo. Ma umore alto tra i marittimi italiani che sono stati liberati la notte scorsa in Nigeria. Hanno finanche scherzato con chi li ha sentiti immediatamente dopo la liberazione. “I pirati non ce la facevano più a sentirci”, ha esordito il direttore di macchina Giuseppe D’Alessio. E poi “presto andiamo a farci una bella mangiata”. Il primo a telefonare a casa, quando erano ancora sul battello è stato il comandante Emiliano Astarita. Al suo papà Franco ha detto questo: “Ore 23.10 dell’8 gennaio, finalmente liberi, buon anno a tutti”. E poi, nelle altre tre telefonate successive, ha immediatamente mandato un bacio alla moglie Mariella e ai suoi due piccoli bimbi. “Ho perso qualche chilo ma stiamo bene – ha aggiunto – la malaria? Tranquilli, abbiamo già le medicine con noi”. D’Alessio ha chiesto innanzitutto notizie sulla moglie che sta in Argentina e suoi figli. Poi, in dialetto napoletano, ha scherzato in merito al fatto che ormai i pirati non li sopportavano più. Un po’ provato ma contento Salvatore Mastellone: anche per lui il primo pensiero per la sua famiglia. E sta bene anche il cittadino ucraino che è stato rapito insieme ai tre marittimi italiani: centrale il ruolo del consolato ucraino in Italia. 
Terzi: la situazione era preoccupante – Terzi ha riferito che la situazione era “veramente preoccupante” ma grazie anche alla tecnica “affinata negli anni”, al termine “di una lunga operazione” siamo riusciti a “riavere con noi i connazionali”. Ai microfoni del Tg5 il ministro ha aggiunto: “Siamo soddisfatti e molto sollevati perché le condizioni nelle quali erano stati sequestrati il 23 dicembre scorso davano motivi di grande preoccupazione: un gruppo armato era salito a bordo li aveva prelevati e portati a terra”. Da quel momento, ha spiegato il ministro, “abbiamo avviato un’azione secondo modalità che abbiamo continuato ad affinare nel corso degli anni e soprattutto negli ultimi mesi (sono 30 i connazionali riportati incolumi alle loro famiglie negli ultimi 13 mesi)”. Terzi ha poi definito, ai microfoni di Prima di tutto su Radio 1, il sequestro “una vicenda insolita” per le modalità con cui sono stati rapiti i quattro marinai (tre italiani e un ucraino, anche lui liberato) e “preoccupante” per la “zona critica per la sicurezza” del Delta del Niger dove erano stati portati gli ostaggi.
Nessun riscatto pagato – “La policy del governo italiano è quella di non pagare riscatti ma di muoverci attraverso il negoziato”. Lo ha ribadito il ministro degli Esteri Giulio Terzi rispondendo alla trasmissione di Radio Rai ‘Prima di tutto’ sulla liberazione dei tre marinai italiani in Nigeria. “Un successo – ha spiegato Terzi – che è stato possibile anche grazie a procedure che abbiamo molto affinato nel corso degli anni, ma ancora di più in questi 13 mesi” in cui abbiamo “portato a casa in assoluta sicurezza 30 connazionali”.Circostanza confermata dall’armatore dell’Asso 21, Mario Mattioli: “No, assolutamente, non è stato pagato alcun riscatto. Sono stati rilasciati come ci è stato detto dalla Farnesina, grazie a un’intensa attività diplomatica. Non so di richieste da parte dei rapitori, non avendo avuto contatti diretti con loro. L’importante è che i ragazzi sono tornati e che – come mi ha riferito il comandante – sono stati trattati bene”.
L’equipaggio non ha subito percosse – Mattioli ha pure riferito che i quattro membri dell’Asso21 non hanno subito maltrattamenti da parte dei propri sequestratori. “Non hanno subito percosse, i marittimi erano tutti insieme”, ha spiegato ai giornalisti a Napoli sottolineando come il personale oggetto del sequestro siano “persone di famiglia”. “Il comandante Emiliano Astarita ha iniziato a lavorare con noi da allievo ufficiale, con lui c’è un legame fortissimo”. Sul rimorchiatore Asso21 vi erano 15 membri dell’equipaggio: sette nigeriani e otto europei. Quattro le persone sequestrate, ma i loro compagni hanno preferito rimanere in Africa in segno di solidarietà e di vicinanza a chi era stato più sfortunato di loro. “Hanno chiesto di rimanere in Nigeria, un gesto veramente apprezzabile – ha aggiunto Mattioli – oggi potranno ritrovarsi tutti insieme. Questo gesto è stato premiato”.
I figli del comandante: cioccolatini e festa per papà – Tra i primi a sapere della liberazione sono stati i piccoli del comandante Emiliano Astarita. Il loro risveglio è andato così, con la voce di mamma Mariella che gli diceva che “papà sta tornando a casa”. E così, per i due bimbi, niente scuola ma un solo pensiero: “Comprare un regalo a papà”. Dei cioccolatini, dicono i bimbi. Ma anche altro. Sì, perché al loro papà vogliono chiedere soprattutto questo: “Che cosa ti hanno fatto?”. Intanto i familiari sono in partenza per accogliere il comandante Astarita. Di sicuro ad accoglierlo a Roma nel tardo pomeriggio ci sarà papà Franco, anche lui comandante. Da uomo di mare e da padre Franco Astarita ringrazia “la Farnesina e l’armatore dell’Augusta Offshore per la grandissima professionalità dimostrata”.
Due italiani ancora nelle mani dei rapitori – Sono 30 i connazionali sequestrati all’estero che in questi mesi sono stati riportati a casa. Due invece quelli che restano nelle mani dei loro sequestratori: si tratta dell’ingegnere Mario Belluomo (63 anni, catanese), rapito in Siria lo scorso 17 dicembre tra Homs e Tartus, e il cooperante Giovanni Lo Porto (38, palermitano), da quasi un anno nelle mani di un gruppo talebano pachistano.
Nigeria, liberati i marinai italiani: “Non ci sopportavano più”. Terzi: “Nessun riscatto pagato”ultima modifica: 2013-01-10T19:43:43+01:00da ugo565
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