Il fallimento della Lega è proprio sul fenomeno migratorio

Il fallimento della Lega è proprio sul fenomeno migratorio

di supermarco

PRIMA PREMESSA

Qualche giorno fa abbiamo incontrato un politico locale di centrosinistra. Gli abbiamo chiesto che cosa propone per il futuro. Ci ha risposto: «L’antifascismo».

Noi abbiamo prontamente replicato «E poi?» e la risposta è stata «I migranti».

Dopodiché abbiamo capito perché molte persone dicono che ai giovani è stato rubato il futuro.

SECONDA PREMESSA

Noi consideriamo il salmone un cibo squisito e prelibato, inoltre le rondini ci allietano le giornate durante le belle stagioni, però, nonostante questo, siamo contrari al fenomeno migratorio.

Perché?

Perché a nostro avviso i giovani italiani non devono andare all’estero per lavorare.

Da ciò deriva il titolo di questo editoriale: il fallimento della Lega è proprio sul fenomeno migratorio.

La Lega, è evidentissimo, è totalmente appiattita sulle posizioni di Donald Trump e Steve Bannon.

Però negli USA Trump sta cercando di far tornare nella madrepatria le aziende statunitensi che avevano delocalizzato all’estero, per far crescere l’occupazione INTERNA, mentre nel nostro Paese tutto ciò non avviene, nonostante le tante belle promesse sovraniste del partito di via Bellerio.

Per averne una conferma, basta andare in una delle tante aziende agricole della Pianura Pontina: la manodopera è tutt’altro che italiana.

Nemmeno si può dire che tutti quegli indiani stiano dalle nostre parti per turismo, perché non li vediamo andare avanti e indietro sulla pista ciclabile del lungomare, piuttosto è facile incontrarli in gran numero in bicicletta, in determinati orari, lungo la SS 148 o lungo le strade Migliare che collegano la Pontina con l’Appia.

In Parlamento c’è un deputato terracinese leghista, sia pur eletto nel collegio di Frosinone. Bene, lo preghiamo di invitare il ministro dell’Interno, in uno dei suoi tanti spostamenti in giro per l’Italia nella sua perenne campagna elettorale, a visitare anche le aziende agricole dell’Agro Pontino.

Gli indiani aiutiamoli a casa loro.

Prima gli italiani?

O prima gli imprenditori?

Perché gli indiani lavorano così numerosi presso le aziende agricole locali, le quali, così facendo, non favoriscono l’occupazione di manodopera italiana? Quali sono i motivi di una così massiccia presenza?

Perché un motivo ci sarà.

Vengono pagati poco, se non addirittura sfruttati o schiavizzati?

C’è evasione fiscale?

C’è evasione contributiva?

C’è evasione fiscale da parte di chi affitta loro le abitazioni in cui dimorano?

C’è caporalato?

Non vengono rispettati i diritti umani?

Tra l’altro, uno zoccolo duro di sostenitori leghisti, a Terracina, sono gli operatori balneari.

Eppure sono proprio loro i primi ad essere pesantemente danneggiati dalla massiccia presenza, nella nostra zona, dell’agricoltura industriale, della quale la manodopera straniera è solo il rovescio della medaglia.

Gli operatori balneari (e gli operatori turistici) sono danneggiati in due modi:

1) la diffusione di pesticidi e fertilizzanti nelle acque interne, che poi confluiscono in mare, non migliora certamente la qualità dell’acqua marina (anche se, a dire la verità, nessuno, a cominciare da Goletta Verde di Legambiente, cerca di rilevare, con le analisi, la presenza di pesticidi nelle acque);

2) la sovrappopolazione di indiani in determinati quartieri dormitorio privi di servizi pubblici e lasciati nel degrado, allontana i turisti e riduce il valore degli immobili posseduti da questi ultimi.

Senza considerare l’eccessiva impermeabilizzazione dei suoli, che provoca allagamenti, smottamenti e voragini su strade statali. Già, perché che cosa sono le serre, se non degli enormi impermeabili stesi su vaste porzioni di territorio?

Saremmo molto curiosi di conoscere il punto di vista del ministro dell’Interno su questi temi.

Ma non solo del ministro dell’Interno.

Prima abbiamo parlato di evasione contributiva, materia di competenza del ministro del Lavoro.

Ecco, perché quest’ultimo, in compagnia del fido Dibba e di qualche altra persona, non va a farsi un giro nelle piccole cittadine di provincia, entrando in bar, ristoranti e negozi?

Attorno a loro si creerebbe immediatamente una folla di curiosi, mentre gestori e dipendenti dei locali impazzirebbero, chiedendo loro di firmare autografi e di posare per i selfie.

Bene, una volta creato quel clima di allegria, il ministro del Lavoro, dato che è una sua competenza, potrebbe chiedere ai commessi e ai camerieri se sono in possesso di un regolare contratto di lavoro, e di esibirlo possibilmente agli altri accompagnatori, che in realtà sono ispettori del lavoro.

Già, perché un giovane che lavora in nero, quando arriverà a quota 100 per andare in pensione?

Caro ministro dell’Interno, venga in visita nell’Agro Pontino.

Caro ministro del Lavoro, faccia un giro per le varie province italiane.

Il fallimento della Lega è proprio sul fenomeno migratorioultima modifica: 2019-03-18T18:51:50+01:00da ugo565
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