Macron fa saltare le nozze Fca/Renault.

Macron fa saltare le nozze Fca/Renault. Parigi rivendica il patriottismo economico

Fiat Chrysler ritira la proposta di fusione perché a Parigi “non ci sono le condizioni politiche”. Ma per il Governo francese “hanno spinto troppo e troppo in fretta”

Emmanuel Macron non è convinto e saltano le nozze tra Fiat Chrysler e gruppo Renault. Il marchio presieduto da John Elkann ha deciso “di ritirare con effetto immediato la proposta di fusione avanzata a Groupe Renault”. La decisione è stata presa dopo il nuovo rinvio chiesto dal board della casa francese su pressing del Governo di Parigi, secondo cui il progetto non tutela gli interessi nazionali. Un ruolo chiave hanno svolto anche i dubbi di Nissan e la Francia non intendeva mettere in discussione un’alleanza ventennale con i giapponesi. La Francia si conferma così politicamente europeista, ma economicamente nazionalista. Immediato il contraccolpo in Borsa. Mentre a Piazza Affari il primo prezzo di Fca è in calo del 3,6%, ma poi il titolo recupera nel corso della seduta, a soffrire è soprattutto Renault a Parigi, che apre con un pesante -7% e resta pesante nel corso delle ore di contrattazione.

Il ritiro visto dalla Francia. Dal Governo francese ribaltano l’accusa: è stata Fca ha spingere troppo e troppo in fretta sulla fusione. Se il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, “prende atto” del ritiro dell’offerta di Fca assicurando di aver lavorato “costruttivamente” al progetto, a mettere in chiaro la posizione francese è il ministro del Bilancio Gerald Darmanin, il quale si dice convinto che possa essere solo uno stop temporaneo e il negoziato possa ripartire. “Ciò che attendiamo dallo Stato francese – ha detto Darmanin- è la protezione dell’occupazione industriale in Francia. Lo Stato francese ha chiesto garanzie, se sono mancate lo deploriamo”. Intervistato da France Info, Darmanin ha detto che “chiedere tempo per un matrimonio è normale. Un po’ di riflessione permette senza dubbio di capire meglio la sposa. Se non lo avessimo fatto e se, tra qualche mese, avessimo assistito a delle ristrutturazioni e a un taglio dei posti di lavoro in Francia, ci sarebbe stato detto ‘non avete protetto gli interessi dei francesi e dell’occupazione’. La Francia difende gli interessi dei francesi”. E ancora: “Se domani Fiat torna al tavolo, sono certo che attraverso la voce di Bruno Le Maire continueremo le discussioni”. Anche per il titolare del Lavoro Muriel Penicaud è “normale” che il Cda di Renault sia “esigente” e chieda “diverse settimane” per analizzare l’operazione. “Se l’altra parte non vuole prendere il tempo per questo esame, beh, si tratta di normale prassi industriale”. Dal canto suo il sindacato francese Cgt accoglie positivamente il ritiro della proposta di Fca, perché “era un’operazione puramente finanziaria” senza reali prospettive di sviluppo per Renault e il settore francese dell’auto.

Il ritiro visto dall’Italia. Luigi Di Maio commenta la notizia prendendo le distanze della politica da un affare industriale: “Questo dimostra che quando la politica cerca di intervenire nelle procedure economiche non sempre fa bene. Poi non mi esprimo ulteriormente, perché se Fca Chrysler ha ritirato la proposta non ha visto la convenienza o altro” dice il vicepremier. Resta l’unica voce del Governo italiano sulla vicenda. Mentre l’opposizione, con l’ex ministro Carlo Calenda segnala “il Governo italiano non pervenuto” e critica la strategia di Emmanuel Macron – “quanto più lontano dall’europeismo, sempre predicato e mai applicato”. Se Confindustria rimarca che “l’invasività degli Stati non fa l’interesse” e contesta “la logica di difendere singoli interessi nazionali” come freno alla creazione di giganti europei indispensabili per competere a livello mondiale, tra i sindacati si respira preoccupazione per il futuro di Fca e per l’inazione del Governo: “In Italia non ne sta discutendo nessuno” sottolinea Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, secondo cui il settore dell’auto in Italia “non ce la, ha bisogno di alleanze, di fare accordi”, per cui c’è “il problema che ci manca un Governo, perché un Governo dovrebbe intervenire, contattare il Governo francese, convocare la famiglia, ragionare di una politica industriale sul settore dell’auto e della mobilità”. Carmelo Barbagallo la definisce una “occasione perduta” che auspica di recuperare, anche “se abbiamo visto un po’ assente il nostro Governo”. Posizione analoga a quella di Annamaria Furlan che punta il dito sul “provincialismo” francese.

