Addio a Bernardo Bertolucci

Bernardo e il nostro immaginario

Bertolucci ha accompagnato il mutamento pubblico e intimo del nostro Paese con film memorabili e conosciuti in tutto il mondo

SUNSET BOULEVARD VIA GETTY IMAGES

Come sarebbe stato il mondo senza uno come Bernardo Bertolucci? E’ una domanda che ci si pone ogni volta che se ne va un grande, in questo caso del cinema (ma possiamo dire della cultura in genere, visti i suoi molteplici interessi, conoscenze e la famiglia di intellettuali da cui proveniva), portandosi con sé per sempre un mondo – da lui “creato”, immaginato, rappresentato, idealizzato e a volte persino odiato – più grande di lui. Stamattina è toccato a colui “che aveva le carte in regola per differenziarsi in ogni circostanza dal gregge conformista”, citando Alberto Moravia – conosciuto grazie al padre Attilio, grande poeta – autore del romanzo “Il conformista” che Bertolucci decise di trasformare in film nel 1970.

“Bernardo”, come lo chiamavano in molti nel mondo del cinema alternandolo a “Maestro”, lottava da tempo con la sua malattia, ma a 77 anni, dal basso della sua sedia a rotelle, non ha mai perso la sua dignità, la sua voglia di dire quello che pensava, la sua voglia di vivere. “Roma è malata come me, ma a differenza mia, può ancora farcela a guarire, dovrà solo impegnarsi”, ci disse in uno dei nostri ultimi incontri, ricordando di essere uno dei tanti paladini del suo quartiere romano, Trastevere, perché vari sindaci – da Alemanno alla Raggi senza dimenticare Marino – non intervenendo in nessun modo, gli avevano impedito di scorrazzare liberamente e da solo con la sua sedia elettrica per le via antistanti l’Orto Botanico, piene di buche e di macchine parcheggiate in maniera selvaggia sui marciapiedi. Lui, giustamente, se la prendeva, e ogni volta che ne aveva la possibilità, gridava questo suo malcontento alla stampa o alle tante persone venute ad acclamarlo ogni volta che c’era un suo incontro pubblico. Quando non ne poteva più, si faceva portare nella sua splendida casa in campagna in Umbria, ma poi si intristiva e tornava indietro, perché anche quel posto era troppo pieno di ricordi.

Davanti al ritiro di un premio (gli Oscar, il Leone d’Oro a Venezia undici anni fa, la Palma Onoraria a Cannes nel 2011, la stella sulla Walk of Fame di Hollywood poco dopo), di un’onorificenza (come Grand’Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana Medaglia d’oro per i benemeriti della cultura e dell’arte) o a un convegno in cui doveva parlare di cinema se interessato – e lo ripetiamo – se interessato – lui arrivava sempre, a fatica, ma c’era. Si presentava con la sua allure inconfondibile evidenziata dagli indimenticabili cappelli a falda larga, con i suoi modi irruenti ma generosi, con quella sua voce sottile che veniva fuori da quella bocca capace di pronunciare a sua volta qualsiasi cosa: frasi pungenti, risate, sconcezze, parole, parole, ancora denunce e tanto, tanto amore. Per chi? Per le persone che gli erano vicine e per i suoi attori, perché era generoso del suo cinema oltre che di sè stesso. “Era un bambino, un bambino ironico”, ci ha raccontato qualche settimana fa a Palermo Tea Falco (qui l’intervista: https://www.google.it/amp/s/m.huffingtonpost.it/amp/2018/10/25/tea-falco-non-esiste-io-sono-gli-altri_a_23571587/), protagonista del suo ultimo film, “Io e Te”(2012), la bella e brava ragazza catanese da lui scoperta e poi lanciata nel cinema italiano e non solo. “Quando l’ho incontrato per il provino – ci disse – gli consegnai una poesia che avevo scritto per lui, senza sapere che suo padre fosse stato un poeta, ma lo conquistai dopo dodici provini. Era una persona fantastica, questo sì, ma sul lavoro era molto esigente”.

Come sarebbe stato, dunque, il mondo, l’Italia in primis, senza film come “Prima della rivoluzione” (1964), Il conformista” (1970), “Ultimo Tango a Parigi” (1972), “Novecento” (1976), “L’ultimo imperatore” (1987), “Il tè nel deserto” (1990), “Piccolo Buddha” (1993) e tanti altri? Come sarebbe stata e come saremmo oggi senza le sue parole? Probabilmente, tutti i nostri difetti, uniti ai pochi pregi, avrebbero continuato a persistere e ad accompagnare noi e non soltanto noi, ma grazie a lui ne siamo stati tutti un po’ più consapevoli fino ad accettarli e a condannarli a nostra volta. Ci ha ricordato ogni volta che una realtà migliore é possibile, basta volerla e – in alcuni casi – soltanto immaginarla.

Addio a Bernardo Bertolucciultima modifica: 2018-12-28T18:57:24+01:00da ugo565
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