Julian Assange arrestato, è nelle mani di Scotland Yard
Il fondatore di Wikileaks è stato prelevato dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Gli Usa chiedono l’estradizione: rischia cinque anni per pirateria informatica
Julian Assange è stato riconosciuto colpevole, da parte della corte di giustizia di Westminster, di violazione delle condizioni della sua libertà provvisoria nel 2012. In attesa della sentenza, i giudici hanno disposto una misura di custodia in carcere. Per questa accusa il fondatore di Wikileaks rischia fino a 12 mesi di carcere. Assange dovrà affrontare un’altra udienza il 2 maggio sulla richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti per l’accusa di pirateria informatica e cospirazione. Se condannato, rischia fino a 5 anni di reclusione.
Gli Usa, come stabilito dal giudice britannico, hanno tempo sino al 12 giugno per presentare gli elementi di accusa per l’estradizione. I dirigenti del Dipartimento di Giustizia americano hanno comunicato che prevedono di contestare nuovi capi d’imputazione nei confronti del giornalista australiano, oltre i due già noti.
Assange è apparso in un’aula della corte di giustizia di Westminster, nel centro di Londra, verso le ore 15. Il fondatore di Wikileaks era accusato di non essersi presentato in tribunale nel 2012 da parte dellle autorità inglesi e di cospirazione dagli Stati Uniti, “per aver pubblicato dei documenti rubati forniti dall’ex soldato americano Chelsea Manning”, secondo quanto dichiarato dal Dipartimento di Giustizia Usa. Dopo la formalizzazione delle accuse, Assange si è dichiarato “non colpevole”.
Il giornalista australiano è stato arrestato nella mattina dell’11 aprile dall’ambasciata dell’Ecuador dalla polizia britannica. Poi è stato portato a Scotland Yard. L’arresto è avvenuto dopo la revoca della concessione dell’asilo politico da parte del governo di Quito. Mentre era portato via dall’ambasciata, Assange ha pronunciato due frasi: “Questo è ingiusto, non sto lasciando l’ambasciata. Il Regno Unito non ha civiltà”, ha detto prima di lanciare un appello ai cittadini britannici, “dovete resistere”.
La notizia è stata subito confermata dalle autorità inglesi: “Assange è stato preso in custodia dalla polizia e sarà portato al più presto davanti ai magistrati”, ha affermato il ministro dell’Interno britannico Sajid Javid. Il premier Theresa May ha “dato il benvenuto alla notizia” dell’arresto nel corso di una seduta della Camera dei Comuni. “Non è un eroe, è sfuggito alla verità per anni ed è giusto che il suo futuro venga deciso dal sistema giudiziario britannico”, ha dichiarato invece il ministro degli Esteri britannico Jeremy Hunt. “Ciò che vediamo oggi è che nessuno è al di sopra della legge”.
Jen Robinson, uno degli avvocati del team legale di Julian Assange, ha dichiarato in un post su Twitter che il suo assistito è stato arrestato sia per la mancata comparizione davanti a un giudice del Regno Unito nel 2012, sia sulla base di una “richiesta di estradizione degli Stati Uniti”. Scotland Yard ha confermato, dopo le dichiarazioni di Robinson, di aver ricevuto “un mandato di arresto da parte degli Usa”. “Gli Stati Uniti hanno chiesto l’arresto e l’estradizione di Assange perché accusato di crimini informatici”, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri del Regno Unito.
Il presidente dell’Ecuador Lenin Moreno ha dichiarato che il suo governo ha annullato l’asilo di Assange per le “ripetute violazoni delle convenzioni internazionali e del protocollo per la vita quotidiana”. Moreno, che ha dato l’annuncio della “decisione sovrana” in un comunicato accompagnato da un video su Twitter, ha poi aggiunto che “Assange non sarà trasferito in paesi in cui vige la pena di morte”. Il riferimento è agli Stati Uniti, dove il fondatore di WikiLeaks è accusato di divulgazione di documenti coperti da segreto di Stato. Ad Assange è stata revocata anche la cittadinanza ecuadoregna, fa sapere il governo di Quito.
Rafael Correa, ex presidente ecuadoregno in esilio in Belgio dal 2017, ha definito Moreno “il più grande traditore della storia dell’America latina”: “Ha permesso che la polizia britannica entrasse nella nostra ambasciata per arrestare Assange. Moreno è un corrotto: quello che ha fatto è un crimine che l’umanità non dimenticherà mai”. Correa aveva concesso l’asilo politico al fondatore di WikiLeaks nell’agosto del 2012.
Subito dopo la comunicazione della detenzione, il governo russo ha diramato un comunicato: “La speranza del Cremlino è che i diritti di Julian Assange non vengano violati dopo l’arresto da parte delle autorità britanniche”. Mosca poi critica Londra: “La mano della democrazia strangola la gola della libertà”, è l’accusa della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. “L’Ecuador ha esposto Assange al rischio reale di gravi violazioni dei diritti umani”, ha dichiarato invece la relatrice speciale dell’Onu per i dirittu umani, Agnes Callamard.
Assange non è stato arrestato fuori dall’ambasciata, ma è stato l’ambasciatore a far entrare la polizia britannica all’interno della sede diplomatica, dove il fondatore di WikiLeaks è stato arrestato. “L’Ecuador ha revocato illegalmente l’asilo politico concesso in precedenza a Julian Assange in violazione del diritto internazionale”, accusa l’organizzazione su Twitter.
“Questo è un momento buio per la libertà di stampa”, ha commentato su Twitter Edward Snowden, ex analista dell’Nsa e gola profonda del Datagate esiliato a Mosca.
La settimana scorsa Wikileaks aveva lanciato l’allarme sostenendo che Assange sarebbe stato cacciato dall’ambasciata e quindi arrestato dalle autorità britanniche. Il governo di Quito si era rifiutato di commentare la notizia ma il ministro degli Esteri, Jose Valencia, aveva fatto sapere che il governo stava riesaminando l’asilo che gli era stato concesso. Il 10 aprile Wikileaks ha denunciato che il suo fondatore è stato oggetto di una sofisticata operazione di spionaggio all’interno dell’ambasciata, al fine di espellerlo o estradarlo. La direttrice dell’organizzazione, Kristinn Hrafnssonnon, non ha fornito prove delle sue affermazioni ma ha segnalato che lo “sfratto” di Assange sarebbe potuto avvenire in qualunque momento.
Il fondatore di WikiLeaks viveva nell’ambasciata ecuadoregna a Londra dall’estate del 2012. Il giornalista australiano aveva fatto richiesta di asilo come “perseguitato politico”, dopo che le autorità britanniche avevano deciso di estradarlo in Svezia, dove sarebbe andato a processo per le accuse di stupro, molestie e coercizione illegale, rivoltegli da due donne. Alla luce dell’arresto, un’accusatrice ha chiesto tramite il suo avvocato di riaprire l’inchiesta. I giudici svedesi hanno dichiarato di aver saputo dell’arresto di Assange solo dopo l’esecuzione del mandato: “Non sappiamo perché sia stato arrestato, stiamo seguendo la situazione”.