Il ritiro visto dai mercati. Lo stop di Fiat Chrysler a Renault ha sorpreso anche gli operatori di borsa, che tuttavia non mettono nel cassetto le opzioni di M&A per il gruppo italo-americano. Pur non ritenendo la partita chiusa, né sul fronte Renault né con altri partner potenziali, le case di investimento rivedono comunque i target di prezzo sulle azioni Fca. ”È ovviamente inevitabile una reazione negativa del titolo, dato che l’aggregazione (anche peggiorando i termini proposti) avrebbe avuto ricadute positive altrimenti impensabili – è il commento di Equita sim – nessuna fonte di stampa ipotizza soluzioni alternative; riteniamo improbabile che possa proporsi Peugeot in quanto lo scoglio politico francese si ripresenterebbe. Hyundai e Gm restano sullo sfondo. Se qualcuno è interessato riteniamo che possa manifestarsi in tempi brevi”. Equita Sim ha abbassato il target di prezzo del 14% riportandolo a 14,5 euro per azione eliminando l’impatto potenziale delle sinergie derivanti dall’alleanza. Gli analisti di Banca Akros assumono che una operazione con Renault sia ancora possibile, anche se le assegnano una probabilità del 33%: la raccomandazione del titolo scende ad “accumulate” da “buy” e il target di prezzo è rivisto a 15,8 euro dai 18 euro precedenti.

Lo stallo e la rottura. Ieri era stata una giornata lunghissima. Il consiglio di amministrazione di Renault, convocato per il secondo giorno consecutivo a Bologne-Billancourt, alle porte di Parigi, dopo sei ore di discussione, ha fatto sapere di non essere in grado di prendere una decisione a causa dell’auspicio espresso dai rappresentanti dello Stato francese di rinviare il voto a un consiglio ulteriore”. A spingere verso questa decisione ha contribuito anche l’atteggiamento di Nissan ostile all’operazione, che avrebbe messo a rischio l’alleanza con il gruppo francese.

“Fca – spiega in una nota – continua a essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti. È tuttavia divenuto chiaro che non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo. Fca esprime la propria sincera gratitudine a Groupe Renault, in particolare al suo presidente, al suo amministratore delegato e agli Alliance Partners, Nissan Motor Company e Mitsubishi Motors Corporation, per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti della proposta di Fca. Fca continuerà a perseguire i propri obiettivi implementando la propria strategia indipendente”.

Renault ha espresso “delusione” per non poter approfondire la proposta di fusione che ”è un’opportunità al momento giusto” e, spiega, “ha meriti industriali”.  Nella nota si legge che “siamo riconoscenti per l’approccio costruttivo adottato da Nissan e vogliamo ringraziare Fca per i loro sforzi, come anche i membri del consiglio d’amministrazione di Renault per la loro fiducia. Consideriamo questa proposta opportuna, con molti meriti industriali e di attrattività finanziaria, per la creazione di un leader mondiale dell’auto basato in Europa. Inoltre, questa offerta sottolinea l’attrattività di Renault e dell’Alleanza”.

Macron fa saltare le nozze Fca/Renault.ultima modifica: 2019-07-05T17:30:55+02:00da ugo565
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