Inchiesta sulle acque minerali.

Inchiesta sulle acque minerali. Ecco le sostanze nelle 32 marche più famose

Secondo l’ultima puntata di Report gli italiani sono quelli che bevono più acqua minerale dopo i messicani. “Abbiamo delle acque minerali tutte a norma e tra le migliori in Europa. Ci sono tuttavia informazioni che vale la pena di conoscere”

Aumenta il consumo di acque minerali
Aumenta il consumo di acque minerali
Redazione Tiscali

Chiare, fresche e dolci acque” era il titolo dell’ultima puntata di Report in cui una inchiesta di Claudia Di Pasquale ha messo a nudo  il mondo delle acque minerali approfondendone l’origine e alcune pratiche di commercializzazione. Si tratta di un mercato molto importante e perennemente in crescita in Italia, dove – come ha anticipato da studio Sigfrido Ranucci – si spendono “ogni anno mediamente 3,5 miliardi di euro, e si imbottigliano 14 miliardi di litri”. Tanto da risultare “quelli che ne consumano di più dopo il Messico, 200 litri a testa”.

Nonostante ci siano acque minerali “che hanno caratteristiche simili a quelle dell’acqua di casa devono sottostare a un’apposita legge che limita la presenza di alcuni elementi che contengono”, tanto che ce ne sono alcune “che addirittura non potrebbero essere bevute tutti i giorni – precisa Ranucci – cosa consigliata anche dal Ministero dello sviluppo economico nel manuale per l’etichettatura”. Tale manuale, in effetti, indica di “rivolgersi ad un medico prima di consumarle soprattutto se si hanno delle patologie”.

Nessuna uguale all’altra

Di fatto non esiste un’acqua minerale uguale ad un’altra e la differenza la fanno i componenti del terreno dove sgorga la sorgente, spiega la trasmissione. Alla fine se vuoi sapere cosa contiene l’acqua che bevi “devi leggere le etichette”, ma – va detto – “la legge non obbliga le aziende produttrici a scrivere proprio tutto”.

I 32 campioni analizzati

Report ha analizzato le normative che regolano questo settore e le differenze con l’acqua potabile. A distanza di 7 anni dall’analisi condotta da una equipe composta dalle università di Napoli, Bologna, Cagliari e Benevento che aveva analizzato 186 campioni di acque minerali tra le più famose d’Italia scovando le cose che non erano indicate in etichetta, il gruppo di Ranucci ha replicato quegli studi. “Ha portato 32 campioni di acque minerali tra le più famose ad analizzare presso il prestigioso British Geological Survey in Gran Bretagna fornendo alla fine una tabella con i risultati che pubblichiamo di seguito.

Si scopre così che in certe acque possono esserci dei livelli elevati di berillio, “ma – come sottolinea Benedetto De Vivo, professore di Geochimica all’Università Federico II di Napoli – uno può assumere tranquillamente acqua che contiene berillio e chi la produce non è assolutamente  fuori legge perché non c’è la legge”.

Oppure trovarsi a constatare che “oggi il limite del manganese è di 50 microgrammi per l’acqua potabile e di 500 per le acque minerali”, spiega Claudia Di Pasquale. Mentre per quanto riguarda l’alluminio Luca Arcangeli, direttore sanitario dell’Arpa Lazio, precisa che il limite per le acque potabili “è di 200 microgrammi per litro, mentre per le acque minerali non ha limite”. Per il fluoruro invece “le acque potabili – continua l’esperto – hanno un limite di 1,50 e quelle minerali di 5”. Il professor Benedetto De Vivo si domanda perché sia così, “se poi ormai beviamo più acqua minerale che acqua di rubinetto?”. Per questo nell’etichetta dovrebbe essere tutto precisato, soprattutto se un’acqua non è consigliabile per l’infanzia. Ma spesso certe scritte sulle bottiglie che finiscono sulle nostre tavole proprio non ci sono.

Le differenze tra potabile e minerale

Inoltre, è corretto che le differenze tra acque potabili e acque minerali ci siano? “Sì, certo – risponde alla Di Pasquale il vice presidente di Mineracqua, Ettore Fortuna – E’ corretto e lo fa il legislatore non è che le facciamo noi le leggi”. Sono per altro norme che rispecchiano direttive europee.

Una sostanza che ha lo stesso limite sia per l’acqua potabile che per quella minerale è invece l’arsenico, che Paola Michelozzi, dirigente del Dipartimento Epidemiologia Ambientale del Lazio, definisce “sostanza che ha effetto su tutto, su tutti i sistemi dell’organismo, a partire dal sistema cardiovascolare, polmonare, ha effetti genotossici ed effetti cancerogeni accertati. Per il tumore del polmone, della cute e della vescica”.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito come limite dell’arsenico nell’acqua da bere 10 microgrammi per litro, precisa l’autrice dell’inchiesta, ma “sarebbe giusto conoscere se bevo un’acqua minerale qual è la concentrazione di arsenico”, afferma Domenico Cicchella, docente di Geochimica Ambientale all’Università del Sannio. Però – dice il professor De Vivo confermando l’osservazione del collega – “se lei guarda un’etichetta di un’acqua minerale, non trova…”. E ancora: “Mica c’è scritto quanto cadmio c’è. Mica c’è scritto quanto rame c’è”.

Tutte a norma e tra le migliori d’Europa

Il vice presidente di Mineracqua fa notare che nelle etichette “non c’è spazio per scrivere più nulla…”. Ma – fa notare Ranucci dallo studio di Report – invece “sarebbe giusto”. Molto utile allora la tabella, con i risultati delle analisi delle 32 acque minerali tra le più note, presentata da Report cui vale la pena di dare un’occhiata. “La bella notizia – precisa Ranucci – è che abbiamo delle acque minerali tutte a norma e anche che sono tra le migliori in Europa. Detto questo però ci sono informazioni che vale la pena di conoscere”. Per esempio “ci sono quelle povere di sodio e quelle ricche di solfati – spiega Claudia Di Pasquale – Abbiamo trovato il berillio. In qualcuna c’è anche un po’ di arsenico”.

Ma ecco la tabella (Versione Pdf).

La tabella di Report sulle 32 acque minerali analizzate dal British Geological Survey
Inchiesta sulle acque minerali.ultima modifica: 2017-06-14T22:34:39+02:00da ugo565
Reposta per primo quest’articolo